Sono nata il 21 a primavera

No, non si tratta di me, anche se la sottoscritta condivide “il nascere folle”. Qui si parla di Alda Merini (una delle mie poetesse preferite): domani è il suo giorno tanto più che il 21 è anche la Giornata Mondiale della Poesia (l’Unesco ha deciso così). E parlo (cosa molto più personale) anche di una delle mie amiche più care, domani è pure il suo di giorno.
Credo che se avessi potuto scegliere forse il 21 di marzo sarebbe stato un ottimo giorno per nascere, bè meglio del 10 gennaio, così in coda all’orgia di feste:-)
. Come dire avrei preferito arrivare in primavera che in inverno.

Anche se in realtà a dover dire alla fine quale è la mia stagione proprio non saprei decidermi. Certo la primavera mi mette un sorriso, di quelli biricchini, aumenta la mia naturale irrequietezza e mi prende la mania di girare a comprar fiori ed erbe. Il mese successivo non faccio altro che bagnare, concimare e chiacchierare (pare che funzioni no con le piante?): l’anno scorso pure l’aliciotta si era armata di miniinnaffiatoio che si ostinava a portar in giro per il terrazzo. E devo dire che di sicuro è stata l’estate in cui il mio pollice “pocoverde” ha fatto il suo meglio, creando stupore pure nella vicina:-).

Di solito invece sul più bello, arriva l’estate, il supercaldo e io che ci sono e non ci sono, l’innaffiatura che diventa un supplizio di un’ora invece di ricerca della pace “zenvegetale” e mannaggia finisce male.
Un anno convinsi Mr B. all’acquisto di un’azalea bianca (qualcuno aveva dubbi), dalle dimensioni sopravvalutate (nel senso che non capii che forse non era del formato corretto per il nostra, ehm, terrazzo). Il fiorista che arrancò sulle scale smise di scquotere la testa appena vide il mio pancione. Come finì? Poveretta, male: bè all’inizio mi applicai, diligente, tutti quei fiori bianchi (una meraviglia), mi fregò l’autunno (e la pupa che arrivò). L’azalea? "Speriamo che me la cavo” fu condotta d’urgenza nel giardino dei nonni: troppo tardi. Proprio come l’acero rosso…

Quest’anno so già che non potrò resistere, dopotutto c’è Alice e i pupi (vero Mr B.?) amano piantar bulbi, bagnare e veder sbocciare i fiori, strappare le foglie (di solito non quelle secche) e così via:-). 

Di seguito trovate il nostro piatto, è giusto un sorriso più che una ricetta. Della serie "pappa divertebebè". Formato? 8 mesi, ma se sostituite la tempestina con pastina ancor più micro passi pure per i 7 mesi.

Ingredienti

1 zucchina tonda (di quelle belle dolci)
1 carota
30-40 gr di tempestina
1 cucchiaino di olio evo
1 cucchiaio di ricotta
 
 

Procedimento

Pulite le verdure e fatele cuocere in acqua intere o metà, fino a quando sono morbide. Frullate prima la carota con un goccio di olio e di brodo vegetale. Fate lo stesso con la zucchina. Nel restante brodo cuocete la pastina, scolate e condite con un cucchiaino di olio e ricotta. Prendete uno stampino tondo, posatelo sul piatto e riempitelo con la pastina, cercando di dare la forma di un mini timballino.  Decorate con una vigorla di carota e divertitevi a fare lo stesso con il composto di zucchina sul piatto. E servite canticchiando, dopotutto è primavera!

 
 

Happy weaning: crema di pastinache

L’ho pensato per settimane nel flat londinese che una delle cose che mi mancava di più (oltre il sole) era Mr K.Aid. E’ stato bello ritrovarsi, persino Alice è venuta fuori a mimare il suono (lo so l’ho traviata, completamente). E c’era quel chilo di pastinache, trafugate sapientemente in valigia, e la vocina che mi diceva "Manca una pappa, manca una pappa, di quelle che sanno di svezzamento, bebè e sputacchiate".

 

Il cucchiaino si è impegnato e voilà la pappa di inizio svezzamento british, a base di radici, tuberi e frutta. Perché è vero che paese che vai svezzamento che trovi (vi ricordate il consommè japp? magari no, che il blog era ggiovane), anche se le basi poi non cambiano di molto, ad esempio l’inizio, sesto mese, l’uso del cucchiaino, evitare ingredienti che possano dare allergie (vedi molluschi, uova e agrumi) e il no-no a sale e zucchero.
Spulciando in rete e sfogliando la bibbia di Annabel Karmel che mi sono portata a casetta mi sono subito resa conto come nello svezzamento si rispecchi quello che succede banalmente facendo cento passi a Londra.
C’è la cucina tradizionale british fatta di pie, pudding e radici, ma anche di avocado, coconut milk, mango, patate dolci e erbe che non siano il solito rosmarino o salvia. Ed è naturale che si trovino primi assaggi di pezzettini di avocado, pappe profumate di coriandolo e allungate con latte di cocco o mash a base di patate dolci e pastinache.

La mia opinione? Bè una che non ci ha pensato molto ad alternare a pasta e riso bulgur e cous cous non può che apprezzare, chiaramente ricordando la regola inglese del "four days": ossia assaggio di boccone nuovo, attesa di quattro giorni "scongiura allergia".

 

Potevo seguire gli inglesi e con le pastinache fare uno di quei mash con cui nei tempi addietro erano soliti accompagnare pesantissimi spezzatini di carne innaffiati da gravy. Ho preferito una vellutata, della serie comfort food dove si sprigionasse il sapore fresco e dolce dopo la cottura di queste radici. Perché dopo due giorni di overdose sole (mi pareva talmente primavera che ci mancava poco uscissi in t-shirt alla moda anglosassone) oggi mi pare  di essere ripiombata nell’inverno grigio con nemmeno la scusa del tempo variabile all’inglese (ergo, impossibile che fra un’ora splenda il sole). Sì direi che sono una ragazza profondamente metereopatica. Nel frattempo Alice si conforta con la vellutata e io con la convinzione che i 21 marzo non è lontano.

Il ramo è inglese, foto scattata a St. James Park il 21 febbraio.

 

La pappa è formato 6-7 mesi, quindi primo svezzamento. Se proprio le pastinache non le trovate potete sostituire con carote ma non è ovviamente la stessa cosa:-).  Per la versione mamma&papà consiglio semplice aggiunta di sale e scorza di limone.

 

Ingredienti

2 pastinache

1 fetta di mela

1/2 patata dolce

1 cucchiaino di olio EVO

1 cucchiaino di parmigiano reggiano

 

Procedimento

Pulite le verdure, tagliatele a pezzi come la fettina di mela. Fate bollire in acqua fino a quando sono morbide. Passate al mixer con un cucchiaino di olio 

Evo e l’acqua di cottura. Servite (eventualmente con parmigiano).

I porri di Cervere versus Alice


Di come si possa essere a Londra e parlare di porri lunghi un’Alice e un pezzo è tutto da imputare alla moderna tecnologia. Ossia scrivi un post oggi, sommersa dai bagagli e da quel trolley di giocattoli riempito, svuotato, riempito, svuotato e e ritrovatelo sul blog a distanza di due giorni e una spanna.

Non so se si era capito ma la sottoscritta è una di quelle che hanno bisogno di organizzarsi per poi permettersi il lusso, un giorno sì e uno, di finire sulle nuvole:-). In certe cose però sono precisa, precisina e in preda al dubbio "quando riavrò la mia connessione internet" ho preferito anticipare.

E poi ‘sti porri erano di rara bellezza che non ho resistito: Canon in mano, porro nelle "grinfie" della pupa e scatto libero. Suo e mio. Non è stato facile che il porro batteva l’aliciotta in altezza di un bel pezzo, tanto da sembrare più una corda da arrampicata che un ortaggio. Bè non è che tutti porri siano così: questi sono speciali arrivano da Cervere (per mano di nonna Cri) e c’è addirittura un Consorzio che tutela, protegge e coltiva (ecco qui).
Un po’ come dire il pomodoro pachino o il radicchio tardivo (per rimanere in tema dell’ultimo post).
I porri, coltivati nelle campagne cuneesi, sono più dolci, pare più digeribili e lunghi (fino a 60 cm la sola parte bianca). Si prestano quindi a diventare spade o corde o alatro per bebè interessati:-)
Io ne ho avuti in dono una bella porzione e li ho custoditi gelosamente (si conservano al fresco del terrazzo che è un piacere): ci ho fatto questa cosa qui, minestre, uova la forno con burro al tartufo (per Mr B. e la sottoscritta) e questa zuppetta semplice, semplice della serie "mi faccio da sola".

Tenete conto che i porri posso essere introdotti senza problemi già dopo i primi mesi di svezzamento, diciamo formato 9-10. Et ca va sans dire che anche questa volta il cucchiaino si è sdoppiato e ha riempito la scodella anche di mamma&papà.

Ingredienti (per tre)

1 porro di cervere (o due porri di taglia normale)
2 patate
Olio Evo
toma poco stagionata
crostini di pane
Sale, pepe nero (per mamma&papà)

Pulite i porri: togliete la parte esterna verde e più dura, eliminate la radice, lavate e tagliate a pezzetti. Pelate e tagliate anche le patate. Passate in padella con olio Evo, aggiungete acqua. Cuocete e passate a vellutata. Intanto ricavate dei crostini di pane (l’ideale è un filone toscano), mette sul piatto e coprite con toma grattuggiata. Servite la vellutata con i crostoni di pane, oppure se il bimbo fatica  a masticare il pane, nella sua porzione grattuggiate semplicemente della toma poco stagionata.

Finite la vellutata di mamma&papà con sale e pepe nero.

 

Anno nuovo rubrica nuova…svezzamento

Di solito le novità arrivano ad inizio settimana. Bè al bando le regole che arriva Alice-pedia. E a onor del vero  si tratta di una rubrica nuova più un pezzo, considerato che la seconda (Li’l spoon in London) sta lì, paziente ad aspettare la partenza della sottoscritta.

Prima di tutto diamo al webguru quello che è del webguro visto che stavolta ha fatto meglio del copy e partorito i due titoli per i nuovi compagni di speciali:-).

E poi breve, breve vi dico che Alice-pedia conterrà i post mensili di due amiche del cucchiaino, una pediatra, Alessandra e un’infermiera, Gabriella (sì la mitica Gabriella della bibbia salva svezzamento). Parleranno di svezzamento e bebè, of course sempre con riferimento alla cucina (per la serie vietato chiedere come risolvere l’otite che attanaglia da giorni il vostro pargolo:-)).
Che senso ha? La sottoscritta ci ha meditato, ha avuto i suoi dubbi e ha pensato che alla fine, visto che è donna di lettere e non di scienza, non sarebbe stato male affidare di tanto in tanto voce a due amiche. Ecco questa è la cosa fondamentale: si tratta di donne di scienza ma soprattutto di amiche delle quali mi fiderei (e mi sono fidata) per la mia pupa.

Invece per li’l spoon in London stay tuned:-).

Ecco quindi il post di Alessandra (per la cronoca dott. ssa Alessandra Zenga, pediatra presso l’Ospedale Buzzi di Milano).
 

Tema? Svezzamento, quando e come.

Una domanda che spesso mi fanno le mamme riguarda l’introduzione di nuovi alimenti nella dieta del bambino, che sta assumendo solo il latte materno o in formula.
Chiariamo alcuni concetti che ci permetteranno di comprendere meglio insieme questa fase delicata per il bebè.
Con il termine di divezzamento intendiamo il passaggio per il bambino dall’abitudine alimentare  esclusivamente lattea all’assunzione di alimenti solidi e liquidi con modalità diversa dall’allattamento al seno o in formula.

Le abitudini legate al divezzamento sono in genere molto differenti tra culture e sono dettate dalle diverse tradizioni e disponibilità di alimenti nei diversi paesi.

Un interrogativo frequente è :”perchè gli devo dare qualcos’altro, il mio latte non è più buono? Non basta più il latte?”

Il divezzamento consiste nell’introduzione di alimenti che consentano al bambino di mantenere un buono stato di salute unitamente ad un adeguato stato nutrizionale in un periodo di rapida crescita dell’organismo. La necessità di introdurre nuovi alimenti diversi dal latte materno risiede nel fatto che dopo i sei mesi di vita i fabbisogni nutrizionali non vengono soddisfatti completamente dal solo latte materno o da quello in formula. L’offerta di altri cibi e/o bevande viene definito “alimentazione complementare”  che nasce dal concetto di “rendere complete” le sostanze nutritive offerte dall’alimentazione lattea.

Si divezza quindi perchè sopravviene un’insufficienza dell’allattamento al seno esclusivo relativamente all’apporto di energia, proteine(soprattutto quelle ad elevato valore biologico), acidi grassi essenziali, ferro, zinco, vitamine liposolubili come la vitamina A e la vitamina D. L’introduzione di alimenti solidi modifica la dieta da iperlipidica a iperglucidica. Questo cambiamento porta a livello cellulare e sub-cellulare a modifiche che portano alla sintesi di enzimi necessari per i processi digestivi.

 

Quindi quando divezzare?

La risposta  è molto semplice e ce la fornisce l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) che raccomanda alle mamme di allattare esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita e quindi iniziare il divezzamento.

Non sempre però è possibile seguire questa regola: esistono diverse necessità da parte dei genitori, per cui ci affidiamo a quello che afferma l’ESPGHAN ( European Society Pediatrics Gastronetrology Hepatology and Nutrition): il divezzamento non andrebbe iniziato prima del 120° giorno di vita e non oltre il 180°. Queste indicazioni sono dettate dal fatto che prima di questo periodo il bambino non ha necessità di introdurre nuovi alimenti, non ha ancora raggiunto una maturità renale ed intestinale che gli consenta di supportare un aumentato carico proteico e l’introduzione di nuovi alimenti. Inoltre bisogna tener conto che fino al sesto mese di vita circa il bambino ha il riflesso unidirezionale di estrusione dei solidi che gli permette di espellere alimenti solidi dalla bocca a difesa delle vie respiratorie".

La pappa porri&pollo

 

La settimana ha già fatto quasi il giro, spostandosi dalla vigilia di Natale a quella di Capodanno. Voi quale preferite? Noi (Alice&la sottoscritta) senza dubbio la prima, anche se la pupa ha il vantaggio che ci si avvicina all’arrivo della “vecchia con le calzetutterotte” (sua magnanime definizione).

So che per molti Natale è stato un gran tour de force. Noi siamo di quelli che si sono salvati: abbiamo mangiato e siamo stati in compagnia il giusto. E ci siamo pure fatti due risate grazie alla pupa. Alla vigilia abbiamo tentato l’agguato a Babbo Natale: Alice ha posizionato tisana (ebbene sì, tisana a base di citronella) e l’ultimo biscotto della renna (senza testa). Poi ha atteso di sopra. Ebbene “quel furbone ha mangiato e bevuto” (parole sue riportate il giorno dopo) e via. I desideri? Tutti esauditi. Grazie alla lettera per Santa Klaus, scritta dalla sottoscritta sotto dettatura di pupi qualche giorno prima: avete presente la scena di Totò e Peppino? Bè qualcosa di simile con la chicca del calco del piede dell’aliciotta (e poi “pure l’altro”). Ed è stato così che la pupa ha avuto il regalo per Pippi finta, il regalo per l’orso made UK e quattro, dico, quattro paia di “sostituisco il pannolino” (alias mutandine). Babbo Natale è stato generoso ed ha portato altro, anche per mami.

Altre note del nostro Natale? L’albero con tutte quelle palline di vetro che io mi sono ostinata a mettere si è salvato, Alice pare essersi stancata meno del solito, toccando punte record di “cado addormentata” (sì non è di quei nani vivi stress di natale e dormi) e la sottoscritta ha deciso di limitare l’utilizzo di internet per qualsiasi necessità (compreso l’acquisto di libri e cd, visto che ancora oggi si attende l’arrivo di Babbo Natale per Mr B.! Pare si sia intrattenuto troppo con i corrieri).

In compenso sono riuscita ad utilizzare la punta finale dei lunghissimi porri di Cervere (prometto di parlarne presto). Ne è nata questa ricetta, veloce e leggera (se mai i vostri pupi avessero esagerato con le feste:-)) , completata con chips di filetto di pollo, giusto passato nel sesamo chiaro, perfetto per pupi dai 15 mesi in su. In alternativa, eliminato il sesamo, cuocete il pollo al vapore e frullate tutto nei primi tempi dello svezzamento (e il formato si abbassa a 8-9 mesi). Lo spicchio di mela, golden o renetta, addolcisce la “pappa”, mentre la patata rende il tutto più “vellutata”. Se siete preoccupate/i che sia troppa verdura, qualcosa di carne e niente carboidrati, basta aggiungere un cucchiaio do due di crema di riso.

E, ça va sans dire (ormai le sapete tutte quelle del cucchiaino), che il piatto si trasforma per mamma&papa: basta aggiungere sale, grattata di pepe et voilà.

Ingredienti

1 porro
½ mela
1 patata

40 gr di filetto di pollo (o petto)

sesamo (o gomasio)
Olio Evo

 

Pulite le verdure e la mezza mela, cuocete al vapore. Se il vostro formato è sotto l’anno e non mastica potete aggiungere nella vaporiera il pollo, per poi passare tutto con un cucchiaino di olio e dell’acqua di cottura. Oppure fate rosolare dolcemente in padella con olio le verdure e la mela a pezzi e allungate con acqua tiepida, portando a cottura. Intando tagliate il pollo a striscioline, passatelo nel sesamo e rosolatelo in padella con un filo di olio EVO. Srvite la vellutata con i chips di pollo.

 

Topinambur: in vellutata e purè

 

E’ lunedì, ma sono in vacanza. Un lungo weekend innevato a meno, meno persi fra Lucerna ed Engelberg. In questo momento, dalla finestra, ogni cosa pare glassata, unici rumori i campanelli della slitta di cavalli passata ora in strada e il fischio del trenino rosso che si è rimesso in marcia verso la città. 

 

Pensieri del momento? Estrema soddisfazione per quest’inizio di settimana natalizia, primo. Quanto tempo ci metteremo a riportarci a casetta, oggi, secondo. E i topinambur: sono stati alla base della prima cena qui, li ho ritrovati con rape e carote rosse e gialle al mercato di Lucerna e guarda, un po’, li avevo cucinati pure io giorni fa.

Non so se è un ortaggio che usate di frequente, ma io me ne sono inamorata. Li trovo fantastici da fotografare, tanto sono buffi e bitorzoluti, meglio ancora di zenzero e patate americane e hanno un gusto che non ti aspetti, simile al carciofo ma dalle note più delicate.

Questa pera di terra o tartufo di canna (vanta dei nomi niente male) appartiene alla famiglia dei tuberi ed ha il vantaggio di essere ricco di inulina (un toccasana per i diabetici, grazie al contenuto di fruttosio, ma valida anche per i bebè grazie al potere vagamente lassativo). A tutto ciò si aggiungono un sacco di sali minerali e la possibilità di introdurlo per i piccoli fomati già nei primi mesi dello svezzamento (attorno al settimo mese, date un’occhiata a Mr Calendario qui).

Una volta inaugurata la saga del topinambur ci ho fatto diversi piatti. Per la serie non finisce qui:-).

La ricetta di oggi funziona per due, nel senso che il cucchiaino si è sdoppiato e ha deciso di mettersi all’opera sia per il bebè sia per mamma&papa.

Nel primo caso ha giocato con la sogliola in un cestello di bambù che prima o poi vi presenterò, poi ha voluto fare le cose serie e per la vellutata si è unito a nocciole e bottarga di muggine (poveretta era dalla sardegna di settembre che se ne stava lì abbandonata).

p.s. : i topinambur bianchi, bianchi, entrano nella serie ingredienti bianchi, bianchi, "so di natale".

 

Purè di topin&sogliola

Ingredienti

50 gr di sogliola cotta al vapore

50- 70 gr di topinambur

1 patata piccola, piccola

1 cucchiaino di olio EVO

1 cucchiaio di latte (o acqua se il bebè è sotto l’anno)
1 mazzetto di erbe profumate (alloro, finocchietto selvatico, salvia, menta, dragoncello, etc…)

Cuocere i topinambur e la patata al vapore, quando sono quasi cotti, se usate un cestello a più livelli aggiungete la sogliola con il mazzetto di odori.

Schiacciate i topinambur e la patatina con un cucchiaio di acqua di cottura o di latte, e un goccio di olio. Io ho poi passato tutto in una sorta di sac à poche per poi depositare tutto con ricciolino sul piatto. Accanto il filetto di sogliola. Se invece il vostro formato è sotto i 9 mesi o ancora non mastica potete frullare tutto: io di solito tenevo separati i due ingredienti in questi casi, così il bebè ha modo di riconoscere i sapori singolarmente.

 

Vellutata di topinambur con nocciole croccanti e spolverata di bottarga

Ingredienti

300 gr di topinambur

1 patata piccola

1 spicchio di aglio

un goccio di vino bianco secco

una manciata di nocciole

bottarga di muggine

(scorza di limone)
olio EVO


Pulite i topinambur e la patata. Tagliate a pezze e passate in pentola con l’aglio (che poi butterete) e olio. Bagnate con il vino e aggiungete acqua q.b.

Lasciate cuocere. Intanto passate le nocciole sotto il grill o in padella. Servite la vellutata con le nocciole tostate, una spoverata di bottarga ed eventualmente della scorza di limone grattuggiata.