Quasi un montebianco ai cachi

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Natale, è quasi domani e non me ne sono accorta. Beh, non è proprio così. I riti alla fine sono stati tutti rispettati: quest’anno addirittura un calendario doppio, con bustine disegnate e decorate dalle bimbe per riuscire ad accontentare il bisogno del biscotto quotidiano. Per un totale di circa ottanta biscotti sfornati.

Edo si diverte a decapitarne le teste degli angioletti (si issa sullo sgabello e afferra la testa dei biscotti dalle taschine del nostro calendario della Renna), ma questa è un’altra storia.

Non ho cucinato molto (al di là della sopravvivenza familiare, si intende), in compenso abbiamo creato angeli di paccheri e farfalle (sì, di pasta…), presepi nei vasetti delle conserve e lanterne equipaggiate di neve, ghirlande e cervi. Sì, non mi sono fatta mancare nulla.

Intanto ho lavorato, scritto, festeggiato gli anta di Lui (ehee?) e affidato ad Alice la preparazione di qualche ricetta tutta da sola (o quasi).

Prendiamo questo Montebianco ai cachi, semplice e bello, perfetto anche per le prossime feste. Noi, poi, veri appassionati di cachi (ci piacciono e siamo sempre alla ricerca delle posatine, lo abbiamo fatto e rifatto, dovendo smaltire le cassette di frutta.

La prima volta è stato un colpo di genio per avere un dessert che si potesse preparare in dieci minuti dieci. Ho messo insieme quello che avevo et voilà il montebianco express ai cachi. Alice mi ha aiutato e la volta dopo ha fatto da sola. E’ incredibile cosa i bambini possano fare da soli e, in una famiglia come la nostra (5!), ognuno deve fare la sua parte: ci stiamo lavorando e a poco a poco le cose migliorano, con tanta pazienza e qualche (uhm, tanti) “conto fino a dieci e poi bum”:-).

Bene. La ricetta. Potete utilizzare dei banali vasetti oppure tazzine da caffè o anche bicchieri da Manhattan, fate voi:-).

Per la base noi abbiamo adoperato degli amaretti sbriciolati, ma potretse anche preparare un crumble di farina, zucchero, frutta secca da passare in forno e sbriciolare sul fondo. 

Ingredienti (per 5 vasetti)

3 cachi maturi

una decina di amaretti

vaniglia in polvere (o stecca)

una decina di marron glacè

250 ml di panna

1 cucchiaio di zucchero a velo

2 cucchiai di yogurt naturale

Procedimento

Ricavate la polpa dai cachi, frullatela con un cucchiaino scarso di vaniglia. Sbriciolate gli amaretti e formate il fondo dei vasteti (o tazzine) circa due cm scarsi di altezza.

Versate la polpa frullata di frutta riempiendo i due terzi dei vasetti. Riducete i marron glacé a pezzetti e aggiungeteli sopra la mousse di cachi.

Montate la panna ben fradda con un cucchiaio di zucchero a velo. Amalgamate delicatamente due cucchiai di yogurt naturale senza smontare la panna.

Riempite una sac à poche con la panna e decorate la superficie.

A piacere potete spolverare la panna con cacao amaro o meringhette ben sbriciolate.

 

 

Pan dei morti

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E’ incredibile come le cose più scontate se ne stiano buone buone lì ad aspettare di essere scoperte. Alle volte si tratta di guardarle come fosse la prima volta (e in questo i bambini aiutano parecchio), altre di fermarsi e lasciarsi coinvolgere. Alle volte si tratta di scoperte preziose, altre di una semplice ricetta.

I pan dei morti (o ossa dei morti) a casa nostra sono strettamente legati a questi giorni grigi di fine ottobre. Più di tutte le preparazioni per Halloween che di anno in anno sperimentiamo: divertenti, sì, ma sempre diverse perché niente ci obbliga a ripeterle identiche e non passare oltre. Invece le ossa dei morti sono così tipicamente lombarde che non manca anno che non finiscano fra le nostre mani. La cosa più incredibile di tutto ciò è che mai, e poi mai, li ho preparati direttamente io. Li ho sempre acquistati dal nostro panettiere. Fino all’altro giorno, quando trovandomi di fronte al solito vassoio di pan dei morti Alice non mi ha chiesto se potevamo farli a casa. E così è stato. Il risultato? Talmente buoni da rifarli per ben due volte. Così speciali da farmi sorridere al pensiero del loro potere di riportarci per una notte i defunti (perché la tradizione così recita da noi).

Mi è piaciuta la semplicità degli ingredienti perché parla la lingua della mia terra, di quella dove sono nata e vivo. Un po’ come la torta paesana (ribattezzata torta dell’elfo ne La Forchettina), dove gli ingredienti paiono mettorsi in fila prendendoli dalla dispensa senza particolari procedimenti o tecniche di pasticceria. Il sapore finale deriva dalla combinazione con un paio di spezie, capace di farti ritrovare un morso dopo l’altro le stesse sensazioni dell’infanzia.

Abbiamo adottato i riti di Halloween nella sua veste più divertente e chiassosa, eppure lo spirito che c’è dietro non sta poi tanto lontano dalla nostra di tradizione. Non parlo di credo (qui ognuno al suo) quanto di quel senso di mistero, di sottile contagio fra vita e morte, luce ed ombra che ci attraversa continuamente. A volte basta una lanterna per scacciare le paure, oppure un biscotto, morbido, spolverato di bianco.

Ieri ho rifatto i pan dei morti (quelli di sabato erano stati spazzati via dai miei conquilini) e ne ho approfittato per infornare anche delle focaccine che strizzano gli occhietti per Halloween (la ricetta è la solita per la focaccia, con l’aggiunta nella salamoia di tre spicchi di aglio per tenere lontani gli spiriti cattivi:-)).

Di seguito la ricetta dei pan dei morti. Si discosta da quella tradizionale solo per la sostituzione dell’uvetta con frutti rossi disidratati e l’eliminazione di canditi e fichi secchi.

E che la notte degli spiriti sia!

Ingredienti

200 g di amaretti
200 g di savoiardi

100 g di biscotti secchi
100 g di farina 00

120 g di zucchero

4 albumi

100 g scarsi di cacao amaro

70 g di pinoli

100 g di nocciole in granella

120 g di frutti rossi disidratati (o uvetta)

100 ml di vin santo (o altro vino liquoroso)

1 cucchiaino di cannella

1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 bustina di lievito
Come si fa
Mettete i frutti rossi (o l’uvetta) in ammollo nel vin santo. Frantumate i biscotti con un pestello: dovete ottenere un composto ben sbriciolato ma non in polvere come succederebbe con il mixer, io ho preso una grossa busta per surgelati o ho lasciato che le bambine si divertissero a pestare con i loro mattarelli.

Riempite una grossa ciotola con i biscotti sbriciolati, aggiungete la farina, lo zucchero, le spezie, il cacao e il lievito, mescolate tutto, e unite gli albumi leggermente sbattuti, i frutti rossi, il vin santo.

Girate nuovamente, unite anche le nocciole e i pinoli. Lavorate quindi a mano il composto amalgamandolo per bene.

Dovete ottenere una palla ovalizzata, appoggiatela su carta da forno leggermente infarinata e ricavate delle grosse fette di circa un cm e mezzo con un coltello.

Date una forma allungata e affusolata alle fette, aiutatevi con le mani infarinandole se necessario.

Trasferite i biscotti in forno caldo a 180° per 15-20 minuti. I pan dei morti devono risultare morbidi, per nulla croccanti, o almeno a noi piacciono così:-)

Spolverate con tanto zucchero a velo. Si conservano per giorni.

 

 

 

Girandole di uva fragola

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Assomiglia a una girandola. Vola, e a volte soffia sulle giornate, ammucchiandole e lasciandoti in mano la sensazione che qualcosa ti è sfuggita. Il tempo. E ora settembre, quasi andato e l’autunno con l’aria che sa di marmellata e uva fragola, foglie che scricchiolano e caldarroste.

Settembre ha già quasi svoltato mentre io rincorro le giornate sempre in un equilibrio abbastanza precario. Chissà perché i contorni, al ricordo, sono sempre poco definiti, quasi sfocati. Come se non avessi mai modo di pensarci, sostare e soffermarmi.

Ho cercato l’uva fragola appena rientrati dall’isola. Per me è irrimediabilmente legata all’autunno. Non l’ho trovata. Impossibile. Poi è arrivata una cesta, regalata.

Con una parte dei grappoli la scorsa settimana ho preparato la schiaccia all’uva fragola, deliziosa. Mentre le bambine hanno fatto a modo loro. Alice ha creato dei cestini ripieni di tanti chicchi, Lea dei mini panini con sorpresa dentro (che prima di infornare abbiamo passato in olio e zucchero, fantastici!). E Edo? La sua creazione ha assunto la somiglianza di una faccia impastricciata un po’ a caso.

 

Poi ho trovato una ricetta che mi ha ispirato sull’ultimo numero de La Cucina Italiana. Un pan brioche riempito con sugo d’uva fragola. Ho raccolto la suggestione del sugo e ho cambiato il resto.

Per l’impasto ho fatto a modo mio. Ultimamente sto utilizzando per lo più latte di soia e riso, e quindi quello è finito nel mio impasto. Ho sostituito il burro con olio di semi di mais spremuto a freddo, lo zucchero con il miele al limone. E come farina ho usato una manitoba multicereali, scoperta di recente, che adoro.

Infine invece di un solo pan brioche ho dato forma a tante piccole girandole, ripiene al centro di chicchi di uva, spennellate sui petali di sugo d’uva.

Il risultato? Così delizioso che la sottoscritta si è gustata giusto un paio di petali sopravvissuti al passaggio di Lei e i pupi (e la nonna e miss Cia).

 

Piesse. Fino al 4 di ottobre potete sostenere anche voi la campagna di MSF “Un parto sicuro salva due vite” in supporto del Villaggio delle Donne di Masisi, in Congo. Pensate che grazie al sosteno di MSF nell’ospedale del villaggio si è registrato nel 2014 lo stesso numero di nascite dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma.

 

La ricetta.

Ingredienti

500 g di farina Manitoba multicereali

1 bicchiere abbonadante di latte di soia tiepido

3 cucchiai di olio di semi di mais

70 g di miele al limone

1 pizzico di sale

un cucchiaino di semi di anice

1 bustina di lievito di pasta madre secco

500 g di uva fragola

2 cucchiai di zucchero

olio di oliva

Cominciamo dal sugo d’uva. Mettete gli acini di uva (lasciandone una trentina da parte) in una casseruola insieme a un paio di cucchiai di zucchero, coprite e lasciate cuocere per una ventina di minuti. Passate quindi al setaccio ricavando il sugo e conservate.

L’impasto. Mescolate la farina con il lievito, il latte tiepido (usatene poco alla volta fino a quando l’impasto lo richiede), il miele, il pizzico di sale, i semi di anice.

Cominciate a impastare, aggiungete quindi l’olio e lavorate fino a formare una palla, richiudetela sotto per bene e mettetela a lievitare in un luogo tiepido per un paio d’ore.

Riprendete quindi l’impasto e ricavate delle porzioni grandi come un grosso mandarino. Stendete la prima porzione ricavando un cerchio di circa 6 cm di diametro. Posizionate al centro 4-5 acini d’uva, spennellate il resto con il sugo d’uva.

Formate un secondo disco e usatelo per coprire il primo. Con una tazzina delimitate un piccolo cerchio al centro,  e da lì tagliate l’impasto formando dei triangoli larghi circa 2 centimetri. Tagliate quindi ogni triangolo in due parti e arrotolatele fra loro. Così per tutta l’ampiezza.

Infilate infine un bastoncino al centro, spennellate con olio d’oliva e zucchero

procedete con il resto dell’impasto e rimettete a lievitare per una mezz’oretta.

Cuocete in forno a 210° per i primi dieci minuti, quindi abbassate a 190° per altri 10 minuti.

Le girandole sono pronte, buon divertimento!

 

A proposito di polpette e di pollo


Ho sempre amato le polpette. Quando ero bambina per me le polpette erano indissolubilmente legate alla mia nonna (che a volte me le proponeva pure a merenda se capitavo da lei mentre friggeva), cariche di sapore e di tradizioni familiari che si perdevano nelle sue origini romane.
Nelle polpette di nonna ci andavano sempre le patate oltre alla carne, un’abitudine che spesso ho mantenuto anche io per renderle morbide, morbide.

Ho continuato a cucinare le polpette, sono pratiche, comode e perfette per chi come me va veloce e si vuole portare avanti. Ho cominciato a declinarle in tanti modi diversi. Veggie (a base di legumi, perfette con la salsa a base di yogurt greco), vegetariane (con le verdure di stagione e i cereali, ad esempio zucca in inverno e zucchine in estate ma anche melanzane, che adoro), di carne (nonna docet) e di pesce ( spesso le preparo a base di pesce azzurro per proporlo più facilmente ai bambini).

 

Nella categoria carne capita spesso che non le prepari più col macinato di manzo che usava regolarmente nonna ma con quello di pollo o tacchino. Più delicato e digeribile, in una dieta settimanale dove la presenza della carne è comunque ridotta.

Prendete le polpette di oggi. la base è macinato di pollo e tacchino, arricchiti di una patata schiacciata, zucchine grattugiate e impanature una diversa dall’altra che fanno la differenza di gusto ( e si prestano a diventare un "indovina che c’è dentro" a tavola): dal sesamo al papavero nero alla farina di cocco al trito di erbe alla quinoa (per un effetto croccante) e alla curcuma. 

A proposito di pollo, ieri ho scoperto una serie di cose, che in parte non conoscevo, grazie all’evento di lancio della campagna nazionale Sei verità (www.seiverita.it, il mini sito dedicato all’evento) di UnaItalia (Unione Nazionale delle filiere agroalimentari delle carni e delle uova) . Alla tavola rotonda sono intervenuti diversi esperti (dal nutrizionista al pediatra al veterinario fino alle campionesse sportive) per raccontare i dati raccolti secondo il loro campo di interesse medico e scientifico o di vita, (vedi la pallavolista mondiale Piccinini che ha parlato sia come atleta sia come mamma).

Già sapevo che la carne di pollo (ma anche di tacchino) contiene ferro e proteine al pari della carne rossa, è più magra e digeribile e sempre Made in Italy (produciamo infatti più pollo di quello che riusciamo a consumare e lo esportiamo). Sapevo che il pollo non contiene ormoni ed è allevato a terra (particolare invece sempre da verificare per le uova!). Tutte ragioni per cui è stata la carne che ho introdotto come prima in fase di svezzamento.

Non sapevo invece (e voi?) che il pollo non cresce ad antibiotici e che la carne di pollo non va lavata, abitudine in realtà che io non ho se non quando ho il pollo intero e ci preparo il brodo. Anzi bisogna fare attenzione che lavando o comunque manipolando la carne cruda di pollo i microrganismi presenti non entrino in contatto con altri cibi che andremmo a mangiare crudi (esempio le verdure) o utensili di cucina.

 

Interessante l’evento, magnifico il panorama dalla Terrazza della Triennale dove è seguito il pranzo. Milano, in questi ultimi anni, mi stupisce ogni volta per i suoi panorami in costante cambiamento.

 

 

La ricetta.

 

Ingredienti (per tante polpette)

300 g di macinato di pollo

200 g di macinato di tacchino

1 patata bollita 

scorza di limone

timo, menta, basilico

qualche fettina di cipollotto fresco

1 uovo

1 zucchina

farina di cocco

farina di riso

curcuma

semi di papavero

olio extravergine d’oliva
quinoa soffiata

 

Procedimento

Schiacciate la patata in purea e mescolatela con la carne macinata, aggiungi la scorza di limone (circa un cucchiaino scarso), il cipollotto a fettine, l’uovo leggermente sbattutto, un pizzico di sale, un paio di cucchiaini di erbe sminuzzate, la zucchina grattugiata. Forma le polpette e passale nelle diverse impanature. Una parte nella farina di cocco, una parte nella farina di riso mescolata a un cucchiaino abbondante di curcuma, un’altra ancora nei semi di papavero, un’altra ancora in un trito di erbe o di quinoa soffiata.

Appoggiale su carta da forno, bagnale con un filo di olio extravergine di oliva e cuocile in forno a 175° per une ventina di minuti, rigirandole di tanto in tanto.

 

 

Hamburger di fiori di erba cipollina e piselli

E’ stato un fine settimana intenso di una lunga settimana intensa. Bello, emoziante e divertente. Lo spettacolo di fine anno, nido e scuola, delle pupe, i laboratori che ho tenuto nei giardini di Villa Reale a Monza, benedetti da due giornate di sole e cielo azzurro estivo, e il "galà" di danza dell’Aliciotta (ma quanto vola il tempo da quando ci salutò, tre enne, dal palco, in scarpette e tutù?).

E oggi è lunedì, la mia colonna forno è morta (e sono in tredipa attesa del salvatore, anzi salvatori che il forno pesa assai, alias elettricista), la mia auto è resuscitata da un paio d’ore fa (grazie al valoroso meccanico giusto fin sotto casa in mio soccorso) e io scrivo contemplando le piante del terrazzo che mi stanno regalando immense soddisfazioni.

Ecco, sì, parliamo di loro. C’è il gelsomino, un melograno arrivato settimana scorsa (che però non fa le melegrane per il dolore dei piccoli di casa che già pensavano a dei raccolti autunnali), l’acero bianco e l’angolo "coltivo io". Chiamatelo piccolo orticello, piccolo. Tante erbe aromatiche. Un paio di piantine di pomodoro e le fragole, tanto basta per creare la magia per i miei coinquilini, taglia un metro e sotto. 

Le erbe aromatiche. Sono rinate dall’anno scorso (ecco, il coriandolo no e allora ho recuperato i semi e li abbiamo piantati), capitanate da Miss Erba Cipollina, uno spettacolo. I fiori sono belli, anzi bellissimi, come dice Lea. E profumano di erba cipollina. Ho cominciato a utilizzarli per cucinare là dove serve un tocco viola di cipolla misto a sentore vago, vago di aglio. Ad esempio nell’insalata con aggiunta di fragole, tocchetti di formaggio e semi misti.

Oppure nella frittata. Prendete gli hamburger di oggi. Ritagliati come fossero fiori, a base di uova, piselli freschi appena sbollentati e scaglie di pecorino romano. Sono finiti nei panini, con un cucchiaino di salsa allo yogurt e fili di erba cipollina. Ma si possono anche infilare in piccoli spiedini, simil lecca lecca. Semplici, veloci, facili da portare anche al pic nic e belli da vedere:-)

piesse: per la sgrantura dei piselli si ringraziano Alice+Lea, che mi sono ritrovata a casa mercoledì malate (ma la malattia è praticamente passata in un pomeriggio:-)) e hanno partecipato con soddisfazione alla preparazione.

Ingredienti (per 4)

6-8 uova (a sesonda della grandezza)

qualche fiore di erba cipollina

un tocchetto di pecorino romano

200 g di piselli freschi (o surgelati)

olio extravergine d’oliva

sale

4 panini da hamburger

yogurt greco

un cucchiaino di succo di limone

 

Come si fa

Sgranate i piselli e sbollentateli in acqua per una dceina di minuti, quindi scolateli e freddateli con acqua corrente.

Sbattete le uova con un pizzico di sale come per fare una frittata. Rivestite una pirofila rettangolare o quadrata di carta da forno, ungetela con dell’olio, versate le uova (a circa un cm di altezza), aggiungete i piselli, un paio di fiori di erba cipollina sminuzzati e delle scaglie di pecorino. Cuocete in forno per 10 minuti circa a 190°. 

Preparate intanto la salsa allo yogurt: mescolate lo yogurt con un cucchiaino di olio, un goccio di succo di limone, un pizzico di sale e due fiori di erba cipollina sminuzzati.

Ritagliate gli hamburger dalla frittata. Imbottite in panini con gli hamburger di frittata e un paio di cucchiaino di salsa allo yogurt.