Cuore, fiore, cuore… tris!

E’ un periodo strano. Sto cercando di sgombrare il più possibile il territorio da lavori (ritrovandomi a cucinare e scrivere per luglio nel mese più invernale che ci sia) e rasento voglia ridotta al minimo di occuparmi di quello che ancora rimane. Mi era capitato anche l’altra volta, alcuni la chiamano "preparazione del nido" e sarà che l’idea esiste e ha pure l’onore del nome, io ci sguazzo distratta e concentrata più su mini tutine e golfini e riorganizzazione dell’armadio total white di Alice da spartire per due. La cosa pazzesca? Mi dà soddisfazione sistemare, dividere e ovviamente tuffarmi nel mini shopping.  

E beh la cucina diventa un passatempo lieve, da utlizzare come tavola per un gioco.

Alzi la mano chi non ha mai giocato a tris. Io ricordo da bambina quei foglietti scarabocchiati, nove caselle e quattro linee che ti facevano passare sfide a due con poco o nulla. Il problema è che per vincere o partivi per primo e conoscevi la giusta strategia (la conoscete?:-)) oppure finivi per perdere o pareggiare. 

Però in mancanza di altro aveva la sua dignità, un po’ come sasso, forbice o carta o strega comanda color. 

La cosa soprendente è che da piccoli, piccoli si è assolutamente presi anche da questi giochi fatti di nulla.  Per la cronaca, personalmente, siamo stati salvati da "io vedo una cosa che voi non vedete ed è di color" o "proviamo a contare fino a 60" e persino il gioco del silenzio (uhm, Alice perde sempre prorpio come me da bambina…) in diversi momenti di crisi on the road.

 

Ecco, quindi "long live" al gioco del tris anche nell’era di Timbuktu🙂 

 

Per la ricetta ho preparato una base di crostata classica abbinata ad una colorata di giallo pallido per via della zucca aggiunta nell’impasto. Ho giocato poi con due marmellate: una all’arancia rossa acquistata, e una al limone fatta all’ultimo momento in casa non avendone sottomano un’altra agli agrumi.

Ho pelato i limoni al vivo (500 g bio), ricavato la polpa, aggiunto della scorzetta (un paio di cucchiaini) e zucchero (stesso peso di polpa leggermente rfullata o tagliata sottili sottile e scorzetta finali) e cucinato, unendo dell’agar agar (1 cucchiaino), per una mezz’ora. Il risultato una marmellata a metà strada con una gelatina. Buona e soprattutto perfetto l’accostamento "cromosaporifero" per una "agrumi addicted" come la sottoscritta:-)

 

Ovviamente poi abbiamo scelto i due segnalini per giocare: cuore per la pupa, fiore per me. Naturale farne in quantità considerato che qualcuno finiva sulla crostata, altri al morso senza tante cerimonie.

 

Per la crostata ho usato in parte una base senza uovo, avanzata dalla copertura di un pie alle mele che stavo preparando. La forma è stata penalizzata dalla mancanza di una tortiera quadra o rettangolare delle giuste dimensioni, me la sono cavata, ammetto, ammetto, adattando una teglia rettangolare con della carta da forno (ok, da cuochi della domenica o quasi:-)). 

 

Et voilà, il nostro tris! 

Ingredienti

La prima base (per crostata e biscotti)
200 g di farina
80 g di burro

70 g di zucchero
un paio di cucchiai circa di acqua fredda
pizzico di sale e vaniglia



La seconda base (per rifiniture giallino e biscotti)

100 gr di farina
50 g di polpa di zucca lessata, schiacciata e passata al setaccio

50 g di farina di riso
50 g di burro
50 g di zucchero

1 tuorlo

 

Marmellata di due colori (ad esempio arancia o mandarino e limoni)

 

Procedimento

Mescolate lo zucchero col burro a temperatura ambiente, aggiungere la farina e l’acqua, il pizzico di sale e la vaniglia in polvere o liquida. Impastare fino a ottenere una palla uniforme e morbida.

Avvolgere nella pellicola e lasciare riposare in frigo per 30 minuti.

 

Mescolare lo zucchero con il burro, unire il tuorlo e quindi la polpa di zucca.  Amalgamare per bene e unire le due farine, Una volta ottenuta una palla bella morbida mettere anche questa a riposare, nella pellicola, per 30 minuti in frigo.

Riprendere il primo impasto e stendete a un cm circa con bordi di 1,5 cm circa. Dovete ottenere un quadrato o rettangolo giusto per disegnarci poi la base di un tris, ponetelo su carta da forno nella teglia. Bucherellate con una forchetta qua e là sul fondo.

Con la pasta avanzata, in parte, ricavate dei biscotti della forma preferita. Il primo segnalino. 

Prendete il secondo impasto: in parte stendete e ritagliate altri biscotti, di forma diversa, in parte formate dei piccoli salsicciotti da arrotolare con gli avanzi del primo impasto. Questi sono i divisori per il vostro tris.

 

Cuocete in forno per 20-25 minuti la crostata a 175°, quindi decorate con le marmellate (potete anche ripassare qualche minuto in  forno mentre cuociono i biscotti per caramellare di più la marmellata). Cuocete i biscotti per 10 minuti sempre a 175°.

E ora via col gioco!

24 lettere a Natale, ovvero se una mattina un fiocco di neve…

Credo che se fosse stato per me ve ne avrei parlato giusto il pomeriggio prima, massino la mattina. Perché mi viene difficile scrivere di qualcosa che non sento ancora così vicino, perché il blog è sinonimo di scrittura per davvero di quello che succede. Questione a parte il resto (e tanto per dire oggi per lavoro ho infornato mascherine di Carnevale, sì di Carnevale, da sentirsi moltooo spaesati). 

Miss Cia però è stata gentilmente perentoria perché se "qualcuno deve utilizzare la tua idea mica può infornare, procurarsi il materiale e magari disegnarci pure la sera prima". Ecco spiegato perché oggi, 21 novembre, parlo di Natale o meglio dei 24 giorni che lo precedono.

 

Vi ricordate il calendario delle renna? Bene. Passato. E i biscotti caduti nel cioccolato a fare riccio e volpe? Passati anche loro. 

Perché la sottoscritta si è procurata letterine, piccole piccole, e ha avuto la fantasia di un fiocco di neve e una pupa. Per la disperazione di Miss Cia. Che si è ritrovata a disegnare, colorare e cercare di limitare le storie che stanno uscendo dalla mia testa. Credo che sia anche per questo che abbia decisamente richiesto questo post in anticipo:-).

 

Ammetto "pasticci cucina"+ "fantasia da cantastorie" + "la mano magica e matita di Miss Cia" hanno creato un risultato di cui personalmente sono innamorata. Nella mia testa già sfilano le parole di una storia che durerà 24 giorni, da quel "Se una mattina di inverno un fiocco di neve".  E ammetto che vedere ha trasformato la semplice fantasia nel desiderio di incanto di neve e ghiaccio. A distanza di un mese.

Da queste parti poi siamo in piena tempesta alfabetica: la pupa è tutto uno scrivere il suo e i nostri nomi, a chiedere sillaba per sillaba per poter rifare e riprodurre le parole su carta. E’ un gioco affascinante del quale capisco come fossi io il bisogno prepotente. E’ lo stesso che sentivo quando ero bambina. Ed è stato allora naturale comprare all’istante una confezione di stampi da biscotto a forma di letterine. Minuscole e graziose, perfette da inserire nelle bustine da calendario. 

Pr la base dell’impasto ho scelto ingredienti semplici, variando l’abituale frolla da biscotto con una manciata di farina di mandorle e di riso.

Infine dopo la cottura le ho rivestite con una glassa semplice semplice, fatta di zucchero a velo, acqua, gocce di limone e semi di vaniglia. Per un effetto bianco che sa già di neve e ghiaccio.

 

Per chi volesse cimentarsi con un calendario fatto a mano, mano, occorrono un pannello sottile cartonato pesante o di compensato e dipinto di bianco, 24 bustine bianche e relative puntine, un timbro di tema natalizio. E ovviamente via libera alla fantasia per il disegno sottostante che prenderà forma a mano a mano che il vostro bambino sceglie una bustina.
Così come il racconto che farà da filo incantato ai vostri 24 giorni a Natale.

La ricetta, dai 12-18 mesi.

Ingredienti

200 g di farina 00

50 g di farina di riso

50 g di farina di mandorle

1 uovo + 1 tuorlo

60 g di burro

70 g di zucchero a velo + 50 g circa per la glassa

vaniglia in polvere o in stecca

un nonnulla di scorzetta di limone bio

 

Procedimento

Sbattete le uova con lo zucchero, aggiungete il burro e mescolate fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete le tre farine ben stemperate e la scorzetta e impastate. Dovete ottenere una palla che rivestite con pellicola e passate in frigo per una mezz’oretta.

Riprendete l’impasto e ritagliate le vostre letterine o altro che volete. Cuocete in forno a 175° per 7-8 minuti.

Fate raffreddare i biscotti, nel frattempo preparate la glassa. Mescolate lo zucchero a velo con un cucchiaino di acqua, qualche goccia di limone e unite un pizzico di vaniglia in polvere o qualche semino all’interno della stecca.

decorate i biscotti e fate asciugare per un’oretta.

 

Crema di zucca e chips di patate dolci

L’ho risentita ieri, perfetta per questi giorni che profumano di autunno e foglie secche, colorati dall’arancione delle zucche. Note che portano indietro negli anni, note fra le mie preferite, ascoltate con Lui e la pupa qui. Ecco, se dovessi scegliere la colonna sonora per la ricetta di oggi, beh sarebbe ispirata alle parole di Prévert, cantate da Edith Piaf. 
Le foglie dell’autunno, in sottofondo, e voi lì a coccolare e coccolarvi con una di quelle zuppe classiche e superclassiche della categoria comfort food, accompagnata da fettine sottilissime di patate dolci, profumate di rosmarino.

Io adoro la zucca e questa ormai non è una novità. Alice altrettanto come credo la quasi totalità dei bambini: perfetta quindi per i primi assaggi, probabilmente per via di quel sapore dolce e vellutato.

Di zucche e zucche ne ho detto spesso e qui e qui, sono ancora in estasi per una hokkaido mangiata l’anno passato (e la missione delle prossime settimane è di sicuro procurarmene almeno un paio). 

In attesa della caccia al tesoro, il nonno dell’Aliciotta ci ha portato dal Veneto un paio di zucche nostrane e una quantità considerevole di patate dolci. L’abitudine nella famiglia paterna è di bollire le patate dolci e poi mangiarle come sorta di dolce al cucchiaio. Io ho sovvertito un pochetto la regola (ma va, direbbe qualcuno:-)) e le ho utilizzate per il primo piatto. 

In realtà non è la prima volta, ma di solito le aggiungo negli stufati oppure per la crosticina del pie alle patate. Qui invece ho deciso di farne delle vere e proprie patatine, ma di quelle delicate, affettate sottili sottili e rese croccanti dalla cottura in forno. Ho aggiunto giusto degli aghi di rosmarino, un pizzico di sale e una spennellatura di olio EVO.


Il risultato? Entusiasmante e di sicuro entrerà nella mia list da fingerfood per i prossimi aperitivi con pupa al seguito a casa, casetta. La pupa, che non ha una grande passione per patatine&co (vi pare impossibile? giuro!) ne ha mangiate una dopo l’altra,  senza naturalmente aspettare l’arrivo della vellutata.

Va beh, consiglio per la notte delle streghe. Stasera caso mai aveste anche voi una zucca che vi avanza provate la nostra ricetta dopo aver infornato i pupi-fantasmini. 

 

La ricetta. Per i pupi più piccoli (9-12 mesi) niente chips, cuocete la patata dolce al vapore con la zucca e frullate tutto insieme.
Quella di seguito è pensata anche per mamma&papà.

 

Ingredienti (per 3)

1 zucca mantovana o butternut (circa 500-700 g)

2 patate dolci
1 patata

cipollotto

olio EVO

rosmarino

sale, un pizzico di cannella

parmigiano reggiano
alloro

 

Procedimento

Affettate sottilmente il cipollotto, fate stufare in pentola con un cucchiaio di olio EVO. Pelate le patate e pulite la zucca. Tagliate tutto a tocchetti e aggiungete in pentola con una foglia di alloro (che poi eliminate). Mescolate e aggiungete brodo vegetale (o semplice acqua tiepida) e fate cuocere fino a quando le verdure si ammorbidiscono. Quindi passate tutto, aggiustando di sale (dopo i 12 mesi).

Nel frattempo preparate le chips. Pelate le patate dolci e affettatele sottili sottili, ad esempio con una mandolina o un pelapatate. Posizionatele su carta da forno, spennellate con olio, aggiungete degli aghi di rosmarino e un pizzico di sale. Fate cuocere in forno per 30 minuti circa a 175°. 

Servite la vellutata con le chips di patate dolci.

 

 

Hummus di piselli

La passione per l’hummus c’è ormai da più di un anno, quando durante l’inverno a Londra, una sera abbiamo portato Alice al ristorante libanese. Al di là del fatto che poi per qualche tempo quando accennavamo alla parola ristorante e cena fuori per lei c’era l’equazione immediata con "libanese" (e questo vi spiega chiaramente quanto le era piaciuto!), l’occasione le fece scoprire il classico hummus di ceci. Naturale, io l‘avevo già proposto a casa, ma lì chissà perché la conquistò. L’altro giorno con una manciata considerevole di piselli freschi già belli che sgranati avanzati da questa zuppa fredda, mi è venuta l’idea di sperimentare l’hummus in verde. Tra l’altro cremina perfetta da spalmare sul tocchetto di pane, per i pupi più piccoli. A farle da cappello ci ho messo un pomodorino giallo, raccolto nell’orto del nonno. 

L’hummus è una di quelle ricette superclassiche della cucina mediorientale, nel senso che lo trovi nella cucina libanese ma anche greca o israeliana, personalmente lo adoro con la pita calda, il tipico pane arabo oppure infilato nel panino con i falafel. Ha il vantaggio di essere a base di legumi e quindi perfetto per un pranzo o cena completi, se unito a verdure e carboidrati. 

Non necessita di cotture (se non una sbollentata ai piselli, che io ho fatto al vapore) e quindi ideale per queste giornate da cena fuori da preparare con minimo sforzo. Se possibile preferite i piselli freschi, almeno per una volta, visto che sono di stagione e il risultato è nettamente migliore. 

Se non avete grande pazienza con la sgranatura, allenate un pupo e presto lo farà lui per voi:-).

 

Per i bambini, basta alleggerire di paprika, cumino, e sarà un piacere per loro intingolare dentro pezzetti di pane o verdure crude (una sorta di pinzimonio "etnico":-)). 

E’ la prima volta che tento la variazione in verde e devo dire che era buona quanto la versione classica. Giusto perché ci piace il colore, ci ho aggiunto i pomodori: gialli. 

Sono frutto di un paio di piantine che abbiamo piantato nell’orto del nonno dell’aliciotta, il raccolto devo dire è magro (nel senso che non sono ancora riuscita a ricavarne a sufficienza per affrontare un sugo per uno:-)) e le piantine, osservate ieri, sono un pochino deboluccie rispetto a quelle di pomodorini pachino e datterini. Va beh, comunque la manciata racconta è finita sulle nostre bruschette in verde. 

 

Come si fa la ricetta?

Sgranate circa 500 gr di piselli freschi, fate cuocere al vapore (o bollite in acqua non salata) per 10 minuti circa. Scolate e se avete pazienza eliminate la pellicina esterna (l’hummus vi verrà più vellutato e morbido e soprattutto se è per un bebè è molto meglio), quindi posizionate nel frullatore "faccio tutto io" piselli, un cucchiaino di tahina (nel caso vi manchi, sostituite con semi di sesamo, ma non è la stessa cosa…), olio EVO, pizzico di sale, fettina di aglio e cipollotto,  due foglie di menta (che io adoro coi piselli). E poi iniziate a spalmare!

 

Souvenir della mia infanzia

Qualcosa che ti porti dietro e basta poco per riportare in superficie momenti e sensazioni lontane. E’ un ricordo, sì, ma anche qualcosa di più.  "S-o-u-v-e-n-i-r": ricordo per i più, venir su, riemergere lento, a galla. Basta aprire quel "petit pot" e tutta l’infanzia ti assale, nostalgica e profumata. Oggi, dopo una settimana sull’isola con la pupa, mi è presa la voglia di sugo, quello alle erbe di ogni sorta, uno dei primi esperimenti preparati da sola. Credo fosse attorno ai 9 anni. C’era quel giornale, molto anni ’80, con una ricetta semplice, semplice: bastava raccogliere le erbe, meglio se di tante varietà, unirle ai pomodori e cucinare dolcemente. E mi sono ritrovata bambina, o quasi:-).

Ovvio, il sugo al pomodoro (spesso fresco, sempre in primavera-estate) lo faccio non dico un giorno sì e uno no, ma poco ci manca. Alice lo adora. Di solito però è una versione molto semplice (non che questa di oggi sia complicata), a base di cipollotto sottile, basilico, olio e un pizzico di sale. 

Non avevo mai ritrovato la ricetta della mia infanzia, quella che solo a raccogliere tutte quelle erbe aromatiche diverse era un divertimento.  Senza contare la soddisfazione di essere stata la maga del vasetto. 

 

Il souvenir è emerso qualche giorno fa. Avevo preparato pasta e pomodorini per un pic-nic sotto i pini di Caprera (se mai capitaste da quelle parti, vi prego andateci). L’evento era stato annunciato fin dal giorno prima ai bambini (uhm, non sono diventati due, è che sono stata con la pupa e un suo amichetto con mamma, in vacanza o simil tale:-)). Non so come ma mentre contemplavo luce, pini e pupa-elfo saltellante mi sono ricordata proprio di quel benedetto sugo:-).  Come dire che il barattolo ha messo in fila pini marittimi, mare cobalto, un gabbiano in equilibrio (meno precario del mio) e il sugo di erbe e pomodoro.

 

Oggi ho saccheggiato la piantagione del terrazzino e ho ritrovato il mio vasetto.  Sono finite in bella grazia: basilico, menta, salvia, timo limonato, maggiorana, origano fresco, un’ombra di coriandolo, e un paio di foglie di sedano verde (sì quelle che di solito eliminate).

 

Ho lavato tutte le erbe, affettato sottilmente foglioline e cipollotto, rosalato in olio EVO con uno spicchio di aglio intero, unito circa 500gr di pomodorini pachino. Il tutto ha giocato sul fuoco 20 minuti, ho quindi aggiunto un pizzico di sale e poi ho passato al colino. E riempito il mio vasetto. 

E poi? Beh, da piccola io ci facevo la scarpetta prima che finisse sugli spaghetti e voi?

Ovvio che il sugo fresco è perfetto per i bebè dai 12 mesi, potete anche congelare in parte come provvista per l’inverno che verrà.

 

Metti il sole nel piatto

Lunedì era una giornata fantastica, lo era, almeno in cielo. Sole splendido, nuvola a coccodrillo dalla finestra mentre scrivevo e luce di primavera piena. Il tempo, quello metereologico, non è però andato a braccetto con il resto. Ho iniziato diligente: il taccuino nero con i "to-do" lavorativi e tante belle spunte da dare. E’ stata un discesa continua:-). Prima una forma fisica non proprio smagliante che è andata peggiorando mentre non si faceva sera. Poi i blog, k.o.. Poi una o due richieste di consegne lavoro, mentre facevo fatica a fare due più due. Fortuna che c’era il sole, fuori e nel piatto.

Blog, ho passato due giorni scrivendo all’assistenza (e al webguru), per poi infine capire che forse ho fatto io un gran pasticcio:-). Niente di nuovo, su tutto ciò che è pratica (eccetto la cucina, uhm, e ora non ricordo che altro), sono un disastro. Beh, comunque ora funziona e io scrivo.

Fortuna che la vita è buffa e con una pupa al seguito lo può essere quando meno te lo aspetti. Esempio? L’altro giorno camminavamo per strada, incrociamo un tipo mai visto e lo indica facendo con voce alta: "Mamma, come mai quel signore ha la pancia come il papà di Pippi?". Ecco caso vuole che il signore avesse poco udito o conoscenza pari allo zero di Capitan Calzelunghe e VillaVilla Colle. 

Io da parte mia ho capito che i bambini hanno una fantasia molto accentuata, naturale, amano le storie (pure nel piatto), ma se tu racconti di aver visto un coccodrillo nel cielo, tutto bianco, ti guardano come fossi rintronata: "Mamma, era una nuvolaaaa!". 

Ha funzionato molto meglio il sole nel piatto. Prima ragione perché ha composto Alice stessa (e il tuorlo ne ha risentito), secondo perché è molto più divertente acchiappare fave e piselli se sono raggi. 

Del coccodrillo è rimasto giusto qualcosa nel cielo azzurro, poca cosa, mentre il sole è nel piatto e il piatto si è fatto sole dai raggi riccioluti. 

La ricetta si presta bene per i più piccoli, frullate piselli e fave nel caso manchino i dentini e sottoponete a bebè attorno ai 12 mesi (fate solo attenzione alle fave, nel caso siano già presenti in famiglia casi di favismo).
Io ho aggiunto sul fondo una cremina di farina di riso, idea sperimentata in una cena fuori dove era abbinata a ravioli di grano saraceno. Beh mi era piaciuta un sacco, anche perché l’avevo sempre pensata per i bebè e invece è perfetta pure per i mamma&papà.

 

piesse: comunicazioni di servizio (o spazio pubblicità:-)).
La prima. Capita che Il Cucchiaino scriva di qui e di là, tra gli ultimi si è aggiunto uno spazio settimanale su style.it, beh se volete seguirci ci fa moltooo piacere! 

La seconda. Settimana prossima cucinerò con dieci bambini (e le loro mamme) e sto incrociando le fingeres (come dicono gli inglesi) che sono più a mio agio sulla tastiera e nella mia cucina:-), chi ne volesse sapere di più, uhm, ecco qui.  

La ricetta!

 

Ingredienti (per un pupo)

50 gr di farina di riso (macinata fine)

5-6 piattoni verdi

una manciata di piselli e fave
1 tuorlo d’uovo sodo (tempo 7 minuti in acqua che bolle)

1 cucchiaino di olio extravergine d’oliva

1 cucchiaino di parmigiano

 

Procedimento

Lavate i piattoni, sgranata fave e piselli (se usate quelli freschi). Fate cuocere al vapore per 20 minuti circa. Nel frattempo bollite circa 200 ml di acqua, aggiungete la farina di riso e mescolate con una frusta. Fate cuocere mescolando di tanto in tanto per 15-20 minuti.  Quando la polentina bianca è pronta unite il parmigiano e un goccio di olio, mescolate.

Disponete sul piatto la cremina di riso, al centro il tuorlo, ai lati piattoni, piselli e fave come raggi. E via con quel sole che non amava i coccodrilli:-)