Cavoli che viola!

A casa ci piace il viola. In tutte le sue sfumature: violetto, viola scuro, viola uva fragola, lillà, fucsia acceso e viola mirtillo che tende al blu. La passione è nata per antipatia della sottoscritta per il rosa (e potete capire con due pupe cosa posso aver fatto nella mia pink war tutta personale): oggi, ho una pupa che adora il viola (e le sue sfumature) e un’altra che lo indossa inconsapevolmente:-)

Ecco, in questa tendenza viola Lui è chiaramente estraneo fino a quando sono arrivati i cavoli. Viola, assolutamente e assurdamente viola, che diventano blu in cottura. Cucinati con la ricetta di famiglia, quella della nonna bis che si tramanda più o meno identica a seconda dei gusti. Qui la facciamo "alleggerita", non fosse altro che c’è Alice a mangiarla con noi:-)

Qualche settimana fa mi arriva una foto via email: cavoli viola che, cotti al vapore, si tingono di blu. Li devo avere. Lo spacciatore è lo stesso della zucca hokkaido (che allieta i risotti di Lea). Detto fatto.

E giusto per non farci mancare nulla i cavoli fanno tris. In brodo, per un risultato viola fragola da far arrossire facilmente il più candido risotto, al vapore per finire in vellutata e pennette (ecco, qui la nonna docet spaghetti massimo linguine, ma ho voluto rivoluzionare e mi sono data alla pennetta:-)).

 

Ho cominciato dal brodo, per sbaglio. Nel senso che messi a lessare i broccoli ho atteso paziente che diventassero blu senza nessun risultato. Viola erano e viola rimanevano. Magari giusto un po’ sbiaditi. Ovvio, colpa del liquido. Che però pare una pozione magica (uhm, presente il brodo con le carote viola?) tanto che la strega di casa ha diligentemente messo da parte per futuri esperimenti con risi e affini:-)

Seconda cottura, quindi, al vapore. Con i broccoli che da viola, minuto dopo minuto, cominciano a diventare di un bel blu mirtillo. Ok, non è un blu cobalto o cielo, ma sempre tendenza blu è.

Perché concentrarsi sul viola? Bene è questione di proprietà di cavoli. Che nella varietà violetta concentra un vero e proprio elisir. Come tutti i frutti e verdure di questo colore il cavolfiore violetto ha proprietà antiossidanti: ossia contrasta in maniera naturale l’invecchiamento cellulare e l’insorgenza di malattie cancerogene. Un po’ come le carote viola, che si stanno sempre più diffondendo.

Il sapore? Molto simile al cavolfiore bianco, ma con il valore aggiunto cromatico (almeno a casa nostra:-)).

 

Le ricette? Per la vellutata (3-4 porzioni) cucinate a vapore un cavolfiore e una patata, quando sono cotti passateli a tocchetti in padella con del cipollotto affettato finemente e un cucchaio di olio d’oliva. Mescolate e coprite con brodo vegetale, aggiustate di sale e profumate con un pizzico di cumino.  Frullate tutto e servite con una manciata di nocciole tritate e cubetti di pane nero tostato in padella con uno spicchio di aglio.

Versione Lea: senza aglio, sale, nocciole e cubetti di pane non tostato:-)

Le pennette? 3 porzioni: 200 g di pennette, 1 cavolfiore circa cotto al vapore, mollica di pane secco bianco, 1 spicchio di aglio, olio EVO, eventuale colatura di alici (per adulti, personale variazione alla ricetta della nonna che usava circa un vasetto di alici sotto’olio:-)), pecorino e parmigiano.

 

Lavate e cuocete il cavolfiore al vapore (per circa 15 minuti). Usate l’acqua di cottura per lessare la pasta (aggiungendo altra acqua se necessario). Fate tostare del pane grattigiato grossolamente in una padella con olio e uno spicchio di aglio.  Fate saltare le pennette di padella con il cavolfiore a cimette: servite con una spolverata di parmigiano e pecorino ed eventuale colatura.

Giallo zucchina: zuppa e risotto!

Cena domenicale da una cugina di Lui, in un minuscolo paesino della campagna veneta. Nel piatto un risotto giallo canarino. Pieno di zucchine che mi guardavano ammiccanti. Stupita anche Alice: pure lei, come la sottoscritta, le zucchine le ha mangiate sempre verdi. Naturale il passo successivo. Incetta di zucchine gialle in una azienda agricola locale. Sono tornata così con una bella scorta. L’altro giorno sono finite nel risotto, oggi (o meglio stasera) nella zuppa. Ovviamente fredda, che qui fa molto caldoooo.

Ho scoperto che le zucchine gialle sono una specie in via di estinzione. Coltivate sempre meno in Veneto per via del loro carattere spinoso, che non rende facile la raccolta. Con un gusto dolce, un’eco lontana di quello della zucca. 

Personalmente le ho trovate simpatiche, con l’spetto ruvido esterno, un po’ bitorzoluto.

 

Alice ci ha giocato come fossero le cornette del telefono, a fare tu tu e rispondere tutto in uno.

Ho scelto due preparazioni semplici e veloci da preparare. In sintonia con queste giornate che ormai paiono estate piena. Ci ho unito una manciata di fiori di zucchine verdi, arrivati dall’orto del nonno.

La prima. Zuppa fredda, simile a una versione che preparo con le sorelle verdi. 

Come si fa? Più facile a farsi che a dirsi, una vera zuppa pret a manger. Prendete (quantità per 2-3 porzioni) tre zucchine gialle (o verdi), una manciata di pinoli, olio extravergine d’oliva, timo limonato, menta, cubetti di ghiaccio e del pane croccante o crackers integrali. Bollite le zucchine in acqua leggermente salata per 10 minuti circa. Mettetele nel mixer con un cucchiaio di olio, i pinoli, le erbe aromatiche e una decina di cubetti di ghiaccio. Aggiustate con un pizzico di sale (per la versione adulti o dopo i 12 mesi). 

E poi il risotto giallo zucchina, a modo mio. Direi, poco milanese:-).

La seconda. Il quasi classico risotto alle zucchine.

Ingredienti (per 3)

150 g di riso carnaroli

2 zucchine

qualche fettina di cipollotto

olio extravergine d’oliva

brodo vegetale

timo limonato

2 cucchiai di formaggio fresco (ad esempio crescenza)

(eventuale sale dopo i 12 mesi)

una manciata di fiori di zucchina

Procedimento

Lavate le zucchine e tagliatele a piccoli tocchetti. Fate appassire in una pentola il cipollotto con le zucchine, aggiungete il riso e bagnate col brodo. Aggiustate eventualmente di sale. Procedete come solitamente per il risotto.. A fine cottura spegnete, unite i fiori tagliuzzati, qualche fogliolina di timo e la crescenza per mantecare. 

Zucchine tonde ripiene di farfallini

Una settimana staccata dalla rete o quasi, poca voglia di riconnettersi e felice di impigrire. Negli occhi tanto verde, quello della campagna veneta, alle spalle del litorale sotto Venezia. La terra del nonno delle pupe, dei ricordi da bambino di Lui. Tante cascine, campi di grano e rosso papavero, filari di viti. Pochi impegni. Un lunedì di pioggia a Venezia (da spararsi con la carrozzina su e giù per i ponti), una visita a una cugina dalla quale siamo tornati con un pieno di verdure. Fra tutte zucchine, tonde e gialle. Di queste ultime vi dirò presto (non so per voi, ma per me una scoperta), delle seconde una ricetta con la mia erba aromatica preferita (uhm, sì beh a pari merito con il basilico…): timo limonato.

 

Le zucchine tonde mi sono simpatiche, sarà per via di quella loro forma, della possibilità di trasformarle in uno scrigno da mangiare, un tesoro col cappello con cui giocare nel piatto. Una piccola palla magica dai colori della primavera.

Di solito cuocio le zucchine al vapore, giusto per quella ventina di minuti necessari a svuotarle senza fatica, Alice armata di cucchiaino e io lì a controllare che non sfondi il nostro contenitore. 

Dopodichè via con il ripieno: riso, cous cous o pasta mignon. Per la pupa è un piacere doppio per via del divertimento a svuotare e poi a scoprire cosa si nasconde sotto quel copricapo un po’ improvvisato.

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Sia io sia Alice amiamo le zucchine in tutte le loro possibili variazioni: frittata, polpetta, semplici in padella, in zuppa fredda, ripiene… personalmente amo però l’unione con due erbe aromatiche sopra tutte: menta o timo limonato. 

Come nella ricetta di oggi, da mangiare rigorosamente col cucchiaino!

piesse: importantissimo!!! Si aggiudica il cestino di fiori Lucia, chissà mai che arrivi presto il 4:-) (scrivimi con indirizzi etc… a info@ilcucchiainodialice.it per la spedizione)

 

Ingredienti (per 3)

3 zucchine tonde

120 g di farfallini o altra pasta piccola

abbondante timo limonato

una manciata di pinoli

olio extravergine d’oliva

Parmigiano Reggiano

pizzico di sale

 

Procedimento

Lavate le zucchine e cuocetele a vapore per 20 minuti circa. Prendetele e tagliate delicatamente la parte superiore orizzontalmente. Svuotate l’interno con un cucchiaino e frullatelo con uno o due cucchiai di acqua di cottura, un cucchiaio di olio e uno di parmigiano. Nel frattempo pestate nel mortaio una bella manciata di timo limonato (o in mancanza variate con la menta) con i pinoli, un cucchiaio di olio e un cucchiaino di parmigiano. 

Preparate la pasta e una volta pronta condite con la crema di zucchina e il pesto di timo limonato. Riempite i gusci di zucchina e servite.

Zagare per il 21 a primavera

Non esiste un’altra stagione che mi metta una simile ebbrezza. C’è l’inverno con la sua magia bianco candido,l’autunno in multicolor e l’estate con i cieli senza nuvole e la luce sfacciata, assoluta. Ma la primavera è unica per quel suo senso di attesa, rinascita, di vita nuova. Ogni volta aspetto il 21, impaziente, annusando l’aria, spiando gli alberi, ascoltando dalla finestra socchiusa i segnali. Quest’anno sono stata meno fedele all’attesa, ho avuto la fortuna di cogliere il 21 nell’8 marzo e oggi, ho la chiara sensazione di trovarmi la primavera in casa. Di accarezzarla e contemplarla con un’ebbrezza tutta nuova. Intensa come i fiori di arancio.

Sono nate così le frolle per Lea, leggere e profumate di primavera, di vita nuova. Hanno preso le forme della piccola leoncina, scomposte e ricomposte, i profili di aria, liquidi e fluidi. L’idea di creare qualcosa che mi ricordasse la primavera, in realtà, risale a settimane fa. La memoria del colore e della luce ha richiamato il profumo, quello potente delle zagare, essenza liquida dei fiori di arancio.

E navigando in rete ho trovato l’acqua di fiori di arancio 100%, di origine libanese.
Per i biscotti ho testato due impasti: il primo simile a una ricetta presente nel libro ("I biscotti del sor-riso), a base di un mix di farina 00 e farina di riso, burro, panna e zucchero, il secondo in sostanza identico, ma con l’olio di mais al posto del burro. E ovviamente in entrambi i casi l’acqua di fiori di arancio. Devo dire che la frolla con l’olio mi ha soddisfatto parecchio, leggera, leggera e molto friabile.
Con Miss Cia ci siamo poi divertite a disegnare impronte e musi di leoncina, come omaggio alla nuova pupa.
Felice 21 marzo di primavera!
La ricetta. 
Ingredienti
200 g di farina 00
100 g di farina di riso
80 g di burro (o la stessa quantità di olio di semi di mais o oliva delicato)
circa 80 ml di panna fresca 
2 cucchiaini di acqua di fiori di arancio
80 g di zucchero


Per la glassa: zucchero a velo, acqua, succo di limone (o acqua di fiori di arancio)
 
Procedimento
Mescolate lo zucchero con burro o olio. Aggiungete la panna e l’acqua di fiori di arancio, quindi le due farine stemperate insieme. Regolatevi con le quantità: se il composto risultasse troppo morbido, unite ancora della farina. Dovete ottenere una palla morbida ma compatta. Lasciate riposare in frigo per una buona mezz’ora, quindi riprendete, stendete e ritagliate i biscotti (con uno stampino a piacere, non fate come noi che siamo andate a mano in mancanza di stampi a leoncina:-)).
Decorate con la glassa.
 

 

I fagioli con l’occhietto

Lo so, qui si rischia non solo di latitare ma anche di diventare monotoni. Però non posso farci nulla: voglia di preparazioni lunghe poca, poca, anche se dopo il rito della pizza settimanale, sta diventando un’abitudine quella del dolce fatto insieme alla pupa (che pretende di solito ci sia il lato "ora decoro" e quindi è un fiorire di muffin&cupcakes:-)). 

Bene, quindi ancora zuppa, rigorosamente a base di legumi, di sicuro uno degli ingredienti che utilizzo più spesso ultimamente, considerata la scarsità di ferro e proteine che mi perseguita. Poi trovo che si facciano veramente quasi da soli: ok, dovete ricordarvi dell’ammollo, vanno lasciati cuocere quell’ora e più, ma alla fine voi non dovete fare quasi nulla. E l’ammollo di per sè è quasi un’operazione confortante con quel consumarsi dell’acqua lento, lento. Infine questi sono fagioli, con l’occhietto come dice Alice.

O almeno io le ho raccontato questa storia, un paio di mesi fa, quando ne avevo comprata una confezione durante i giorni di vacanza sull’isola. Il racconto era nato di sana pianta in una serata di capricci. Non ricordo nemmeno bene come filasse, però aveva avuto il suo magico effetto: zuppa finita e i fagioli ribattezzati "con l’occhietto". 

Da lì ho preso a usarli, invece dei soliti borlotti o cannellini. Mi piace vedere come occhieggiano dal piatto:-).

Nelle zuppe di legumi ho l’abitudine di unire più varietà: ceci, piselli spezzati, fagioli, cannellini o fagioli azuki, una mancita di lenticchie rosse verso la fine e finire il tutto con un cereale, che sia pasta, orzo o farro o riso… Così l’effetto proteico dovrebbe essere garantito:-). L’assimilazione del ferro rispetto alla carne è più bassa e lenta, lo so, ma preferisco intervallare, insieme a tante verdure fresche e limitare al minimo (ok, quasi allo zero) gli integratori (ma solo a me mettono nausea???).

 

In questo caso però, ho utilizzato solo i fagioli con l’occhietto, e unito una generosa porzione di zucca, giusto perché mi piaceva l’effetto cromatico.

E contrariamente al solito, ci ho messo pure una pasta di quelle grosse, per via della forma, parevano tanti sorrisi!

L’effetto è stato più da minestra quasi asciutta che da zuppa, delizioso e completato dall’unico superstite "aromatico" del mio terrazzo, rosmarino (cresce proprio facile, che qui di bagnare ci siamo praticamente dimenticati).

Ovvio, la minestra o zuppa o simile è perfetta per i pancioni, grazie alla generosa quantità di legumi unita a pasta, ma anche per i più piccoli, regolatevi col formato di pasta a seconda dei denti!

Come si fa? Per tre circa: 200 g di fagioli con l’occhio, 300 g di zucca, 1 patata piccola, 1 cipollotto, 1 spicchio di aglio, Olio EVO, 100 g circa di pasta a piacere (i miei si chiamno radiatori:-)), rosmarino, Parmigiano Reggiano, eventuale 1 cm di alga kombu per l’ammollo (rende più morbidi e digeribili i legumi) e sale/pepe (per adulti)

Mettete in ammollo i fagioli per una notte (io ci aggiungo l’aga kombu). Quindi fate appassire un cipollotto a fettine sottili e uno spicchio di aglio in una pentola con un cucchiaio di olio e un rametto di rosmarino. Unite i fagioli e mescolate, rabboccate con acqua tiepida. Dopo una ventina di minuti aggiungete la zucca e patata tagliate a tocchetti piccoli, se l’acqua si è consumata troppo aggiungetene altra.  Quando le verdure e i legumi saranno morbidi unite la pasta e cuocete insieme (fate sempre attenzione di avere abbastanza brodo…). Servite con una spolverata di parmigiano e un rametto fresco di rosmarino.

 

La zuppa del martedì grasso

Ognuno ha il martedì grasso che gli capita, o gli riserva il caso. O la stagione e i suoi malanni. Dopo, credo, il raffreddore più lungo che io abbia mai avuto, finalmente, grazie a una dedizione maniacale per fumi&co, nel weekend ho ricominciato a respirare. E non ho mai apprezzato tanto il mio naso. Bene, poche ore dopo la pupa si svegliava con un bel febbrone e da ieri è a casetta. Martedì grasso? Per ora rimandato, niente frittelle (le mie preferite alle mele), niente celebrazioni del pancake’s day. Ieri giusto brodo, quello di pollo, e oggi zuppa del cavolo (nel senso che dentro ci è finita quasi tutta la famiglia supervitaminica).

Cimette di broccoli e cavolfiore bianco e romanesco, il tutto tenuto insieme da chicchi di riso, che ho leggermente passato una volta cotto, un’idea nata chiacchierando con Miss Cia di una ricetta della sua mamma.  

Si cuoce il riso a parte, semplice bollitura e si aggiunge alla zuppa che stai cucinando, frullando il tutto leggermente, senza insistere troppo, di maniera che rimangano pezzetti a emergere dalla passata.  

A proposito siete anche voi appassionati di cavolfiore romanesco? Io sì, le punte paiono stellate e adoro farle emergere dalle zuppe o farle spuntare dalla pasta. Altro che fiori:-). Sì, beh un po’ odorosi, ma provate ad aggiungere all’acqua di bollitura una fettina di limone e dovreste neutralizzare quel profumo del cavolo.

Tra l’latro una ricetta provata più volte di recente, di una semplicità pazzesca, è una leggera crema di cavolfiore bianco, fatto come una sorta di pesto, con parmigiano, pecorino e pinoli, tutto frullato per condire la pasta con del pangrattato rosolato in padella: fantastico!

Torniamo alla zuppa. Bene ricca di vitamine, sali minerali e proprietà antitumorali, stando agli ultimi studi sui cavoli. Personalmente spero faccia da scaccia malanni:-)

La ricetta (perfetta dai 12 mesi).

Ingredienti (per me&Alice)

cimette di cavolo romanesco e broccoli

mezzo cavolfiore bianco a pezzetti

1 patata piccola

1 spicchio di aglio

olio extravergine d’oliva

70 g di riso (io ho usato del riso thai aromatico, così perché mi ispirava, ma va bene del riso arborio o superfino)

spolverata di parmigiano Reggiano

 

Procedimento

Lavate i cavoli, fate appassire lo spicchio d’aglio in una pentola con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e aggiungete broccoli e cavolfiori, e la patata pelata e tagliata a tocchetti, rabboccate con acqua tiepida (circa un litro ) e cuocete fino a quando sono morbidi (aggiungete la fettina di limone che poi toglierete). Bollite intanto il riso in acqua, lasciatelo al dente e aggiungetelo alla zuppa. Fate cuocere ancora qualche minuto, quindi frullate poco poco, lasciando che emergano dei piccoli pezzetti. Se volete potete tenere anche da parte qualche punta stellata di romanesco e unirla dopo aver frullato. Spolverate con del parmigiano, aggiungete un filo d’olio a crudo e servite.