Pensa a un mercato un po’ radical/etno chic, cornice vecchio vittoriana di un biscottificio in disuso, un po’ yuppie ma anche tanto bio e posizionalo all’estremo sud del continente africano. Bene avrai la sensazione strana di essere dalle parti di Londra (vi ricordate il Borough Market?) piuttosto che nella terra dei leoni e della terra rossa.  Aggiungici la possibilità, in poco più di mezz’ora di auto, di fermarti per un bicchiere di Merlot in una cantina dall’architettura franco-ugonotta e ti parrà di non aver mai lasciato l’Europa. 

Devo dire che è stata in assoluto la prima volta che mi è capitato qualcosa del genere all’interno dei confini africani. Bello o brutto? Non saprei, certo della serie "questo non me l’aspettavo".

Naturale che  fra i tre episodi sudafricani questo parla poco di un continente, più dello sforzo di trapiantare la vecchia Europa molto, molto lontano. O forse racconta del Continente visto che la sua storia è anche questa, soprattutto in Sudafrica dove la presenza "bianca" è ancora fortissima, non in termini di numeri quanto di influenza. 

Sono nate così le cittadine di Stellenbosh e Franschhoek e tutta la zona delle Winelands: i francesi, ugonotti, hanno approfittato di condizioni climatiche e territoriali favorevoli per dare vita a tutta una serie di coltivazioni di uva che oggi producono degli ottimi vini. E la vista della scritta Merlot, a migliaia di chilometri da casa nostra, beh è veramente strana:-).

Andiamo con ordine. Durante i giorni trascorsi a Cape Town (già lunghissimamente documentati) non poteva mancare per la sottoscritta il passaggio all’Old Biscuit Mill Market, nel quartiere emergente di Woodstock, un esempio di vecchio edificio industriale rilanciato da due imprenditori locali grazie alla creazione di questo mercato. 
E’ una tappa obbligata (e oltremodo affollata) per molti abitanti della Mother City il sabato mattina: a metà strada fra un mercato vintage e di design e uno invece di prodotti biologici e gourmet da comprare o sperimentare in loco.

Si trovano formaggi locali (a esempio Goat Cheese o il Cheddar nostrano), baguette e falafel, hamburger e ostriche, biltong e cupcake, smoothies e paella, sushi e olive greche e persino prosciutto di parma (ma prodotto rigorosamente locale). Poi vino, magari abbinato alla pizza.

I lunghi tavoloni al centro dei due padiglioni sono strapieni di gente, bottiglie e chiacchiere, c’è un allegro mix di generazioni, meno di colori. 

Ovviamente noi abbiamo sperimentato in loco (uhm, soprattutto la pupa!), oltre a conquistare due o tre cestini di fragole, mirtilli e gooseberries (che non sono altro che alchechengi ma senza foglie) e formaggi per il pic-nic del giorno dopo.

E’ soprattutto però dietro le varie postazioni che si leggono i volti più diversi, compreso qualcuno che indossa cappello e perle.

 

Mi ha ricordato il Borough Market, anche se là avevo trovato il posto un’immagine concentrata di Londra, qui invece c’è molta distanza fra quello che trovi anche solo appena fuori, nelle strade di Woodstock e ciò che vedi tra le bancarelle. Certo è un tentativo fantastico di promozione del territorio con prodotti bio e soprattutto locali.

Ho vissuto la sua vivace atmosfera come un mercato "europeo" più che sudafricano o africano, ovvio che proprio questa caratteristica lo rende perfetto da girare come turisti, molto più di altri mercati "africani" visti in passato, dove ho osato poche volte mangiare senza troppe attenzioni ma che mi avevano conquistato come viaggiatrice:-).

Dall’Old Biscuit Mill Market alle terre del vino il passaggio è stato veramente breve. La netta sensazione era di essersi persi fra le campagne francesi, con edifici candidi dai profili caratteristici, fermarsi nelle cantine è fantastico perché le degustazioni si tengono sotto pergolati, con giardini, vigneti e colline attorno, musicisti e opere d’arte in certi casi. Un’attenzione tutta francese al contesto con vini discreti (puntualizzazione di Mr B.).

Sono veramente luoghi perfetti per fermarsi e degustare i vini con tanto di pupo, considerato che di solito ci sono giardini, fontana o prato dove scorazzare liberamente.

Chi vuol vivere fino in fondo l’atmosfera bucolica può chiedere di farsi preparare un bel cesto da pic-nic con del bianco ben ghiacciato.

 

Io devo dire che al terzo giro di cantina ho iniziato a sentirmi perfettamente integrata nel contesto:-).

Franschhoek è tra le fermate più belle, una manciata di case, tutte bianche, per lo più cottage dalle imposte in legno e dal tetto scuro, giardini da campagna anglo-francese, decine di ristoranti "gourmet" fra i quali scegliere, piccole gallerie d’arte e negozi dal sapore provenzale.

 

Due giorni qui, ti danno l’impressione di essere temporaneamente volato in qualche regione vinicola francese, con tanto di bollicine, nel bel mezzo di un viaggio nel continente africano. Di certo un modo per capire quanto il Sudafrica sia proprio quell’arcobaleno e mosaico di cui in tanti hanno detto.

 

Amo il vino, mi piacciono i mercati, vorrei…

Old Biscuit Mill Market

Franschhoek

Il cottage dove abbiamo dormito (di un’italiana): atmosfera idilliaca in una vecchia missione dell’800

Cantine da non perdere: La Grande Provence, Moreson (un punto in più per giardino e fontana da parte di Alice!), La Motte e tante altre…