Mi sono ricordata l’altra sera, a due giorni dalla partenza di oggi. Erano rimaste dimenticati foto e racconto della montagna di un mese fa. Quattro giorni sparso che, dopo le ultime settimane di un’estate talmente strana per la sottoscritta che passerà a memoria familiare, mi pare ormai un lontanissimo ricordo. Talmente lontano che dire preciso è ormai impossibile, risulta più semplice raccogliere un’impressione sola, quella che, a quanto sembra, è rimasta vivida anche per la pupa.  Ossia di "quella fata che imparava a liberarsi delle tristezza". 

Tradotto per tutti: "Come ti trasformo la passeggiata nel bosco (e convinco la pupa a camminare e camminare)". 

 

"La nostra fata non sapeva quello che tutte le fate conoscono da sempre. Bisogna saper liberarsi dalla tristezza per poter ridere di nuovo e correre sulla scia delle farfalle. Passò giorni e giorni a vagare da sola e più passava il tempo più aumentava il grigio e scomparivano i colori. Stanca, passò le finestre bordate di verde, seguì la traccia lasciata dalle radici di una grande quercia e camminò.

Accarezzò con la punta delle dita l’acqua che cadeva dalla fonte, tic-toc, fino a quando arrivò al punto giusto. Era come essere arrivata a casa.

Lì erano passati i folletti, si intravedevano le tracce ambrate e collose sulla corteccia del tronco: lei non lo sapeva, ma i piccoli abitanti del bosco arrivavano in cima appoggiando punta dopo punta. 

Si fermò e si sedette. C’era una farfalla dai colori simili a una coccinella.

Era quasi sera. E lei finalmente pianse. Lacrima dopo lacrima, e ogni volta che una lacrima cadeva a terra si trasformava in una piccola nocciola di ghiaccio, simili a perle trasparenti che un folletto avrebbe anche potuto infilare su fili di erba. La fata capì e finalmente sorrise: un sorriso pieno che sciolse il nodo che l’aveva tenta legata. Si riposò e il giorno dopo se ne andò: salutò le sue lacrime di ghiaccio, sapendo che ora avrebbe trovata casa ovunque". 

Uhm, liberamente tratto da una passeggiata nel bosco dopo la tempesta notturna in quel di Luson, Alto Adige.

 A prova di verità: albicocche e mele, fiori e farfalle e l’immancabile cartello pocco italiano molto svizzero:-).

 

Per chi volesse ripercorrere il sentiero delle nocciole di ghiaccio: 
http://www.luesen.com/main.php?page=news_it

e un posto molto kidsfriendly (considerando che l’Alto Adige lo è già di sua natura):
Hotel Luesnerhof 

 

piesse: come già detto, oggi si parte, in giro per Bretagna e Normandia e poi sull’isola (sì, finalmente le nostre vacanze:-)).