Sono cinque e ci stanno in una mano!

 

Ci stanno tutti in una mano. Gli anni ma anche i momenti. I ricordi speciali, i profumi e le immagini che sfiorano delicate, a volte intense, le mie dita. 

Sono cinque e ci stanno in una mano. Il pensiero, di mia figlia, della bambina che è, mi commuove. Si muove vivace, il suo passo corre intorno a me. E dissolve veloce la fatica, i giorni lunghi. Il grigio e la monotonia.

Sono cinque e a chiudere la mano sento quasi che potrei trattenerli. Se avessi la capacità di fermarmi, trattenerli e ricordare come vorrei saper fare. Per sempre sarebbe un secondo, il tempo un secondo. E quel secondo avrebbe la possibilità di stare in una mano.

Un compleanno è sempre un momento speciale. Per rendere qualcuno felice, per ripensare e ripartire. Per contemplare i giorni e stupirsi di tanta bellezza. A volte faticosa, a volte sfuggita perché tu sei tu e a volte ti manca la solitudine, il silenzio.

Ieri eravamo in auto, Alice ed io. Ci siamo guardate stupite, forse anche lei, pensando ad oggi. Che sono cinque gli anni, e in mezzo fra le dita ci sta un mondo.

Quello che ha vissuto e imparato. Quello che ha scoperto e amato. Il suo nome che ora scrive dalla A alla E, ultimamente sempre accompagnato da quello della sorella. Il leone e la zebra, durante un viaggio. La differenza fra cipolla e cipollotto. Le uova, che ora apre e sguscia. Il tuffo in acqua alta, il mio profumo. 

Il mondo delle meraviglie che in realtà non è uno ma sono tanti, per ogni storia che ci inventiamo. Il sorriso di papà da conquistare con un cenno. L’alfabeto da stendere con una canzone. La mongolfiera di Pippi e i pop corn al cinema. 

I fiocchi di neve, la stagione dei cocomeri e quella dei cachi, la passione per i pomdorini e il cioccolato scuro. Le coccole del mattino e la mia faccia quando mi arrabbio. Il picnic sull’erba e l’ora dell’aperitivo. Il posto delle fragoline e la luce sull’isola. Le impronte sulla sabbia e il bau bau del cane del vicino. 

Ci sono dei mondi nel cinque che sta in una mano.

Ha spento la prima candelina stamattina: occhi chiusi, cupcake sul tavolo e la mia voce stonata che canticchiava. Esprimi il desiderio, Alice! Il primo della giornata. "Mamma, tu che desiderio esprimi di solito?". 

Poi c’è stata la candelina all’asilo, doppia. E poi ci sarà quella di stasera, noi quattro insieme.  E ci sarà quella di domenica, con gli amici, ancora da vivere, ancora da raccontare.

Per il momento ecco la ricetta della torta di oggi: semplice, variazione al latticello di una base abbastanza classica.  

piesse: per la cupcake ci rivediamo dopo la festa di domenica:-)

Ingredienti (per 20 bambini di una classe di grandi)

300 g di farina 00

200 g di maizena
4 uova + 2 tuorli

180 g di burro
300 ml di latticello (oppure latte scremato + yogurt magro + un cucchiaino di succo di limone)

200 g di zucchero

1 bustina di lievito
zucchero a velo e cacao amaro

 

Procedimento

Lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto morbido e montato. Aggiungete le uova una alla volta amalgamando per bene. Quindi il latticello. Stemperate insieme farina e maizena con il lievito, e unite al resto, mescolando con cura. 

Prendete una teglia da 24 cm, unta di burro, e trasferite l’impasto. Cuocete in forno caldo a 185° per 30 minuti circa. 

Una volta pronta decorate con il cacao (circa 100 g) mescolato con un paio di cucchiaini circa di zucchero a velo. 

 

 

10 cose su Londra, juste pour le dire…

Che cosa farei oggi se fossi a Londra? Di sicuro parteciperei con pupi ad uno di quegli eventi ispirati a Alice in Wonderland, tipo il caffè messo su da Harrods in onore del Cappellaio Matto. La cosa che scopri presto a Londra è la difficoltà a trascorrere le tue giornate nella noia più completa, della serie c’è sempre qualcosa da fare per di più se sei un soggetto irrequieto, movimentomaniaco (si dice?). Per questo compilare una lista di quello che potreste vedere, assaggiare, toccare è veramente difficile: la città è ogni santo giorno in movimento e quello che c’è oggi potrebbe essere ancora meglio domani:-). 

 

Ci sono però dei must che in una wishlist o simil guida uno può tranquillamente appuntarsi per poi gettarsi nella metropoli e vedere che cosa aggiungere, tagliare e ampliare.

Ecco il nostro 10 cose di Londra è giusto, giusto uno spunto magari in attesa che il Cucchiaino (e la sottoscritta e un altro paio di mani provvidenziali) riescano a cimentarsi in una minibaby guida, facile da consultare, stampare e portarsi appresso. 
E poi siccome Londra l’ho raccontata in diversi post con tanto di corredino fotografico, qui foto sì, ma solo di quello che c’era just around the corner di pupi&moi (e Mr B.).

Attinenza con la wish list? Nessuna:-). Solo il piacere di raccontare quei due o tre posti che ogni giorno non potevamo non vedere. Hyde Park, con cigni, papere, pupi e altalene. La pasticceria Ottolenghi (devo assolutamente tentare la loro tartellette al passion fruit), la chiesa gotica simil "eroina Jane Austen", le pozzanghere perfette per ciakkettare con gli stivali di gomma (il capo più utile che ho messo in valigia, giuro!) il fioraio sottocasa: ebbene sì, a Londra mi era presa ‘sta insana mania per i fiori freschi appena recisi, colpa di Mr B. che una sera si è presentato con rose bianche, di Marks&Spencer durate meno di due giorni.
 
 
 
 
piesse: non dimenticate mai che a Londra il tempo è variabile, proprio nel senso di variabile, e le previsioni meteo della BBC che vi dicono  per domani “sole, pioggia e nuvole” non sono una presa per i fondelli ma prova di precisione britannica. E poi fate voi.
piesse 2: se vedete donne girare senza calze con sandalo tacco dodici e gamba vedo gamberorosso, non chiedetevi perché. Sono inglesi. E fingono che sia sempre pimavera variabile.
piesse dell’ultima foto, sì quella a sinistra: casetta nostra (in affitto, of course), quella riflessa, quinto piano, one bedroom (più ripostiglio cameretta).

10 cose di Londra formato baby
1) Parchi, parchi, parchi. Munitevi di pane secco, noccioline, arachidi, torsi di mela e partite. Di sicuro al St. James è impossibile non incontrare scoiattoli, a Hyde Park cigni, papere e Peter pan, a Holland Park i pavoni (non è detto come sottolinea pupi che aprano la coda, soprattutto se è nuvoloso), a Richmond Park cervi&cerbiatti.
2)National History Museum: la galleria dei dinosauri è spettacolare, di sicuro un’immersione nell’era glaciale
3)Scienze Museum, accanto al National History, un’intera zona è dedicata ai bambini con giochi, esperimenti interattivi. 
4)Museum of Childhood: se volete fare un viaggio nella storia di bambole, costruzioni, cavallini a dondolo, eccetera, eccetera. Anche per adulti nostalgici. Se invece preferite il toyshopping provate da Hamley’s, verso l’orario di chiusura: i pupi dovranno farsi una ragione per essere costretti ad abbandonare il paradiso.
5)Londra non è Londra senza uno spettacolo: per i bambini ci sono diversi teatri che propongono spettacoli fin dai due anni. Il cartellone, of course cambia, pupi si è divertita al Lyrics, ma potete provarne altri, tipo il Young Vic
6)Londra non è Londra senza le tappe gastronuate. Tenetevi lontani dai ristoranti “paradiso per pupo”, alla fine vi offriranno il solito hamburger&chips a prezzi stellari solo perché allietano il vostro bebè con carta e colori o pupazzi around. Tenete conto che alla fine, a Londra, è di moda, bello e politically correct essere bimbofriendly, ergo scegliete un posto dove vi ispiri la cucina, verificate, ma per lo più vedrete che avranno un gioco, dei colori, un menù formato bebè da mettervi a disposizione. E anche voi sarete più contenti:-)
7)Londra non è Londra senza i suoi mercati. Provate il Borough Market: per il pupo sarà l’occasione di sperimentare odori, profumi e colori delle cucine del mondo
8)Londra non è Londra senza le gallerie d’arte. Vi pare non siano a dimensione pupo? Don’t worry, siamo a Londra e anche alla National piuttosto che alla Tate si sono organizzati per impegnare il vostro di pupo.
9)La giostra sopra Londra: non è proprio come una vista dal cielo ma quasi. Andateci verso il tramonto, giusto per una visione in luce, penombra e quasi buio. Il Pupo penserà di volare, scambierà la scia di un aereo per un mattarello (devo ancora capire perché) e vorrà di sicuro ricominciare a girare appena scendete.
10) Libri, librerie e biblioteche: non ho ancora capito la ragione ma la letteratura per l’infanzia di area anglofana è spettacolare, bella da vedere, leggere e raccontare. Se vi fermate per un po’ di tempo iscrivetevi in una biblioteca: partecipate agli eventi per bambini e prendete in prestito. Oppure fate un giro in un bookshop. I migliori per bambini? Tales On Moon Lane a Herne Hill o The Pan Boogkshop a Fuhlam.
 

 

Tutti pazzi per il kidscooking

Da noi si parla di cucinare per i bambini, di cucinare con i bambini, poco o nulla di pupi ai fornelli (bè si fa per dire). Vi pare impresa impossibile? Idea balzana? Oltremanica è kidscooking mania, nel senso che non c’è asilo, scuola e a volte pure supermercato, ristorante o vip (e figlio di vip) che non ci abbia fatto il suo bel pensierino.
E’ naturale che pure l’Aliciotta avesse il suo momento. Di tutta la faccenda ho apprezzato diverse cose, ma di sicuro la corda, lo scambio di opinioni fra pupi e chef e la degustazione di focaccine bè rimangono da ricordo.

A Primi Passi (il nido londinese di Alice fino a settimana scorsa) i bambini cucinano un paio di volte al mese. In compagnia di Marcel: carino, simpatico, e pare bravo (o forse ben introdotto:-)), visto che si è cimentato pure con Lourdes (siamo in zona Madonna, of course la cantante). E il tutto, sorprendentemente, è la cosa più naturale di questo mondo. 

Come? 
Si tira fuori la corda. I bimbi si attaccano, trasbordano dalla navata della chiesa adiacente e si dirigono alla cucina. Alice compresa. E qui la sottoscritta ha capito cosa acquistare al ritorno a casa.
Cappellino da chef, sedia formato pupo e tavolo dove pasticciare. Alice è stata fortunata: è capitata nel giorno focaccia. E questo deve averla messa su di giri. Ha impastato, assaggiato (che c’erano dubbi?), ha pulito pazientemente il rosmarino, ha affondato un paio di dita per i buchi, e ha cercato di fregare l’impasto al vicino con la scusa che a lui mica piaceva cucinare. E intanto Marcel distribuiva olio, farina, acqua e salamoia per spennellamento. E io tentavo ad altezza gnomo di evitare impastamenti sull’obiettivo (gelosa della macchina? Sì, soprattutto contando che volevo usarla nei giorni che restavano).
Ognuno ha dato la sua forma, ha spiattellato sulla carta da forno , solo una è riuscita a trafugare un pezzo di impasto (caso mai le venisse fame prima che fossero sfornate le focaccine). Provate ad indovinare chi?

Ho capito che i bambini non dimenticano nulla, ma proprio nulla quando pupi ha ripreso "Marccellooo", lo chef, che apriva il forno per controllare le focaccine.

Devo aver creato aspettative troppo alte sulla crescita dei nostri dolci da estendere il pensiero a tutto quello che necessita di una lievitazione.
Caso vuole che rispuntasse la corda per ritornare al nido e, come dire, pare che l’aliciotta per ‘sta corda abbia sviluppato vera e propria passione, soprattutto se le riesce di mettersi in pole position.
Naturalmente i pupi si mangiano tutto quello che  cucinano (e se no che soddisfazione c’è?) e gentilmente lo offrono al loro ritorno a genitori&parenti entusiasti. E anche qui ho capito un’altra cosa. Alice si è mangiata parte delle focaccine, mi ha fatto giusto fare un morso e ha gelosamente conservato per Mr B. 

Mi è rimasto invece un grosso interrogativo. Qualcuno mi deve spiegare perchè il paese del gravy è riuscito ad inventarsi il kidscooking, con tanto di politica governativa ed educativa a seguito e noi siamo ancora lì a chiederci se il nostro pupo maschio ci debba proprio giocare ai cucinamenti? Indi per cui più corda per tanti e kidscooking per tutti. 

 
 

 

 

 

 
 

Happy weaning: crema di pastinache

L’ho pensato per settimane nel flat londinese che una delle cose che mi mancava di più (oltre il sole) era Mr K.Aid. E’ stato bello ritrovarsi, persino Alice è venuta fuori a mimare il suono (lo so l’ho traviata, completamente). E c’era quel chilo di pastinache, trafugate sapientemente in valigia, e la vocina che mi diceva "Manca una pappa, manca una pappa, di quelle che sanno di svezzamento, bebè e sputacchiate".

 

Il cucchiaino si è impegnato e voilà la pappa di inizio svezzamento british, a base di radici, tuberi e frutta. Perché è vero che paese che vai svezzamento che trovi (vi ricordate il consommè japp? magari no, che il blog era ggiovane), anche se le basi poi non cambiano di molto, ad esempio l’inizio, sesto mese, l’uso del cucchiaino, evitare ingredienti che possano dare allergie (vedi molluschi, uova e agrumi) e il no-no a sale e zucchero.
Spulciando in rete e sfogliando la bibbia di Annabel Karmel che mi sono portata a casetta mi sono subito resa conto come nello svezzamento si rispecchi quello che succede banalmente facendo cento passi a Londra.
C’è la cucina tradizionale british fatta di pie, pudding e radici, ma anche di avocado, coconut milk, mango, patate dolci e erbe che non siano il solito rosmarino o salvia. Ed è naturale che si trovino primi assaggi di pezzettini di avocado, pappe profumate di coriandolo e allungate con latte di cocco o mash a base di patate dolci e pastinache.

La mia opinione? Bè una che non ci ha pensato molto ad alternare a pasta e riso bulgur e cous cous non può che apprezzare, chiaramente ricordando la regola inglese del "four days": ossia assaggio di boccone nuovo, attesa di quattro giorni "scongiura allergia".

 

Potevo seguire gli inglesi e con le pastinache fare uno di quei mash con cui nei tempi addietro erano soliti accompagnare pesantissimi spezzatini di carne innaffiati da gravy. Ho preferito una vellutata, della serie comfort food dove si sprigionasse il sapore fresco e dolce dopo la cottura di queste radici. Perché dopo due giorni di overdose sole (mi pareva talmente primavera che ci mancava poco uscissi in t-shirt alla moda anglosassone) oggi mi pare  di essere ripiombata nell’inverno grigio con nemmeno la scusa del tempo variabile all’inglese (ergo, impossibile che fra un’ora splenda il sole). Sì direi che sono una ragazza profondamente metereopatica. Nel frattempo Alice si conforta con la vellutata e io con la convinzione che i 21 marzo non è lontano.

Il ramo è inglese, foto scattata a St. James Park il 21 febbraio.

 

La pappa è formato 6-7 mesi, quindi primo svezzamento. Se proprio le pastinache non le trovate potete sostituire con carote ma non è ovviamente la stessa cosa:-).  Per la versione mamma&papà consiglio semplice aggiunta di sale e scorza di limone.

 

Ingredienti

2 pastinache

1 fetta di mela

1/2 patata dolce

1 cucchiaino di olio EVO

1 cucchiaino di parmigiano reggiano

 

Procedimento

Pulite le verdure, tagliatele a pezzi come la fettina di mela. Fate bollire in acqua fino a quando sono morbide. Passate al mixer con un cucchiaino di olio 

Evo e l’acqua di cottura. Servite (eventualmente con parmigiano).

Scones al cheddar: so british

Ho passato il weekend in viaggio. Naturalmente Londra- Milano dura un attimo ma ho continuato a sentirmi sospesa da venerdì (giorno prima della partenza) a domenica (giorno dopo l’arrivo). Sarà la casa con quel parquet scricchiolante che ancora mi pare di sentire, saranno quelle valigie con ben 11 chili di extra che Mr B., vista la grazia che ci ha fatto un non inglese all’aeroporto, 

mi ha perdonato con una risata quando dall’ultimo  trolley ci ha estratto pure un chilo di pastinache (“e queste che cavolo sono?”). Sarà tutta quella Londra che ancora sento addosso. Poi oggi è cambiato tutto: è lunedì, è marzo e qui c’è il sole, ma proprio sole, pieno e sfacciato.

La cucina a casa non ha ancora riaperto, in compenso venerdì, munite di doppio forno londinese, con Alice abbiamo sperimentato la versione salata degli scones.

Perché insistere vi chiederete? Innanzitutto sono tipo maniacale, di quelli che scoperta una cosa (sia uno scrittore sia un regista sia una tipologia british di radici) poi devono immancabilmente sperimentare la serie. Secondariamente, fatto da non sottovalutare, nel frigorifero giaceva una fetta di cheddar di Neal’s Yard (vi ricordate del Borough Market) da far fuori.

Ecco il cheddar  è uno dei pochi e rari formaggi che parlano inglese. Provate a pensare a qualcosa di profondamente e banalmente british. I bus a due piani, rossi. I cab neri (mi spiegate perché gli inglesi sono riusciti a conservare dei taxi che ti viene voglia di salire ogni volta che ne vedi uno?). Il Big Ben uno pari con il Tower Bridge e ormai pure con il London Eye.

Gli scoiattoli di St. James Park e i cigni di Hyde Park. L’Alicetta in cabina rossa (ok questo per la sottoscritta). Sorry, please e grazie, thank you. La pioggia.

 

L’ora del tè e Mind the gap. Il pudding, i pies. E gli scones.

Tenete conto che, come la versione dolce, lo scone si presta al formato 12 mesi, perfetto come pseudo panino morbido da mordere. La mia modifica? Abbassato la dose british di burro e lavorato con qualche cucchiaio di buttermiclh. E profumato con timo.

Naturalmente lo scone salato si presta ad innumerevoli variazione: potete sostituire il cheddar con parmigiano piuttosto che formaggio tipo Emmental o latteria poco stagionato (per bebè sui 12 mesi), o introdurci delle verdure cotte (patate, zucchine ad esempio).

piesse: ancora per qualche giorno il cucchiaino sarà in versione british, non fosse altro per farvi vedere come utilizzo il chilo di pastinache in formato inizio svezzamento

 

Ingredienti

200 farina

50 gr di burro

2 uova

60 gr di cheddar grattuggiato

timo

1 bicchiere di buttermilch (o latte e yogurt), q.b. per lavorare l’impasto

1 cucchiaino abbondante di baking powder (o mezza bustina di lievito istantaneo)

Procedimento

Simile, simile a quello degli scones dolci (anche se dovete ricavare dei panetti più bassi). Impastare farina (nella quale avete stemperato il lievito) e burro con le dita, mescolare il formaggio grattuggiato, un pizzico di sale e il timo. Aggiungere le uova sbattute (lasciate un paio di cucchiai per spennellare). Aiutarsi con il buttermilch per lavorare l’impasto. Dovete ottenere una consistenza morbida ma che possa agevolmente essere stesa per poi ritagliare i tondi.

Su carta da forno ricavate delle forme tonde non troppo alte (circa 1 cm), spennellate e passate a 180° per 10-15 minuti. Potete mangiarli caldi, caldi vuoti oppure anche tagliare e imbottire con prosciutto, salmone affumicato (sopra i 24 mesi) o del formaggio fresco. 

 

 

About roots: soba e ragù vegano

 

Sarebbe bello poter gironzolare tutti i santi weekend al Borough Market, causa divieto di Mr B. capita che la spesa la sottoscritta la faccia su e giù per la via principale. Una sorta di discesa, nel senso che il tragitto è piatto, piatto, ma la scelta del dove va dal più nobile (e decisamente costoso) Whole Foods al popolare Tesco con la tappa purgatoriale di Marks&Spencer.

 

Inutile dire dove vorrebbe cadere la mia scelta. Doveroso aggiungere che posso considerarmi una shopping addict nevrotica e poco, pochissimo abituale. Della serie difficile poter appiopparmi una categoria. Se questo era chiaro per tutto quello che concerne abbigliamento e arredamento, decisamente devo farci entrare pure il cibo, almeno qui a Londra. 

Siete alla ricerca di bio? Volete sapere, ma proprio sapere che le vostre pastinache sono di Mr  Paul, coltivatore da tre generazioni e appassionato di tuberi? E’ facile che tra uno scaffale di zucchine del Sud Africa e barbabietole british, vi venga spiegato tutto per filo e per segno sia all’inferno sia al paradiso. Questa cosa, lo ammetto, mi fa impazzire nel senso che mi spinge all’acquisto. Grazie al cielo c’è pupi che scalpita e distrae e vuole immancabilmente toccare. 

Poi capita che oltre al packaging, oltre al racconto con tanto di foto a chilometri zero, si aggiunga il consiglio, della serie "suvvia non penserai di comprare le solite radici, i soliti banali tuberi?". Bellezza guarda avanti e per oggi scegli le radici. Locali e squisitamente british. 

E che volete  faccia una ragazza di campagna con bebè al seguito in paradiso? Si lascia incantare. Nel carrellino ballerino (è nelle mani di pupi) finiscono in bell’ordine: barbabietola di Mr Ken, cavolo rapa di Mr Patrick, pastinache di Mrs Helen (ecco di queste ne avevo prese anche al Borough), patata dolce di fattoria non precisata ma sempre british e giusto due topinambur. 

Poi succede che girato l’angolo, in totale overdose di bio british, adocchi noddle alla soba. E siccome mi piace giocare e le unioni strambe mi divertono, ecco che i classici spaghetti japp  finiscono in un ragù vegano british. Tornata a casetta ho aggiunto una manciata di ceci e giusto una carota. A suggellare tofu. 

La pupa era al suo primo assaggio di soba, complice il ragù è stato un successo.  Un po’ come i pizzoccheri, anche gli spaghetti di soba sono fatti con il grano saraceno, indi perfetti per chi deve tenersi lontano dal glutine. 

Tenete conto che il ragù (magari passato e senza cipollotto) va d’accordo col 9 mesi, mentre gli spaghetti sono da rimandare fin dopo l’anno per il formato. In alternativa potete optare per ragù di verdure e crema di grano saraceno per la pappa inizio svezzamento oppure per pastina integrale.

piesse: a proposito di radici, pastinache (lo so da noi è quasi impossibile trovarne), barbabietole, cavolo rapa (non confondete con il sedano!) e carote sono ricchi di vitamine C, potassio, ferro e magnesio. Perfette per ‘sto tempo inglese pioggia costante.

Ingredienti (per pupi&moi)

80 gr di soba

1 cavolo rapa

1 carotina

1 pastinaca

1/2 fette di barbabietola

1 manciata di ceci lessati

1/2 patata dolce

cipollotto o due/tre fettine di porro

olio EVO

40 gr di tofu

erbe per profumare (io ho usato timo al limone)

(sale)

 

Procedimento

Pulite le verdure (lavate, pelate e grattate). Tagliate a pezzetti piccoli piccoli.

Mettete in padella del cipollotto affettato (o porro) e le erbe (che poi potete pure eliminare) con un cucchiaino di olio. Aggiungete le verdure, girate e bagnate con acqua tiepida o brodo vegetale. A metà cottura unite i ceci. Verso la fine il tofu a pezzetti.  

Intanto cuocete i noddle (di solito vanno fatti bollire per 4-5 minuti). Condite gli spaghetti con il ragù. Nel caso invece abbiate formato 9 mesi, passate le verdure (eventualmente fate a meno di cipollotto e cavolo rapa), diluite con brodo e amalgamate con un paio di crema di grano saraceno oppure con pastina integrale (che potete, aggiungendo brodo, anche cucinare insieme al mix di verdure). Finite con qualche pezzettino di tofu.