La pastiera degli eretici con gli ovetti sopra

Ho cominciato a pensare a Pasqua da settimane. Prima con la ricerca di uova candide, candide, per lavoro, poi a causa di un simpatico pulcino, quindi con lista di quello che sarà il pranzo (che vede dei gnocchi non ti scordar di me in pole position:-)). Giorni fa, complice l’arrivo di ovetti mignon per la pupa grande, ho voluto sperimentare una versione personale (e direi molto eretica della pastiera). Ho mantenuto l’idea, profumato con l’essenza di fiori d’arancio (come pastiera comanda) ma ho eliminato il grano (non l’avevo a casa e avevamo voglia di dolce quanto prima!). E’ nata questa torta, friabile, morbida e dolce al punto giusto, perfetta per i miei coinquilini.

Una crostata bella da vedere ma veloce da preparare che sa di primavera e Pasqua. In mezzo c’è finito un nido di scorza d’arancia (ecco, qui è nata una vera e proria ricerca sul perfetto rigalimoni per questo genere di lavori…) e ovetti fondenti eccetto uno. Pare un nido, pare un fiore, su un manto di bianco candido. Meraviglia!

Per la crema ho creato a modo mio e l’esperimento mi è piaciuto molto: ricotta (vaccina, nel mio caso), latte,  zucchero e un cucchiaio abbondante di maizena. E il profumo di fiori d’arancio. 

Per la frolla ho utilizzato solo tuorli e alla farina 00 ho aggiunto della fecola di patate per un risultato più leggero e morbido. Non ho esagerato con lo zucchero, e pure la pupetta di casa ha fatto il suo assaggio.

Essendo, dopotutto, parente lontana di una pastiera, invece della scorza di limone nell’impasto è finita scorza d’arancia.

E considerato che nei prossimi giorni i pupi si aggireranno per casa (perché le loro vacanze sono sempre così lunghe:-)??), è una buona idea da preparare insieme!

Ingredienti

200 g di farina 100

100 g di fecola di patate

2 tuorli

100 g di burro

80 g di zucchero

scorza di limone

un pizzico di lievito o cremor tartaro

 

Per la crema

250 g di ricotta vaccina

1 bicchiere di latte (circa 80-90 ml)

50 g di zucchero

1 cucchiaino di essenza di fiori di arancia 
1 tuorlo

 

ovetti di cioccolato

scorza fine di un paio di arance bio

zucchero a velo

Procedimento

Setacciate la farina e la fecola e il pizzico di lievito insieme, mettete su una spianatoia e aggiungete i tuorli e lo zucchero.  Cominciate a mescolare insieme ed aggiungete il burro ammorbidito a temperatura ambiente. Lavorate fino a ottenere una palla, avvolgete nella pellicola e lasciate riposare in frigo per 30-40 minuti.

Intanto preparate la crema. Sciogliete lo zucchero nel latte tiepido, lasciate raffreddare, quindi mescolate la ricotta con il tuorlo, lavorando fino ad avere una crema omogenea. Aggiungete un cucchiaio di maizena e il latte a filo (la crema non deve risultare troppo liquida, quindi se ha la consistenza corretta, smettete di unirne). Mescolate. Unite un cucchiaino di fiori di arancio (anche di più se vi piace:-)). 

Riprendete l’impasto, stendetelo e rivestite una teglia da crostata di 20 cm circa. Con il pollice o un bastoncino di legno segnate le scanalature sui bordi (è una crostata, no?). Con una forchetta fate dei piccoli fori sul fondo, quindi riempite con la crema livellando per bene.

Cuocete in forno a 185° per 40 minuti circa. Lasciate raffreddare per bene, poi disporre al centro, in maniera circolare, della scorza di arancia sottile come fosse un nido e poi nel mezzo le ovette di cioccolato. Coprite il centro con un cerchio di carta argentata e spolverate la parte restante con zucchero a velo.

Primavera, equinozi e piselli!

Pensi che la primavera stia tutta in una riga di poesia. Con quel 21 ben stampato nella memoria: questione di luce, giornate che si fanno tiepide e rami che si colorano. Bene, così è ma si tratta di equinozi. E quest’anno, e quello dopo e quello dopo ancora, la primavera arriva il 20. Niente 21. E per una che aspetta il 21 a primavera per tutto l’anno, nemmeno fosse Natale o il compleanno, questa cosa è destabilizzante. Metteteci una settimana di grigio, Lui via oltreoceano e pochissime forze per macinare i devo. 

Poi basta una giornata di sole, una manciata di piselli freschi e una pupa al seguito dal "verduriferofruttivendolo" e tutto cambia.

 

"Mamma, i piselli! Li prendiamo?". Ultimamente ho un fruttivendolo che mi procaccia di tutto e di più, cose impensabili e improbabili (e di cui a volte mi vergogno, sob!) per lavoro. Tipo quando a febbraio, sotto la neve, ho cercato gli asparagi o l’altra settimana ho chiesto della possibilità di rintracciare dei cachi (poi eliminati dalla lista di foto possibili…).  

Il lato positivo è che le sue origini siciliane fanno in modo che trovi da lui arrivi che sanno già di primavera. Come i piselli. Ammetto che la sottoscritta, nel suo tour lavoro-foto-asilo-spesa al volo di cose dimenticate- ritorno alla base, i piselli li aveva un po’ snobbati. E guardato scettica chi affermava che erano ottimi crudi. 

Li ha testati Alice: sgranati lì e mangiucchiati come fossero caramelline verde smeraldo.

"Mamma, sono dolci!". 

E cosa può fare primavera se non una sgranatura di bacelli? Questa è stata veramente speciale, consumata in compagnia anche della più piccola di casa, dedita soprattutto all’assaggio dei bacelli, lol!

 

Lo spettacolo delle mie due primavere mi ha riconciliato con con tutti quei devo che occupano troppi spazi della mia giornata ultimamente.

E come primavera comanda i piselli sono finiti in una preparazione di quelle tanto semplici da parere banali nel "perché non ci ho mai pensato?".

Crudi, sì, crudi, marinati per un’oretta in una citronette a base di olio extravergine, limone, erbe selvatiche altoatesine (ortica, calendula, fiordaliso, timo etc..) in sostituzione della menta fresca che non avevo (e che consiglio vivamente!) e pezzetti sbriciolati di feta.

 

Vi auguro buon inizio primavera e vi rimando a questo link qui per donare tante primavere a chi sta cercando di camminare verso casa!

La festa della leoncina!


E’ volata, un po’ come succede ultimamente a tutte le mie giornate. L’abbraccio del mattino con quella canzoncina che l’ha fatta sorridere. Vuoi per la mia cantilena buffa, vuoi perché è ancora una cucciola. Una leoncina morbida che assomiglia, zucchero a parte, a quella creata dalle mani di Polvere di Zucchero.

Sì, perché dopo molte pensate, la torta la faccio io (e Lui a dire anche no:-)), la torta la prendo lì o là, ho posato lo sguardo sulla figurina nella cornice, disegnata un anno fa da Miss Cia. E ho scritto alla maghetta dello zucchero. Ne è uscita la meraviglia che vedete in foto!

Ho desiderato qualcosa che assomigliasse a quell’immagine, qualcosa che fosse bello, più bello del solito, e ricordasse la leoncina di casa. Ho scritto e riscritto a Paola, che pazientemente ha ascolato (uhm, virtualmente) desideri e richieste, e devo dire che ci siamo intese per bene. Grazie!


Lo confesso, mi piace il cake design da vedere ma ho sempre pensato non facesse per me (da fare e mangiare!). Bene, per il fare come imparare si vedrà, per quello che riguarda ingredienti e sapori mi sono ricreduta. L’interno era un morbido pan di spagna con crema chantilly e frutti di bosco (preparato dal pasticcere di questo posto qui, secondo richiesta sempre della rompiscatole del Cucchiaino), l’esterno invece di pasta di zucchero modellato dalla maghetta. 

E la sottoscritta? Bene, la torta per questa volta l’ho delegata ad altri, preparando qualcosa del resto.
Considerato che avevamo diversi bambini, nel menù sono rientrati focaccine, muffin salati, fette di pan brioché con patè al cotto e pistacchi, chiocciole di salmone e ricotta e del rapidissimo bulgur con verdure e pollo croccante:-). 

A dire il vero non ho resistito e dovendo preparare per lavoro delle pavlove pera e uva sono finite per essere prodotte in grosse mini quantità per il buffet. 

Per Lea, invece, oltre al piccolo assaggio di pan di spagna, una mini tortina che assomigliava molto alla without. E tanti tulipani bianchi. 

Oltre a uno da stringere forte per muovere i primi passi.

L’Uno di Lea. Buon Compleanno!

Il primo figlio è un po’ come quel primo innamoramento che ti lascia stordito e poco capace di distinguere. Pensi di aver compreso tutto, aver conservato sensazioni e ricordi a piene mani. Poi capisci. La volta dopo. Non è che tu sia diventato più bravo, o che il tempo sia capace di rallentamenti che non ti costringano continuamente alla rincorsa. Anzi. Però sai che ti devi costringere a guardare e guardare un’altra volta, annusando quell’aria, quel sapore che pare duri sempre e il momento dopo è già andato. E oggi, 8 marzo, che è uno, questo primo compleanno è di Lea ma è anche mio. 

Mi sono scoperta nuovamente innamorata, presa e incantata, come se fosse la prima volta, mi sono scoperta mamma, inevitabilmente mamma da sindrome da figlio unico per ogni figlio (che fatica!), mi sono sentita tanto più consapevole perché c’è stata la prima volta. 
La leoncina di casa oggi fa uno.
C’è la stanchezza, il bisogno assillante di momenti miei, della ragazza che ero e voglio ancora essere.
Questo, credo, per più della metà del giorno (uhm, però sono sopravvissuta!). E poi c’è l’aria, quella delle mie figlie, dell’ultima di casa, che mi manca appena mi allontano, perché non ho ancora imparato a dividere le sue giornate dalle mie.
E’ quel momento del giorno, molto meno della metà, che però quando arriva ti illumina e riempie.  
Non sono diventata brava, come mamma, ma sono cresciuta.
Mi sono ripetuta per mesi che ogni istante andava conservato e contemplato perché quel profumo di neonato, quel primo sorriso, la sorpresa dei “ta-ta” e “ma-ma”, gli occhi che si accendono quando ti vedono, la pace di un profilo addormentato accanto al tuo corrono troppo in fretta. Vorrei averlo fatto ancora meglio oggi che è uno. E i piedini, fatti di burro, hanno già preso a correre, quasi volare.
Buon compleanno Lea! 
piesse: ricetta veloce dei piedini burrosi (liberamente ispirati allo shortbread scozzese ma alleggeriti con tanta scorza di lime!), che qui c’è da correre per la festicciola della sera:-)
Ingredienti
100 g di zucchero
200 g di burro
300 g di farina

scorza di un lime
2 cucchiai di frutti rossi disidrati e tritati

 

Lavorate il burro con lo zucchero fino a ottenere un composto spumoso. Aggiungete la farina e iniziate a impastare con le dita. Unite i frutti tritati e la scorza di lime e finite di impastare fino a formare una palla. Avvolgete nella pellicola e mettete a riposare per almeno un’oretta in frigo. Riprendete l’impasto e stendetelo a un’altezza di 6-8 mm, ritagliate la forma prescelta. Cuocete i biscotti per 10-15 minuti in forno caldo a 185°. Potete anche stendere l’impasto in un’unica forma (altezza 1-1,5 cm) in una tortiera tonda, bucherellare con una forchetta, fare un taglio a croce e infornare per 30 minuti circa: in questo caso, tagliate delle fette con una rotellina quando la teglia è ancora calda, quindi lasciate raffreddare. 

Le polpette alle lenticchie di Miss Lea

Dalla frequenza con cui aggiorno il Cucchiaino parrebbe che la sottoscritta non cucini nulla o quasi. Invece, eccetto quei giorni in cui lavoro su altro ed emigro in città, sono totalmente reclusa nella cucina di casa (in attesa fervida che fra qualche mese abbia maggior spazio vitale in quella nuova!).

Tra ricette-video e ricette-foto (linguaggio quasi cifrato dei pasticciamenti attuali con Miss Cia). Delle prime potete vedere qui il numero zero (ecco, la prima di una serie lunga 40 puntate:-)), e prometto di parlarvene presto con una chicca girata da Miss Cia, delle seconde spero esca un nuovo "figlio" da coccolare entro Natale:-)).

Nel frattempo, tra cene combinate con avanzi sconclusionati della giornata e l’avvicinarsi del primo compleanno della leoncina di casa (manca una settimana! e sono nel panico totale), ogni tanto capita che da un hamburger veggie per qualcun altro escano delle fantastiche polpettine per la Miss di casa.

Poi, ovvio, piacciono anche al resto dei componenti della famiglia, soprattutto intingolate in salsine al profumo di cumino e yogurt (vedi l’Aliciotta) e ne rimangono quasi nulla per la pappa del giorno dopo.

Ultimamente sto producendo tantissime tipologie di polpette di svariato genere, a volte totalmente veggie altre con pesce in bastoncini o combinazioni di verdure di stagione. Buonissime quelle alla zucca e formaggio (in versione adulta con ‘nduja) o ai broccoli e cavolfiore. Leggere quelle ai legumi, in primis alle lenticchie. 

Sto facendo anche un uso smodato delle patate dolci, la stagione è favorevole e danno un tocco morbido e vellutato sia nelle pappe di Lea sia in contrasto con sale, pepe e rosmarino come chips al forno. Tanto, in questo caso, da rifarle nel giro di due giorni (con la benedizione di Lui).

 

Lea poi si sta trafsormando in una piccola gourmet affamata e deliziata da ogni tipo di assaggio. Fantastico vederla scoprire ogni cosa!

Per le polpettine di Lea ho combinato 200 g di lenticchie (sia decorticate sia nere siciliane),  stufate con cipollotto, aglio e semi di finocchio, 1 patata dolce 1 patata bianca, cucinate al vapore e quindi passate nello schiacciapatate.

Ho mescolato per bene il tutto aiutandomi con 30 g circa di farina, ho ammorbidito con un paio di cucchiai di yogurt greco e ho formato le polpettine. Le ho passate in un mix di farina fioretto e semi misti, quindi le ho appoggiate su carta da forno e bagnate con un filo di olio extravergine d’oliva. Infine le ho cucinate in forno (girandole due o tre volte) per 15 minuti.

A parte ho preparato una salsina a base di yogurt greco, mescolando quest’ultimo con un cucchiaino di olio extravergine d’oliva, un cucchiaino di succod i limone e un cucchiaino di semi di cumino.

Perfette per l’ora dell’aperitivo sia nostra sia della pupetta che ha molto gradito pasticciare e mangiucchiare a mano libera!

 

 

 

E’ carnevale, mascherina!

C’è un costume verde smeraldo, di voile leggero e svolazzante. Due ali, per correre in alto e un cestino, di rami di quercia antica, per raccogliere a piene mani la polvere di fata. E c’è una bimba, cinque anni e un piccolo pezzetto, che non vede l’ora di diventare qualcun altro.

E poi ci sono due orecchie, criniere di sole e terra per la leoncina di casa. Uhm, lei non credo ne capisca molto, ma pare adorare quei fili di lana morbidi da strofinarsi addosso e mangiucchiare. 

C’è poi una mascherina, rosso scarlatto, per la ragazza di casa che sogna ogni giorno di trasformarsi e trasformare, dopottutto i regni di tanto, tanto lontano a volte sono così vicini:-)

Per noi è Carnevale da domani, prima qui, poi là e poi ancora di là. Per le strade, nelle stelle e nelle manciate di colore francobollo lanciati fino al cielo. 

Oggi, tra una torta da rifare per lavoro (sigh, sigh…) e un’altra infornata nuovamente si sono infilate queste mascherine per il mio Cucchiaino!

L’impasto è leggero, leggero, di farina di mais fioretto (di quella fine, fine), olio e succo di arancia. Poco zucchero. E le mani ad impastare con quei gesti che ti riconcialino la giornata.

Per decorare ho utilizzato "gocce di sole", una delizia acquistata un mesetto fa al mercato Viaduckt di Zurigo: si tratta di semi di girasole ricoperti di cioccolato.

Un’alternativa alle solite caramelline al cioccolato colorate:-)

Per tante mascherine fate come noi:

150 g di farina di mais fioretto
100 g di farina 00
70 g di zucchero
il succo di arancia di buone dimensioni
1 tuorlo d’uovo
120 ml di olio di semi di girasole

1 cucchiaino di bicarbonato
confetti di cioccolato

Mescolate il tuorlo d’uovo con lo zucchero, aggiungete l’olio e il succo di arancia, quindi unite le due farine setacciate con il bicarbonato. 
Impastate a mano fino a ottenere una palla morbida ma compatta. Rivestite con della pellicola e trasferite in frigo per una buona mezz’ora. Riprendete l’impasto, stendetelo su carta da forno e ritagliate le mascherine. Decorate coi confettie  cuocete in forno preriscaldato a 175° per 10 minuti circa.