da miralda | 05 Apr 2010 | 18-24 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

"… i caldi pensieri generano calde azioni, e le calde azioni sono l’amore" W. S.
Il cucchiaino come promesso ha creato la sua ricetta, giusto in coda alla Pasqua. E per le 99 colombe, alla mezzanotte di un anno dopo, è rinata una fetta di dolce, il forno ne ha fatto una cosa nuova eppure uguale a se stessa.
Il soufflè è dolce da bebè formato anno ben suonato, per via di quelle uova da sbattere e ribattere, mischiare e amalgamare, del latte e di tanto zucchero. Solo un consiglio che la sottoscritta non dimentica mai quando si parla di soufflè: da mangiare appena sfornato:-).
piesse: se vi piace preparate una crema inglese, aromatizzata alla vaniglia per accompagnare il soufflè così ben sfornato.
Ingredienti (per tre)
un paio di fette di colomba
2 uova
succo di arancia (qualche cucchiaio)
1 bicchiere di latte abbondante
20 gr di maizena
scorza di limone bio
Procedimento
Tagliate a pezzetti la colomba, tenendo da parte la copertura di granella e qualche mandorla. Bagnate la colomba con latte e succo di arancia, mettete sul fuoco a fiamma bassa e aggiungete la scorza di limone e la maizena, continuando a mescolare. Una volta che il liquido si è asciugato, togliete dal fuoco, fate raffreddare, separate tuorli e albumi. Nel composto aggiungete i tuorli sbattuti, montate a neve gli albumi. Unite anche questi, poco alla volta, al composto. Mettete in stampini da soufflè, posizionando nella parte alta la copertura della colomba (granella e mandorle) che vi eravate tenuti da parte.
Passate in forno caldo (175° ventilato) per 15 minuti.
da miralda | 03 Feb 2010 | 18-24 mesi, Dal Mondo, L'ora della merenda, Li'l spoon in London
E’ una delle prime cose che ho acquistato a Londra, insieme al lemongrass, la lavagnetta magica di Hamleys e il National Cookbook. Di sicuro è quello che mi ha dato grande soddisfazione. Della serie “lo voglio, lo trovo ed ha pure un prezzo ben al di sotto del mercato italico”. Cinque, dico cinque gambi (si dice così?) di rabarbari, color porporaviolaceo acceso, da utilizzare come frutta ma della famiglia "verdure".
E ho deciso che niente era più “british” di un crumble, soprattutto all’ora del tè.
Semplice, veloce e fatto di poche briciole: giusto fiocchi di avena e farina integrale (ne ho una quantità industriale, avanzata dalla pakkolla), scorza di arancia, poco, poco zucchero scuro e un tocco di burro. E il rabarbaro in tutto il suo splendore, cotto qualche minuto con due cucchiai di zucchero, mezzo bicchiere di latte e un cucchiaino (ce l’avevo e non ho resistito) di latte di cocco.
Con gli scones e il pudding (ne parleremo) il crumble (di solito di mele) è uno dei pezzi forti per il tè delle cinque.
Il teatime per la sottoscritta rimane però ancora un miraggio (e difatti il mio crumble è stato il dolce della cena) che in settimana a quell’ora lavoro mentre la pupa saltella al nido e nel finesettimana è l’orario migliore per girare per musei e gallerie (bè per noi, visto che l’aliociotta è fuoriuso sul passeggino). Indi, mentre gli inglesi e sua maestà sorseggiano dell’ottimo Early Grey, Mr B. ed io siamo impegnati con mummie, fregi del Partenone di ellenica provenienza (‘sti inglesi sono pazzeschi!) e la decapitazione di Lady Jane Grey: lo so, quest’ultimo, a voi non dice nulla, ma a me è rimasto il ricordo di questo quadro da ragazzina al National, sì, sì più dei girasoli di Van Gogh, avevo una fervida fantasia allora.
Sarà ma Londra non ti mette per niente la voglia di fermarti, se poi considerate l’irrequietezza innata della sottoscritta le cose possono solo correre ancor di più.
Ecco quello che è stato il programma del nostro weekend, caso mai qualcuno fosse curioso e volesse trarre spunto per visite future:-).
11.00 a.m.: Cinderella al Lyric. Londra è la città dei musical, dei concerti e delle rappresentazioni shakespiriane. Bene, non solo. C’è una nutrita programmazione anche per i pupi, ma proprio pupi (diciamo dal formato aliciotta in poi).

13.00 p.m.: Portobello market. Mai visto tanta gente e tante chincaglierie insieme. Spostatevi verso Nottting Hill, dove il mercato si fa soprattutto gastronomico e afte tappa a Books for cooks (prometto di riparlarne che qui si fa lunga).

15.00 p.m.: lunga, lunga camminata e ecco che ci siamo spostati verso Chiantown, Soho, giro l’angolo, cammino, cammino.
16.00 p.m.: requiem pupi, il British. Stupefacente. Però i fregi del Partenone potrebbero ritornare a casa, casetta, no?
18.00 p.m.: chiamalo teatime, bè comunque crumble di mele nella cripta. Porzione devastante, la custurd cream contribuisce notevolmente a peggiorare le cose. Requiem della sottoscritta, resurrezione della pupa.
Dimenticavo la ricetta. Praticamente ve l’ho già cantata. Riepilogo, che qui si parla di cucina. Formato? Due anni soprattutto per via del rabarbaro (aspetto però conferma dalla pediatra del cucchiaino). Nel senso che se sostituite con le mele potete agevolmente impiattare per un dodici-diciotto.

Tagliate il rabarbaro a pezzetti (circa 5-6 gambi). Mettete in pentola con un cucchiaino di zucchero e latte (circa mezzo bicchiere). Girate fino a quando si ammorbidisce senza però sfaldarsi (basteranno cinque, otto minuti). Preparate le vostre briciole. Mischiate burro (circa 70 gr), fiocchi di avena e farina (circa 150 gr) e zucchero (50 gr). Se volete potete aggiungere scorza di arancia (io ci ho messo delle scorze caramellate) e granella di mandorle (io non l’avevo e ho lasciato perdere). Dovrete ricavare un impasto a briciole (usate, usate le dita). Mettete il rabarbaro nella pirofila e coprite con il crumble. Infornate per 20 minuti a 180° e servite caldo.
da miralda | 12 Ott 2009 | 18-24 mesi, Happy Birthday!, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, La colazione

E così, inaspettatamente ho smesso di contare i mesi e gli anni sono diventati due. Sulla strada ho trovato "du lait et des framboises", a ricordarmi quello che è da poco passato ( a me pare solo ieri) e quello che è oggi, l’Aliciotta che afferra veloce, veloce i lamponi a mano libera.
E’ strano a ripensarci come c’è stato un tempo dove contavo i giorni e poi le settimane e come parevano non passare mai, poi i mesi hanno preso a correre e a mettersi in bell’ordine negli anni (troppa saggezza da lunedì?).
La giornata di ieri è stata di quelle domeniche lunghe lunghe, che cominciano lente, lente. La colazione a base di latte in tazza (che il biberon ormai fa capolino di rado), il primo soffio sulle candeline e Pippi che si cala in mongolfiera nel nostro salotto (naturalmente in formato pezza 40 cm) per la soddisfazione dell’Aliciotta.
E poi è continuata in giardino in un pomeriggio che sapeva di sole d’autunno, bolle di sapone e bimbi che corrono.



Il dolce è nato per caso, sfogliando un libro di cucina che mi ha affascinato per la suggestione che è in grado di creare fra ricette, viaggi e mondi che l’autrice ha vissuto. La ricetta in "Falling cloudberries" di Tessa Kiros (perché il titolo in inglese è così tanto più bello della versione italiana "Ricette di famiglia"?) mi ha colpito perché ero alla ricerca di qualcosa di evocativo, semplice e che sapesse di latte.
E credo di non aver mai creato un dolce (e forse un piatto) così evocativo, altro che madeilene proustiane. Sarà che ci sono i primi ricordi di mia figlia, sarà che il latte ha ancora un potere così consolatorio, sarà che ci ho tuffato i lamponi, rosso vivace di oggi, sarà che a Miss Cia ho consegnato parole in francese da porre sulla fotografia scattata all’Aliciotta (che in italiano proprio no, non mi suonavano per questa ricetta).
Et voilà "une tarte du lait et des framboises", di quelle dove la frolla appena lievitata si scioglie in un abbraccio nella crema di latte puntellata di rosso.

Ho alleggerito la ricetta di Kiros, passato subito la crema in forno con la pasta frolla (per paura che non tenesse e meno male:-) e annegato i lamponi. Una parte di lamponi si può lasciare da parte e preparare un succo fresco con arancia fresca, una manciata di mirtilli e qualche cucchiaio di acqua.
P.S. La tarte è formato 24 mesi, se eliminate i lamponi può funzionare anche per il formato 18:-).

Ingredienti (per otto persone)
Pasta
100 gr di burro a tocchetti
80 gr di zucchero
1 uovo sbattuto
250 di farina per dolci
1 cucchiaino di lievito in polvere
scorza di limone
Per il ripieno
500 ml di latte
50 gr di burro
2 uova
60 gr di zucchero
30 gr di maizena
1 stecca di vaniglia
200 gr di lamponi

Procedimento
Mescolare burro e farina con un cucchiaio di legno. Aggiungere al composto morbido la farina, la scorza di limone e il lievito. Incorporare l’uovo e mescolare con le mani. Mettere la pasta in una pellicola e porre in frigorifero per un’oretta. Nel frattempo preparare la crema. Sciogliere il burro nel latte su fuoco medio. Aprire la stecca di vaniglia e mettterne metà nel latte.
Nel frattempo sbattere i tuorli con lo zucchero e aggiungere l’amido. Montare gli albumi a neve ben soda.
Passare il latte caldo al colino per eliminare i semini di vaniglia, e cominciare ad aggiungerne una cucchiaiata ai tuorli: mescola subito prima che impazziscano. A questo punto aggiungere anche il resto del latte e incorporare gli albumi.
Lava i lamponi e riscalda il forno a 180°.
Riprendere la pasta, stenderla con il mattarello e porla in uno stampo da crostata. Versare la crema sulla crostata, tuffare i lamponi (se vuoi puoi spolverare con dello zucchero di canna) e passare in forno caldo per 40 minuti.
da miralda | 15 Set 2009 | 18-24 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Avrei dovuto postare la ricetta ieri ma ieri è stata una giornata particolare: Alice è sbarcata al nido per sua somma gioia e malinconia di mamma, ho ripreso a sguazzare con lei in acqua altezza un metro e poco più (per lei è la “piscina!!!”) e dopotutto era lunedì. E io, come diceva qualcuno, odio il lunedì.
Oggi poi pare arrivato l’autunno: io cucinerei solo zucca, vellutate, soffici cakes di mele e cannella e castagne se già ci fossero. Però avevo promesso la ricetta coi fichi di’india (tra l’altro in questo periodo non faccio che vederli al bancofrutta) e dopotutto io ‘sta ricetta l’avevo debitamente fotografata con l’aiuto dell’Aliciotta a La Maddalena. Sul piatto finale è intervenuta la mano di Miss Cia e il risotto (sì, sì trattasi proprio di risotto) è stato inglobato da un buffo cucchiaino.
A qualcuno di sicuro i fichi d’india stanno antipatici con tutte quelle spine che una volta toccati non te ne sbarazzi più. Confesso: io non ci vado matta, li preferisco di gran lunga sulla pianta, rosati, arancioni, con le pale dalle quali spuntano i fiori (poi i frutti) che paiono orecchie di elefante con estremità da riccio. Ho navigato in rete perché volevo capire al di là di granite, gelati & co. che cosa potessi farci, per di più in formato Alice e ho trovato che la mia idea di un risotto non era così stramba.
Sono di quelli che considerano il risotto un po’ come l’officializzazione di un rito: il lento girare del cucchiaio, la mantecatura finale, l’onda nel piatto. Non c’è spazio per chi ha fretta e chissà perché quando sono di cattivo umore alla fine il risotto non mi riesce mai come vorrei. Da questo punto di vista la pasta è tutta un’altra storia (ma qualche volta mi diverto a risottarla). Se come la sottoscritta amate poi abbinamenti poco tradizionali bè, allora, il risotto ai fichi d’india può essere una variazione sul tema.
A proposito di fichi, i miei sono stati colti sulla panoramica che porta a Spalmatore, a La Maddalena: se vi accingete a fare qualcosa di simile ricordate di munirvi di guanti (e non esagerate nel raccolto:-)), una volta a casa tuffate i fichi in acqua fredda per un’ora e, calzati di nuovo i guanti, incidete con un coltello e sbucciate. C’è chi in Sicilia non butta niente e utilizza la buccia essiccata che vanta un alto valore nutritivo (grazie a proteine e cellulosa). Per questa prima prova io mi sono limitata alla polpa ricca di zuccheri, fosforo e calcio, liberata dai semini tanto legnosi.
Il risotto è formato 18 mesi, per quello che riguarda il fico d’india, debitamente pulito e frullato può essere introdotto anche prima se non ci sono problemi di allergie.
P.S. Come detto sopra la ricetta l’ho sperimentata a La Maddalena dove la cucina scarseggiava di erbe che non fossero basilico e prezzemolo e, of course, bacche di mirto. Indi in questo risotto niente erbe, ma a mio parere si potrebbe provare con rosmarino o anche un timo limonato (del tipo che invece avevo sul terrazzo di casa e che poi ha deciso in mia assenza di seccare).
P.S.S. Se si esclude il bebè e il risotto lo fate solo per mamma e papà durante la rosolatura bagnate con un goccio di prosecco.

Ingredienti (per tre)
200 gr di riso carnaroli
2 fichi d’india
1 scalogno piccolo piccolo
2 cucchiai di olio EVO
2 cucchiai di parmigiano reggiano
1 cucchiaino di burro
Brodo vegetale q.b.
Sale (ho iniziato ad introdurlo nella dieta dell’aliciotta…)
Procedimento
Pulite i fichi d’india e sbarazzatevi dei semini (potete anche utilizzare il passaverdura). Tagliate lo scalogno a fettine piccole, piccole, mettete in casseruola con l’olio, lasciate imbiondire dolcemente e unite i fichi a pezzetti e il riso. Bagnate con il brodo e mescolate. Portate a cottura, spegnete e mantecate con burro e formaggio. Se utlizzate erbe: aggiungete il rosmarino con lo scalogno e poi eliminate il rametto, nel caso del timo invece profumate alla fine (a proposito ditemi poi cosa ne pensate dell’utilizzo:-).
da miralda | 25 Ago 2009 | 18-24 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, In Viaggio

Il titolo è di quelli didascalici, che più didascalici non si può. Ci sono i fatti, i tempi e gli ingredienti. Non si tratta solo di una ricetta, non è propriamente un viaggio (a meno che una fuga dal caldo di fine giornata non possa essere archiviata come tale), non è cosa tutta mia. Che al crotto mi hanno aiutato:-)
Qualche giorno fa, quando l’afa aveva spazzato via qualsiasi alito di aria potesse esistere, Mr B. è venuto in soccorso delle sue donne a ridosso della cena. E io come al solito ci ho messo del mio, cambiando il suo itinerario iniziale e finendo a Bologna. Sì Bologna, frazione di Perledo, 800 metri di salvezza e aria fresca (bè freschina): poche case, il circolo bolognese col gran vociare della partita a scopa, una piazzetta minuscola dalla quale godere uno dei panorami più belli sul lago di Lecco, da Varenna in giù. E un crotto, quello del Meo, dove sedersi su una panca di pietra e gustarsi finalmente una cena senza gocciolare.

Per chi non lo sapesse i crotti sono qualcosa in più rispetto ad una comune cantina, che qui la temperatura si mantiene tra i 4° e gli 8° grazie ad uno spiraglio naturale tra le rocce da cui spira l’aria. In Valtellina (a Chiavenna) sono di origine naturale, in altri casi, come al Crotto del Meo, vengono scavati. Ed è così che vini, acqua, bresaole, salami e formaggi finiscono al fresco, in cantina:-)
Per quello che riguarda la cucina il crotto del Meo è stato una scoperta: non mi aspettavo di mangiare hummus, tatzichi (per altro deliziosi) e chutney di cipolla e uvetta nei luoghi di polenta taragna e lavarelli.
E l’Aliciotta, in serata da strappo alle regole, ha assaggiato e pasticciato dai nostri piatti prima di darsi alla fuga tra scala e prato.
Di quello che si stende ai piedi di Bologna non posso dire granché, perché Mr B. è arrivato presto dal "lavooroo" (versione Alice), ma non così presto per una capatina a Varenna, dove la passeggiata pied dans l’eau vale da sola la visita ( e credetemi è facile capire da Tramaglino&Mondella a Clooney&Canalis perché certi amori nascono qui).
Dal semifreddo al sambuco assaggiato al Meo e dalle chiacchiere scambiate con uno dei due proprietari (a proposito grazie per il mini tour al crotto) mi è venuta l’ispirazione per il dolce creato poi a casa.

Ho voluto rifare qualcosa di simile, aggiungendoci di mio i mirtilli (arrivati coi nonni dall’Alto Adige) ed eliminando gli albumi, che credo proprio ci fossero nel dolce del Meo, più soffice rispetto al mio:-).
Volendo realizzare un dolce formato aliciotta ho preferito lasciar perdere le uova a crudo e utilizzare l’agar agar (che potevo sciogliere con lo sciroppo di sambuco).
Un’alternativa, la proverò al prossimo semifreddo, è quella di pastorizzare le uova (montare le uova aggiungendo acqua e zucchero bollenti) o semplicemente preparare una crema inglese da unire alla panna montata.
Per il formato bebè, tenete conto che i mirtilli andrebbero introdotti verso i due anni (Alice ha fatto il solito strappo alla regola ma pare non soffra di nessuna allergia ai frutti rossi, considerando la quantità divorata).

Ingredienti (per 6)
200 ml di panna fresca
1 cucchiaio di zucchero e 1 di miele al limone
1 bicchierino di sciroppo al sambuco
1 bicchierino di acqua
2 cucchiaini di agar agar
100 gr di mirtilli
Procedimento
Unire agar agar, sambuco, acqua, zucchero e miele: riscaldare e mescolare fino a quando l’agar si scioglie. Spegnere e lasciar raffreddare. Montate la panna (mi raccomando fredda, fredda) e aggiungere poco alla volta il composto preparato. Unire anche i mirtilli. Prendere degli stampini in silicone e riempirli con la base di semifreddo. Lasciar riposare in freezer per almeno due ore.
da miralda | 23 Ago 2009 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Estate

Servi quello che hai preparato in bicchierino, fai un formato polpetta e focaccina piccolo, piccolo che ci sta fra due dita, ripensa cake o quiche o tarte salata in formato mignon.
E’ il fingerfood, bellezza!
Pare essere una vera e propria mania da qualche anno. Per quello che mi riguarda è da anni, per la disperazione di Mr B, che la nostra credenza indiana si è riempita di bicchierini di ogni foggia.
All’inizio li spacciavo necessari per il liquorino da accompagnare al dolce, poi, quando la storia è divenuta insostenibile, ho fatto outing sulla mia passione per il fingerfood.
Mi ha guardato scettico per diverso tempo, benché la tendenza bicchierino ormai imperversasse nelle nostre cene con soddisfazione della sottoscritta e degli ospiti.
Fino a che ho organizzato un’intera cena a base di fingerfood, che invitati avevamo quattro amici più due bebè (+ Aliciotta, of course) sotto i due anni e gestirli in terrazza con antipasto, primo, secondo e dolce era impensabile:-)
Il fingerfood, in versione mani nella pappa ci ha salvato, con Mr B. a tirar fuori tutta la collezione dei bicchierini e commentare “meno male che siamo riforniti più di un negozio di casalinghi”.
La cena, o meglio aperitivo rinforzato, si è svolta presto, presto, banditi piatti e bicchieri (eccetto i già citati bicchierini “finger”) mi è venuto in soccorso Keith Haring con una collezione di carta (benedetta arte contemporanea).
Alice e Miss Kia sono state fatte accomodare su un tavolino piccolo, piccolo, dove sono durate lo spazio di qualche minuto, mentre il bambino più bravo del mondo (ma perché i maschi per lo più sono bebè relax, spiegatemelo!) è salito sul seggiolone casalingo: vanta, difatti, l’invidiabile capacità di saperselo godere per un’intera cena di mamma e papà.
Dal fingerfood, o cibo per le dita o meglio pappa per le mani ho escluso, eccetto per un paio di cose, i latticini che Miss Kia, da alcuni mesi, è tenuta lontana da parmigiano e affini. Tenete conto che tutte le ricette sono formato bebè 18 mesi in poi.
Jelly di zucchine insabbiato
Ingredienti
2 zucchine piccole (usate quelle tonde più dolci)
2 cucchiaini di agar agar
olio EVO
menta
Grissini non salati o pane secco
Pistacchi non salati
Pizzico di sale
Mozzarella fiordilatte (per i non allergici)
Procedimento
Date una scottata alle zucchine in acqua bollente per qualche minuto, quindi passatele al mixer con olio e menta, oltre ad un pizzico di sale. Passate al colino, rimettete sul fuoco il composto con due cucchiaini di agar agar. Quando i fiocchi si sono sciolti togliete dal fuco e lasciate raffreddare. Intanto frullate i grissini con i pistacchi e un cucchiaino di olio.
Utilizzate il composto per fare i fondo dei bicchierini, aggiungete la gelatina di zucchine e mettete in frigo per almeno due ore. Decorate con mozzarella fiordilatte prima di servire.

Cake feta e pomodorini confit (per 6)
Ingredienti
15 Pomodorini confit (non ve lo sto a rispiegare:-)
150 gr di feta
180 gr di farina
10 cl di latte
10 cl di olio d’oliva
3 uova
basilico
pizzico di sale
1 bustina di lievito istantaneo per torte salate
Procedimento
Sbattete le uova con olio e latte, aggiungete i pomodorini confit, la feta a pezzettini e un pizzico di sale. Amalgamate la farina e da ultimo il lievito. Accendete il forno a 180°. Distribuite il composto in stampini monoporzione o in uno stampo da cake. Fate cuocere per 40 minuti, servite tiepido.
Tartellette zucchine e tofu (per sei cestini)
Ingredienti
3 zucchine piccole
Cipollotto
Erbe (menta, basilico, timo)
Olio Evo
150 gr di tofu 100%
Pasta sfoglia
Una manciata di pinoli per decorare
Procedimento
Tagliate le zucchine a cubetti, affettate il cipollotto e cuocete in padella con olio. Rosolate dolcemente, verso fine cottura aggiungete il tofu a pezzettini, le erbe sminuzzate e un pizzico di sale. Tagliate dei rettangoli di pasta sfoglia, con i quali fodererete degli stampini. Riempiteli con il composto fatto, chiudete e decorate con dei pinoli. Passate in forno a 175° per 20-25 minuti.
Gazpacho rosso con carasau (3 bicchierini)
Ingredienti
150 gr di pomodorini
1 cetriolo piccolo
Mezzo bicchierino di olio EVO
Due cubetti i ghiaccio
Basilico
Un pizzico di sale e di aglio (1/4 di spicchio)
1 fetta di pane secco
un foglio di carasau
Procedimento
Passate al mixer le verdure, con olio, sale, basilico, ghiaccio, pane. Mettete in bicchierino e finite con un’ala di carasau croccante (in mancanza pane o grissino, ma il carasau è meglio:-).
Taboulè rivisitata (per tre)
Ingredienti
150 gr di cous-cous precotto
1 cetriolo
una decina di pomodorini
succo di ½ limone
5/6 foglie di menta
due foglie di basilico
Olio EVO
Sale
Procedimento
Sgranate il cous cous bagnato con olio. Aggiungete acqua tiepida (secondo indicazioni sulla scatola), un pizzico di sale e lasciate riposare fino a quando assorbe tutto il liquido. Tagliate cetriolo e pomodori a pezzetti, condite con olio, limone e basilico.
Mescolate il cous cous con le verdure, lasciate riposare per una mezz’ora e poi servite.
Cous cous con ragù di verdure e pollo
Per questa ricetta utilizzate le verdure disponibili (chiaramente in base al calendario di svezzamento), cuocetele in padella con petto di pollo a pezzi, insaporite con curry o zafferano, erbe aromatiche (coriandolo, alloro, basilico, etc…). Servite con del cous cous.
Hummus
Ingredienti
250 gr di ceci cotti (io ho usato quelli secchi, ammollati e poi lessati in acqua con foglia di alloro e 1 cm di kombu)
1 cucchiaio scarso di tahina
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di yogurt greco
1 pezzetto di aglio
Procedimento
Passa al mixer i ceci con tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto denso. Lasciate riposare per un’oretta. La tradizione araba (nella quale non c’è yogurt) prevede di servirlo con pane pitta: io ho sostituito con il carasau che avevo in casa e decorato con pinoli tostati.
Gelatina di melone (per tre bicchierini)
Ingredienti
½ melone cantalupo piccolo
2 cucchiai di agar agar
½ bicchierino di succo di sambuco o mela
Biscotti all’avena (o cereali)
Una manciata di mandorle
Procedimento
Passa al mixer il melone, poi al colino. Riscalda il composto ottenuto con 1/2 bicchierino di succo e i due cucchiai di agar agar. Togli dal fuoco e lascia riposare. Trita i biscotti con le mandorle. Usa il composto come fondo dei bicchierini, aggiungi la gelatina di melone e lascia riposare in frigo per due/tre ore.