Avrei dovuto postare la ricetta ieri ma ieri è stata una giornata particolare: Alice è sbarcata al nido per sua somma gioia e malinconia di mamma, ho ripreso a sguazzare con lei in acqua altezza un metro e poco più (per lei è la “piscina!!!”) e dopotutto era lunedì. E io, come diceva qualcuno, odio il lunedì.
Oggi poi pare arrivato l’autunno: io cucinerei solo zucca, vellutate, soffici cakes di mele e cannella e castagne se già ci fossero. Però avevo promesso la ricetta coi fichi di’india (tra l’altro in questo periodo non faccio che vederli al bancofrutta) e dopotutto io ‘sta ricetta l’avevo debitamente fotografata con l’aiuto dell’Aliciotta a La Maddalena. Sul piatto finale è intervenuta la mano di Miss Cia e il risotto (sì, sì trattasi proprio di risotto) è stato inglobato da un buffo cucchiaino.

A qualcuno di sicuro i fichi d’india stanno antipatici con tutte quelle spine che una volta toccati non te ne sbarazzi più. Confesso: io non ci vado matta, li preferisco di gran lunga sulla pianta, rosati, arancioni, con le pale dalle quali spuntano i fiori (poi i frutti) che paiono orecchie di elefante con estremità da riccio. Ho navigato in rete perché volevo capire al di là di granite, gelati & co. che cosa potessi farci, per di più in formato Alice e ho trovato che la mia idea di un risotto non era così stramba.
Sono di quelli che considerano il risotto un po’ come l’officializzazione di un rito: il lento girare del cucchiaio, la mantecatura finale, l’onda nel piatto. Non c’è spazio per chi ha fretta e chissà perché quando sono di cattivo umore alla fine il risotto non mi riesce mai come vorrei. Da questo punto di vista la pasta è tutta un’altra storia (ma qualche volta mi diverto a risottarla). Se come la sottoscritta amate poi abbinamenti poco tradizionali bè, allora, il risotto ai fichi d’india può essere una variazione sul tema.
A proposito di fichi, i miei sono stati colti sulla panoramica che porta a Spalmatore, a La Maddalena: se vi accingete a fare qualcosa di simile ricordate di munirvi di guanti (e non esagerate nel raccolto:-)), una volta a casa tuffate i fichi in acqua fredda per un’ora e, calzati di nuovo i guanti, incidete con un coltello e sbucciate. C’è chi in Sicilia non butta niente e utilizza la buccia essiccata che vanta un alto valore nutritivo (grazie a proteine e cellulosa). Per questa prima prova io mi sono limitata alla polpa ricca di zuccheri, fosforo e calcio, liberata dai semini tanto legnosi.
Il risotto è formato 18 mesi, per quello che riguarda il fico d’india, debitamente pulito e frullato può essere introdotto anche prima se non ci sono problemi di allergie.  
P.S. Come detto sopra la ricetta l’ho sperimentata a La Maddalena dove la cucina scarseggiava di erbe che non fossero basilico e prezzemolo e, of course, bacche di mirto. Indi in questo risotto niente erbe, ma a mio parere si potrebbe provare con rosmarino o anche un timo limonato (del tipo che invece avevo sul terrazzo di casa e che poi ha deciso in mia assenza di seccare).
P.S.S. Se si esclude il bebè e il risotto lo fate solo per mamma e papà durante la rosolatura bagnate con un goccio di prosecco.


Ingredienti (per tre)

200 gr di riso carnaroli
2 fichi d’india
1 scalogno piccolo piccolo
2 cucchiai di olio EVO
2 cucchiai di parmigiano reggiano
1 cucchiaino di burro
Brodo vegetale q.b.
Sale (ho iniziato ad introdurlo nella dieta dell’aliciotta…)


Procedimento

Pulite i fichi d’india e sbarazzatevi dei semini (potete anche utilizzare il passaverdura). Tagliate lo scalogno a fettine piccole, piccole, mettete in casseruola con l’olio, lasciate imbiondire dolcemente e unite i fichi a pezzetti e il riso. Bagnate con il brodo e mescolate. Portate a cottura, spegnete e mantecate con burro e formaggio. Se utlizzate erbe: aggiungete il rosmarino con lo scalogno e poi eliminate il rametto, nel caso del timo invece profumate alla fine (a proposito ditemi poi cosa ne pensate dell’utilizzo:-).