Ho sempre amato le polpette. Quando ero bambina per me le polpette erano indissolubilmente legate alla mia nonna (che a volte me le proponeva pure a merenda se capitavo da lei mentre friggeva), cariche di sapore e di tradizioni familiari che si perdevano nelle sue origini romane.
Nelle polpette di nonna ci andavano sempre le patate oltre alla carne, un’abitudine che spesso ho mantenuto anche io per renderle morbide, morbide.

Ho continuato a cucinare le polpette, sono pratiche, comode e perfette per chi come me va veloce e si vuole portare avanti. Ho cominciato a declinarle in tanti modi diversi. Veggie (a base di legumi, perfette con la salsa a base di yogurt greco), vegetariane (con le verdure di stagione e i cereali, ad esempio zucca in inverno e zucchine in estate ma anche melanzane, che adoro), di carne (nonna docet) e di pesce ( spesso le preparo a base di pesce azzurro per proporlo più facilmente ai bambini).

 

Nella categoria carne capita spesso che non le prepari più col macinato di manzo che usava regolarmente nonna ma con quello di pollo o tacchino. Più delicato e digeribile, in una dieta settimanale dove la presenza della carne è comunque ridotta.

Prendete le polpette di oggi. la base è macinato di pollo e tacchino, arricchiti di una patata schiacciata, zucchine grattugiate e impanature una diversa dall’altra che fanno la differenza di gusto ( e si prestano a diventare un "indovina che c’è dentro" a tavola): dal sesamo al papavero nero alla farina di cocco al trito di erbe alla quinoa (per un effetto croccante) e alla curcuma. 

A proposito di pollo, ieri ho scoperto una serie di cose, che in parte non conoscevo, grazie all’evento di lancio della campagna nazionale Sei verità (www.seiverita.it, il mini sito dedicato all’evento) di UnaItalia (Unione Nazionale delle filiere agroalimentari delle carni e delle uova) . Alla tavola rotonda sono intervenuti diversi esperti (dal nutrizionista al pediatra al veterinario fino alle campionesse sportive) per raccontare i dati raccolti secondo il loro campo di interesse medico e scientifico o di vita, (vedi la pallavolista mondiale Piccinini che ha parlato sia come atleta sia come mamma).

Già sapevo che la carne di pollo (ma anche di tacchino) contiene ferro e proteine al pari della carne rossa, è più magra e digeribile e sempre Made in Italy (produciamo infatti più pollo di quello che riusciamo a consumare e lo esportiamo). Sapevo che il pollo non contiene ormoni ed è allevato a terra (particolare invece sempre da verificare per le uova!). Tutte ragioni per cui è stata la carne che ho introdotto come prima in fase di svezzamento.

Non sapevo invece (e voi?) che il pollo non cresce ad antibiotici e che la carne di pollo non va lavata, abitudine in realtà che io non ho se non quando ho il pollo intero e ci preparo il brodo. Anzi bisogna fare attenzione che lavando o comunque manipolando la carne cruda di pollo i microrganismi presenti non entrino in contatto con altri cibi che andremmo a mangiare crudi (esempio le verdure) o utensili di cucina.

 

Interessante l’evento, magnifico il panorama dalla Terrazza della Triennale dove è seguito il pranzo. Milano, in questi ultimi anni, mi stupisce ogni volta per i suoi panorami in costante cambiamento.

 

 

La ricetta.

 

Ingredienti (per tante polpette)

300 g di macinato di pollo

200 g di macinato di tacchino

1 patata bollita 

scorza di limone

timo, menta, basilico

qualche fettina di cipollotto fresco

1 uovo

1 zucchina

farina di cocco

farina di riso

curcuma

semi di papavero

olio extravergine d’oliva
quinoa soffiata

 

Procedimento

Schiacciate la patata in purea e mescolatela con la carne macinata, aggiungi la scorza di limone (circa un cucchiaino scarso), il cipollotto a fettine, l’uovo leggermente sbattutto, un pizzico di sale, un paio di cucchiaini di erbe sminuzzate, la zucchina grattugiata. Forma le polpette e passale nelle diverse impanature. Una parte nella farina di cocco, una parte nella farina di riso mescolata a un cucchiaino abbondante di curcuma, un’altra ancora nei semi di papavero, un’altra ancora in un trito di erbe o di quinoa soffiata.

Appoggiale su carta da forno, bagnale con un filo di olio extravergine di oliva e cuocile in forno a 175° per une ventina di minuti, rigirandole di tanto in tanto.