Mare nostrum, baccelli e pesce bianco

 

Ultimamente sono in fase destrutturazione, come dire che mi piace un sacco prendere gli ingredienti di una ricetta, scomporre, sommare, avvicinare e pensarli uno a uno. Come ad esempio i baccelli. Qui ci ho coinvolto pure Miss Cia (gli scatti questa volta sono suoi) nel gioco. Il vantaggio di questo tipo di approccio è che giocherello con i pezzi come fosse un puzzle, solo che alla fine la somma del tutto non fa uno ma tanti. Anzi tante ricette. Oppure una unica ma molto lontana da quella che tradizionalmente deve essere (capirete quando si tratterà di carbonara).

Secondo Mr B. la sottoscritta è per lo più negata con le cose pratiche e quando ribatto che in cucina me la cavo, ecco lui a dirmi che invece no, non si tratta di pratica, tutta questione cerebrale. Vedi mai che ‘sta volta ci ha azzeccato?:-)

Mi diverto in questo modo a fregare la pupa: non le va molto a genio qualcosa? Bene mamma che non ama i mascheramenti gioca alle destrutturazioni ad elemento unico o combinato: se poi uso il bicchierino fingerfood, allora non c’è storia. Stesa al primo round (tutta la mamma).

 

Per ritornare al "cucinamento" chiaro che qui ci sono i baccelli (fave in questo caso) uniti agli asparagi (quelli verdi), nessun dubbio considerato il "green mood" del Cucchiaino di questo periodo. E poi c’è il pesce, in questo caso bianco perché in formato inizio svezzamento. Sogliola, nasello e dentice. Poco grassi, leggeri e ad alta digeribilità, indicati dal settimo-ottavo mese. 

Of course il tutto è fresco, mania della sottoscritta che non ha mai sopportato tranci congelati o in vasetto. In realtà se non siete sicuri della freschezza del pesce mi hanno sempre ripetuto che è meglio affidarsi alla categoria congelato, però se avete il pescivendolo di fiducia, bè è un altro discorso.

A questo proposito meglio farsi sfilettare il pesce al momento, piuttosto che comprare il vostro pesce intero, intero e procedere alla porzione pupo a casetta.

E la ricetta? Per via di asparagi e fave parliamo di bebè nove mesi.


Idee sparse. Passate tutto, verdure e pesce per i formati che non masticano, come al solito, cucinando il pesce al vapore per qualche minuto (un totale di 50 – 70 gr).

Oppure dividete nel piatto (o bicchierino) per un effetto bianco e verde. 

In questo caso l’alternativa per mamma&papà è vellutata verde con filetti passati in pangrattato, sesamo ed erbe aromatiche e rosolati in padella con del cipollotto.

 

O ricavate un purè di fave (messo insieme con brodo di cottura e olio) da accompagnare con i filetti di pesce arrotolati, riempiti con gli asparagi cotti piccoli, piccoli e passati giusto dieci minuti in forno. Effetto surprise per il pupo.

 

Oppure che sia pasta o timballino (con cous cous, bulgur o miglio). Con pesto verde (di asparagi e fave), qualche verdura lasciata a pezzettini e passata in padella con olio EVO, un cucchiaio di brodo e i filetti di pesce a pezzetti. Per mamma&papà consiglio grattuggiata di scorza di limone prima di servire.

 

E voi come combinereste?

 

 

 

Di baccelli verde primavera

C’è chi non ne sopportava la presenza sotto il materasso, anche se si trattava di uno, piccolo e verde: noblesse oblige. C’è qualcun altro, altrettanto famoso, che ci faceva gli incroci nel suo orticello dedito al DNA: verde, verde liscio, verde rugoso e giallo pisello. C’è il Cucchiaino che da quando ha visto 21 ha iniziato a cucinare verde, pensare verde e contaminare la sottoscritta di verde: è la primavera, dopotutto, piccina. E io che amo il bianco, non faccio che stare sul verde, brillante, leggero o “cupo spinacio”.

Il tutto è cominciato ancor prima della primavera a ricercare baccelli che non c’erano per far fotografie e parole. Poi sono arrivati. Piselli, fave e piattoni. Di taccole per ora non ci sono tracce, almeno di quelle a chilometro zero che ci piacciono.

E’ iniziata la sgranatura che è il bello per la pupa con tutte ‘ste verdure fresche. Uno, due e tre, caduta e rotolo, e mamma, la sottoscritta, che cerca per evitare effetto schiacciata sotto il piede. Il gioco, lo ammetto, mi ha incantato e l’effetto primavera mi ha lanciato su “ e se ci mettessi un fiore?” e una foto ha tirato l’altra.
La pupa ha fatto al caso mio: confesso di non amare la sgranatura se non nelle fasi iniziali poi comincia l’abisso dell’incoscienza. E l’aliciotta pare sgranare nemmeno fosse un monaco buddista (non me ne vogliano per il paragone).

Ed è facile che il piattone si trasformi in tastiera, tasto dito, tasto pisello.

 

Naturalmente il Cucchiaino tutti questi baccelli li ha cucinati e si promette letteratura in merito. Ma per ora siamo ancora alla sgranatura e all’immersione nel “total green”:-).

Fave, piselli e piattoni. Per il bebè via libera per i primi due a partire dall’ottavo-nono mese, da far attenzione per le fave alla presenza di allergie familiari (“favismo”).
I piselli freschi risultano più digeribili rispetto a quelli secchi e più ricchi di vitamine, potete migliorarne ancor di più la digeribilità con dell’alga kombu nell’acqua di cottura (giusto una strisciolina di un paio di centimetri che poi eliminerete).

I piselli, nella versione baccello, vanno sgranati subito per conservarne la freschezza: poi potete cuocere o congelare. Le fave, al contrario, sono da sgranare solo al momento dell’utilizzo: le più piccole e giovani sono ottime anche crude (versione mamma&papa con pecorino e pizzico di sale), mentre le più grosse sono da cuocere, eventualmente eliminando la pellicina esterna (sempre per una questione di digeribilità). E in entrambi i casi avete un carico di ferro, fibre e proteine.

E i piattoni? Bè a me fanno un sacco di simpatia già dal nome, mi immagino dei piedi grossi, grossi, da impronta superpiatta e voi? Piattoni o piattini, o superpiatti proponete a formato 7 mesi, gradirà, dopotutto è giusto parente del fagiolino.

Piesse: ma voi siete affetti da mania verde primavera?

Pupa e quinto gusto: fidelin “deliziosi”

Quando meno te lo aspetti ti possono stupire. Metti una sera. Prepari una vellutata tutta per la pupa. E per te fidelin del Moro, pomodoro, aglio e barba dei frati. Perchè dopotutto l’aliciotta è l’aliciotta, ma sempre pupa è. E questo sapore, l’intreccio di verde e marrone scuro, spruzzata di rosso non ti pare gusto per lei. Finisce che il tuo piatto viene requisito perchè non l’avevi considerato. La pupa è tipo da quinto gusto.

La lunghezza non la preoccupa, anzi motivo in più di divertissement.

 

Gli spaghettini sottili, a base di grano saraceno, acquistati in uno di quei negozi storici di Chiavenna mi hanno aperto un mondo. O sarebbe meglio dire che avevo un mondo davanti e non me n’ero accorta, benché ci fossi immersa. Ci è arrivata prima pupi. Con la sua passione per parmigiano, pomodoro, mozzarella, e la preferenza del verdo pisello a quello spinaci. E il furto dei miei fidelin (io a mia volta sono finita per “ladrare” sulla porzione di Mr B., vedi che succede ai ritardatari:-)).

Il dolce, il salato, l’acido, l’amaro. E l’umami, il quinto gusto, che si potrebbe definire come il saporito, il sapido o fate voi. Comunque delizioso.
Devo dire che ne sono rimasta affascinata. Ammetto la mia ignoranza, non l’avevo ancora codificato: dicasi caso di esperienza pratica ma non teorica. Esiste una vera e propria letteratura in materia: in italiano e
non,  libri e persino il “best secret” per l’hamburger di famiglia . A Londra, da Waitrose, l’avevo persino notato in tubetto, come dire l’umami tipo Chanel numero cinque.

 

Dove si trova? E’ presente in maniera massiccia nella cucina orientale, soprattutto giapponese, perchè composto da glutammato monosodico che si trova soprattutto nel pesce (accughe, granchio, capesante, ricci di mare, ad esempio), nelle alghe (kombu e wakame) e nella salsa di soia.
Anche però in prodotti molto più europei come parmigiano, mozzarella, patate e pomodori.

Che cos avrà mai di così interessante? Il sapore che conferisce, consentendo di ridurre il sale, e la capacità di rinforzare le difese immunitarie di soggetti deboli (anziani o malati di cancro sottoposti a chemioterapia).

 

E con i bebè che c’azzecca, mi direte? Pensate che il latte materno è ricco cinque volte in più rispetto a quello di vacca di glutammato e secondo studi sullo sviluppo del gusto nei neonati l’umami sembra essere apprezzato.
Della serie per le prime pappe prendiamo spunto anche dagli usi orientali

 

E i fidelin del moro? Questi spaghettini, soprattutto se conditi con pomodoro, olio EVO e aglio, hanno il potere di esaltare il quinto gusto, percepito subito dopo che deglutite. Sarà per qullo che Alice solo dopo un paio di forchettate mi ha requisito il piatto.

Inoltre sono perfetti per chi ha allergie al glutine.


Nella ricetta ci ho aggiunto la barba dei frati che incontro ogni volta di questo periodo al mercato (si qualcuno la chiama anche agretti, ma barba dei frati è già uno spettacolo di per sè:-)
). Mi pareva un bello spettacolo tutto ‘sti intreccio di spaghetti marroni e verde scuro.

Il formato? Avrei detto adulto, ma stavolta ho toppato. Il bebè formato 18 si può dare all’assaggio, giusto per via di tutte queste lunghezze da gestire.

 

Ingredienti (per tre)

150 gr di fidelin del moro
un mazzetto di barba di frati
1 spicchio d’aglio
una manciata di pomodorini dolci
olio EVO
eventuale sale
 

Procedimento

Lavate la verdura. Passate in padella lo spicchio d’aglio (che poi eliminerete) con olio. Aggiungete pomodorini e barba di frati (io ho lasciato tutta intera se non che gusto c’è?).

Bollite la pasta. Per i fidelin bastano sei minuti. Una volta pronta passate con il condimento in padella e servite. 

Di erbe aromatiche

Non potrei vivere senza. O almeno la mia cucina non potrebbe mai farne a meno. Ci sono gesti e cose che per ognuno si ripetono, sono negli occhi, nelle mani e poi nei profumi. Corrono veloci ogni volta che tagli, prepari, lavi e combini. E unisci. Un giorno all’altro, un piatto all’altro, una pappa all’altra. Oltre le stagioni, i mesi e i luoghi. Le erbe, come un mantra rassicurante, sono la traccia più evidente della mia cucina. Tanto che per la pupa la loro conoscenza è stata quanto mai precoce. E naturale.

Alice è stata l’occasione di riscoprire, risentire come cosa nuova le prime foglie di basilico, i rametti odorosi di rosmarino, la fraganza esotica del coriandolo, e poi salvia, timo limonato (lo adoro!), il finocchietto selvatico e poi l’aneto, l’origano fresco, l’alloro per profumare, leggero, leggero…

Le erbe hanno il potere di risvegliare la mia memoria in cucina: giusto un aroma, un lieve accenno, ed è come se il piatto fatto e finito fosse già lì.
Per me sono come l’abc: l’elemento che scandisce l’inizio della ricetta, la completa, la trasforma e la armonizza. Alcune hanno il potere immediato di farmi sentire a casa: da novella Lisabetta posizionai come prima cosa un vaso di basilico nel flat londinese.

E’ un rito e come tale ha coinvolto la pupa che dopo l’anno ha iniziato a officiare, dirigendosi spedita d’estate sul terrazzo (e verso le mie coltivazioni casalinghe!) per cogliere e portare. Qualche volta con effetti poco graditi da foglioline e piante.

Di solito le piantine sul terrazzo hanno il loro momento di splendore nel pieno della stagione calda, poi la sottoscritta, afflitta da “police verde transitorio”, riporta dei disastri sul fronte autunno-inverno. Perchè in quella stagione mi affido alle erbe stipate e conservate. Sì, non amo le versione secche (se mi riesce) e preferisco armarmi di una miriade di sacchettini che fanno impazzire Mr B. ogni volta che si avvicina la freezer. E il rifornimento, in tempi di magra, avvengono nell’orto dei nonni.

E lo svezzamento con le erbe che c’azzecca? Tutto, credetemi. In periodo di niente sale, poco olio, e vietato, supervietato il burro, le erbe hanno il potere di fare buona la pappa.

Inizialmente, attorno al settimo, ottavo mese, mettete solo all’acqua di cottura se cucinate a vapore o posizionate un mazzetto di erbe sotto il filetto di pesce. O aggiungetene intere alle vostre verdure in brodo (e poi eliminate).
Non tagliuzzate o tritate, ma usate le erbe intere o strappate a pezzi piccoli: in questa maniera i loro oli essenziali si sprigionano in maniera lenta e non si disperdono (of course il discorso cambia se vi mettete al mortaio per un classico pesto:-)
).
Tenete conto che erbe come rosmarino, salvia, timo, alloro, hanno bisogno di cotture lunghe per dare il meglio, mentre altre erbe, come basilico, aneto, finocchietto, erba cipollina e menta vanno aggiunte solo a fine cottura, ancor meglio usate a crudo.

Le erbe, oltre a profumare, insaporire e arricchire, hanno anche il vantaggio di curare, confortare e un pochino guarire. Questo sempre grazie ai loro oli essenziali. Effetto digestivo per basilico e alloro, stimolate per la menta e rimineralizzante per il timo.

Il bebè dopo l’anno supporta tutte le erbe senza alcun problema, cominciate comunque ad introdurle prima e soprattutto a iniziare ai profumi e consistenze. Sarà effetto stupipupo assicurato.

piesse: ovviamente il titolo nella foto rimanda a un film un po’ datato, ma visto che con la protagonista qualcosa qua e là la sottoscritta ha in comune, ecco ve lo ritrovate in versione … orto.

 

Qualche esempio di matrimonio ben riuscito?
Zucca: alloro o timo

Carote: coriandolo o timo e dragocello
Zucchine: menta o salvia
Finocchio: melissa e aneto

Pomodoro: basilico, origano e nepitella
Legumi: rosmarino e salvia

Ceci, piatti similorientali rivisitati per il bebè: coriandolo
Carni ovine: mirto

Uova: maggiorana

Brodini normali e rinforzati erba cipollina 

E voi avete qualche unione da consigliare?
 

Il soufflè di colomba per le 99


"… i caldi pensieri generano calde azioni, e le calde azioni sono l’amore" W. S.
Il cucchiaino come promesso ha creato la sua ricetta, giusto in coda alla Pasqua. E per le 99 colombe, alla mezzanotte di un anno dopo, è rinata una fetta di dolce, il forno ne ha fatto una cosa nuova eppure uguale a se stessa.

Il soufflè è dolce da bebè formato anno ben suonato, per via di quelle uova da sbattere e ribattere, mischiare e amalgamare, del latte e di tanto zucchero. Solo un consiglio che la sottoscritta non dimentica mai quando si parla di soufflè: da mangiare appena sfornato:-).

 

piesse: se vi piace preparate una crema inglese, aromatizzata alla vaniglia per accompagnare il soufflè così ben sfornato.

Ingredienti (per tre)

un paio di fette di colomba

2 uova

succo di arancia (qualche cucchiaio)

1 bicchiere di latte abbondante

20 gr di maizena
scorza di limone bio

 

Procedimento

Tagliate a pezzetti la colomba, tenendo da parte la copertura di granella e qualche mandorla. Bagnate la colomba con latte e succo di arancia, mettete sul fuoco a fiamma bassa e aggiungete la scorza di limone e la maizena, continuando a mescolare.  Una volta che il liquido si è asciugato, togliete dal fuoco, fate raffreddare, separate tuorli e albumi. Nel composto aggiungete i tuorli sbattuti, montate a neve gli albumi. Unite anche questi, poco alla volta, al composto. Mettete in stampini da soufflè, posizionando nella parte alta la copertura della colomba (granella e mandorle) che vi eravate tenuti da parte. 

Passate in forno caldo (175° ventilato) per 15 minuti.

La papera che sta nel piatto. Happy Easter:-)

Si fa per dire. Qui la papera ha giusto dato la foggia, probabilmente stanca di non sapere (o era l’anatra) dove cavolo sia finita quando quel benedetto lago ghiaccia. Diciamo che dalla sottoscritta in poi c’è una simpatia familiare per le papere che per la pupa è diventata una vera e propria ossessione (no direi mania, ossessione è quella verso la volpe) dalle passeggiate ad Hyde Park con tanto di pane secco e favola abbinata.


C’è una storia, quella di Daisy Duck, che la sottoscritta ha tentato di utilizzare da un paio di mesi. Obiettivo, tipo novella Esopo, è creare il famoso raggio d’azione, attorno a mamma&papa, che gran parte dei pupi hanno nel DNA. Eccetto la mia. Che nella teoria rimprovera la paperetta che si perde per eccessiva curiosità e indipendenza, nella pratica, invece, è in fuga ogni volta che ne ha l’occasione, o quasi:-). E tu hai voglia a gridar "Come on!".


C’è poi la Pasqua. Il Cucchiaino ha preferito fare a meno di agnelli e capretti, ha giusto rimediato l’uovo (il primo per la pupa) e ha scelto di votare per la papera, quella verde&gialla che ama la pappa del canarino.

 

Piesse: per la serie ditelo coi fiori, uhm, quelli gialli nella foto, “Happy Easter!

Formato? 9 mesi. Il miglio, usato come ingrediente base nella ricetta, è un cereale ricco di minerali, vitamine, amido e lecitina.

 

Ingredienti

30 gr di miglio

1 tuorlo d’uovo sodo

1 cucchiaino di olio evo

2- 3 asparagi

 

Procedimento

Facile e veloce. Pulite gli asparagi, tenendo la parte più morbida. Cuocete in acqua fino a quando risultano morbidi. Nella stessa acqua cuocete il miglio, che avrete sgranato con un filo di olio EVO. Tenete conto che il miglio avrà bisogno di una quantità d’acqua doppia rispetto al suo volume. Si cuoce in pochi minuti. Condite poi con olio, gli asparagi a tocchetti e il tuorlo d’uovo sbriciolato. Impiattate con uno stampino (bè scegliete la forma che più vi aggrada, io voto papera:-)).