da miralda | 25 Mar 2011 | 9-12 mesi, Estate

E ‘stata una strana settimana. Di quelle dove ti senti sospesa, a mezz’aria, e ti pare di concludere poco, poco. Il lavoro è sembrato quasi rallentato e se non fosse per il sabato lavorativo (sigh) ho la netta sensazione di aver avuto un sacco, sacchissimo di tempo per come dico io, "pirlonare". Ci sono stati i panini, i giri al parco con la pupa dopo l’asilo (ma quanta gente c’è???) e persino, oggi, la decisione "vado a prendere informazioni perché devo, ma proprio devo, fare un qualche tipo di sport".
Io credo sia tutta colpa della primavera e del sole di questa settimana, è facile sentirsi un pochino ubriachi:-). Ieri ho trovato pure un’oretta per farmi un giro per il mercato e curiosare tra le verdure di stagione.
Alcune sono finite in questa zuppetta ben passata per la sera.
Sulle bancarelle del "verdurario" impazzavano due stagioni: carciofi e fragole, puntarelle e taccole, e poi ancora cavoli, broccoli e pere. E tu lì a decidere se sei ancora dell’umore broccolesco oppure vuoi già emigrare verso le puntarelle (non vi capita lo stesso fra cappotto e trench leggero, leggero). Io sono passata alle puntarelle. Che tra parentesi a-d-o-r-o.
Lo so, non sono molto da pupo, ma ieri sera le ho preparate fresche, fresche, perché l’idea era da martedì che mi passava in testa. Ecco martedì ho mangiato le prime puntarelle, con amici, in un ristorante giapponese (ve lo consiglio se passate Milano, beh è più una sushiteca) condite con una salsina agrodolce alla soia e ho pensato che avevo una maledettissima voglia di farle a casa, alla romana.
Detto fatto. Solo che quando prepari le puntarelle, le pulisci, le lasci a ghiacciarsi quell’ora in acqua fredda, strafredda, e poi le fai macerare nella salsina all’acciuga ti avanzano due cose: il tempo e l’esterno delle puntarelle, ossia la cicoria vera e propria. Ed è un peccato buttarla.
Bene è nata la vellutata inverno-primavera perché dentro ci sono finite oltre alle foglie di cicoria, mezza pera e due zucchine novelle.
Naturalmente questa è una ricetta formato pupo, e pure di quelli piccoli. Alice da parte sua ha assaggiato pure due puntarelle, ma credo più per il divertimento di afferrare le estremità ricciolute, dopo debito bagno ghiacciato, che per il sapore (direi poco da pupo:-)).
Ho aggiunto a passato pronto una manciata di anelli al miglio, giusto per dare una nota croccante, fare la caccia di Pollicino e disegnare nel mezzo, occhi e sorriso di mozzarella

Ingredienti (per tre)
foglie di cicoria (nel caso non foste adepti delle puntarelle, potete sostituire con foglie di spinaci)
1/2 pera
2-3 zucchine
olio EVO
anelli di miglio o altri cereali
1 mozzarella fiordilatte
(eventuale sale, pepe per mamma&papà)
qualche fettina di cipolla
parmigiano reggiano
Procedimento
Lavate le verdure. Stufate la cipolla con due cucchiaini di olio, aggiungete le zucchine e la pera tagliate a pezzi, le foglie di cicoria. Coprite con un litro e mezzo circa di acqua. Lasciate cuocere per 20-25 minuti. Passate tutto con un cucchiaino di olio e parmigiano, servite la porzione del bambino con qualche anellino di miglio (o un cracker senza sale sbriciolato se vi viene più comodo come disponibilità) e qualche pezzettino piccolo di mozzarella. Aggiungete invece per mamma&papà sale e pepe (ed eventuale scorzetta di zenzero se vi piace).
da miralda | 21 Mar 2011 | 12-18 mesi, 18-24 mesi, 24-36 mesi, 6-9 mesi, 9-12 mesi, Estate, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

E’ facile innamorarsi della primavera. C’è una sorta di ebbrezza come se veramente tutto fosse pronto a vivere, rinascere, come se tutta questa vita potesse sconfiggere con un soffio la morte accanto. E’ lo stesso che provi guardando un bambino che ti corre intorno, tanto più se è il tuo: non ti senti più come quel pesce nella boccia, confinato, limitato, ma con un piede nel futuro, anche quello che non conoscerai.
Credo sia per questo che per me la primavera è una festa, uno di quei giorni dell’anno che mi appunto nella mente. E anche io, stamattina, avrei gridato come quella bimba che ho sentito fino in casa: "E’ primavera, oggi!". Per festeggiare ho preso i vasi e ci ho fatto il pane.
Dopotutto marzo è il mese dei pazzerelli e io un po’ pazza lo sono sempre stata.
La genesi. Ossia come è nata l’idea.
Bene, di sana pianta per la pupa durante uno dei lunghi tragitti sudafricani alla richiesta "Mamma, mi racconti una storia". (e io ho il vizio stramaledetto di inventare tutto al momento e poi di inguaiarmi in giri stranissimi:-))
C’era un vaso di terracotta che avrebbe tanto voluto essere colorato, la Primavera lo accontentò. Soffiò sui fiori, sparse i semi e il vaso si colorò di violetto, rosso e giallo. E da quel dì fu felice perché anche se arrivava l’inverno lui sapeva che sarebbe rinato, di nuovo il 21 a primavera.
Dal vaso colorato al vaso paninaro il passo è stato brevissimo ( e mi sono appassionata al genere, quindi preparatevi:-))
I vasi di terracotta. Ovvero se un Cucchiaino va al vivaio.
"Buongiorno, cerco dei vasi, di varie misure, preferibilmente mini". Cucchiaino speranzoso.
"Guardi là ne abbiamo di due tipi, perfetti per le semine di primavera".
"Uhm, beh io dovrei infornarli. Sa giusto un po’ di impasto di pane, 200° non ventilato…". Cucchiaino imbarazzato.
"Deve essere il periodo, fa brutti scherzi…". Vivaista senza pietà.
"Lei non sa quindi se posso osare i 200°?". Cucchiaino ostinato.
"Il prossimo, prego". Vivaista liquidatore.

Il consiglio. Segna il posto a tavola.
Questa l’ho pensata una volta che ho ammirato i vasetti panettosi: perché non prepararne porzioni monodose con tanto di nome per i prossimi pic-nic o cene in terrazza o aperitivi o feste o quello che volete voi?
Per la pupa e…

… Mr B e la sottoscritta.

E oggi 21 di primavera mi pare giusto festeggiare, benché di primavera qui attorno pare esserne rimasta ben poca. Eppure la magia di questi panini, il profumo per casa, la gioia di sbocconcellare partendo dalla cima mi hanno trasmesso una gioia che ha il sapore delle cose lontane dell’infanzia.
Buona primavera a tutti!
piesse: nel mio procedimento ho preparato il lievitino alla sera, giusto per non dovermi preoccupare di seguire più lievitazioni il giorno dopo. Naturalmente potete anche decidere di cominciare dal mattino e arrivare all’"infornamento" a metà pomeriggio.
piesse 2.: ho abbinato alla farina manitoba farina al kamut, ecco potete ovviamente sostituire con farina 00.

Formato? Dai 9 ma anche prima per piccoli morsi di assaggio!
Ingredienti
300 gr di farina manitoba
150 gr di farina di kamut
12 gr di lievito di birra fresco (circa mezzo panetto)
1 cucchiaino di zucchero
sale
circa 150-200 ml di acqua (potete in parte sostituirla con un paio di cucchiai di latte, ricordate solo dopo i 12 mesi)
1 cucchiaio di parmigiano e 1 cucchiaino di pecorino
punte di asparagi
fave scottate in acqua
olio
Procedimento
Sciogliete circa 7 gr di lievito di birra in una tazzina di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero, lasciate riposare per qualche minuto, quindi mescolate insieme a 100 gr di farina manitoba e un paio di cucchiai di acqua tiepida. Mettete a lievitare per diverse ore, anche l’intera notte (in luogo fresco). Riprendete la palla lievitata, sciogliete il resto del lievito in acqua tiepida con mezzo cucchiaino di zucchero, fate fermentare per qualche minuto, quindi impastate con il resto della farina. Aggiungete dell’acqua tiepida (dove avrete fatto sciogliere un cucchiaino di sale) e il parmigiano, fate impastare nella planetaria fino a quando l’impasto si compatta intorno al gancio. Rimettete a lievitare in luogo caldo (ad esempio il forno a 35°) per due ore.
Infarinate i vasetti di terracotta, prendete l’impasto lievitato e ricavate delle piccole porzioni tonde. Posizionate l’impasto nei vasi: cercate di appoggiare la palla occupando metà vaso (in lievitazione e cottura occuperà tutto lo spazio a disposizione). Nella parte alta mettete delle fave, al centro un gambo con la punta di asparago (che poi coprirete con carta domopack, in maniera che non bruci). Spennellate con poco olio d’oliva mescolate ad un cucchiaino di latte e lasciate lievitare al calduccio per un’altra oretta.
Riscaldate il forno a 200°, spennellate nuovamente il pane di olio e latte se si è asciugato e fate cuocere per 25-30 minuti circa.
N.B. I vasi sono da riutilizzare, indi per qui pulite con pazienza rigorosamente a mano (no, la lavastoviglie proprio no) e senza detersivo!
da miralda | 15 Mar 2011 | 24-36 mesi, Dal Mondo, Il Cucchiaino di Mamma e Papà

Per me è naturalmente impossibile tornare da un viaggio e non rifare ricette appena conosciute. Capita sempre, a volte diventa una fissazione (e si mangia greco o tirolese per una settimana), mai però un piatto mi ha appassionato come il Bobotie. Sì, nel senso di interesse storico, culturale, oltre che di gusto stesso, perché capire il Bobotie (credo simbolo della cucina sudafricana come il braai o il biltong) è un po’ come scorrere gli ultimi 300 anni di storia del paese. A qualcuno sembrerà giusto una riedizione speziata della moussaka ellenica, beh sbagliato che in questa sorta di "pie" ci hanno lavorato olandesi, malesi, africani e persino gli inglesi hanno dato qualche suggerimento. Solo a pensarci farei questo piatto un giorno sì e uno no:-)
In Sudafrica l’ho sperimentato la prima volta per caso. Il nome, b-o-b-o-t-i-e, letto in menù mi ha immediatamente incuriosito, dopotutto c’è il destino in un nome, no? E a uno così non si può resistere:-).
Mi è arrivato una sorta di "pie" dolcemente speziato senza però sfoglia o altro, ma solo una crosticina frittatosa sopra. L’ho aperto e si è aperto un mondo: foglie di limone, curry dolce, coriandolo, peperoncino a pezzetti, uvetta e un sughetto che amalgamava la carne di manzo tritata all’interno. E per chi ama i gusti forti, della chutney per accompagnare.
Da lì in poi è stata una ricerca continua del santo graal, fino ad approdare agli spring rolls (in esterno proprio come gli involtini primavera cinesi) con sorpresa, ossia ripieni di bobotie. Al posto della solita salsina agrodolce "chinese style", chutney (in quel caso era all’albicocca, super!).
Fin qui il piatto. Ma poi c’è la storia, ossia come ha avuto inizio il bobotie.
Oltre 300 anni fa le navi olandesi facevano tappa a Cape Town, di ritorno dall’Asia, prima di tornare in Europa. A poco a poco però cominciarono a fermarsi e costruire. E nel fermarsi e costruire lasciavano parte delle spezie trasportate da Java, poi gli schiavi, malesiani, a cucinare per loro.
Dall’influenza fra i "kerriekerrie" asiatici, la cucina nativa sudafricana e quella dei "bianchi europei" è venuto fuori il piatto simbolo di questo paese.
Per anni, con la dominazione inglese e poi le leggi dell’apartheid, il bobotie è stato cancellato dai menù e cucinato di nascosto, a casa o nelle tavole calde malesiane di Città del Capo.
Oggi, invece è orgogliosamente presente in molti menù e non può mancare nei ristoranti che fanno cucina sudafricana.
E’ come se questo tortino riuscisse a riassumere popoli così diversi, e a rappresentare in maniera unica una nazione multicoloured.
Una dichiarazione di intenti, riuscita, più che una ricetta.

Ok, non è esattamente un piatto da pupi (e infatti lì Alice l’ha proprio ignorato) però è perfetto per il Cucchiaino di mamma&papà e beh, con il bobotie a modo mio (senza peri, peri o come diciamo noi piccante), si può raccontare di una nave che solcava oceani per portare l’"oro speziato"… la mia di pupa, qui a casa, si è convinta all’assaggio:-).
piesse: that’s bobotie visto dal forno, wow!
Ingredienti (per tre)
400 gr di carne tritata di vitello e manzo
una manciata di uvetta
1 cucchiaio di marmellata di albicocche
1 cucchiaino di curry dolce
1 chiodo di garofano
1 pizzico di zenzero in polvere
(eventuale coriandolo e curcuma)
1 spicchio di aglio
1 cipollotto
foglie di limone (o alloro, come ho fatto io)
1 uovo
1 bicchiere di latte
1 fetta di pane bianco secco
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino scarso di sale
olio d’oliva
fette di limone bio
Procedimento
Bagnate il pane con mezzo bicchiere di latte. In una casseruola fate imbiondire il cipollotto a fette sottili e l’aglio con il curry, lo zenzero, il chiodo di garofano e due o tre foglie di alloro. Aggiungete la carne, mescolate, unite sale, zucchero, marmellata, uvetta. Schiacciate il pane e aggiungete anche questo alla carne. Sbattete l’uovo con due o tre cucchiai di latte (eventualmente potete rendere il tutto più denso con uno o due cucchiai di maizena o semplice farina). Riempite una pirofila da forno con la carne, posizionate ai lati due fettine di limone, coprite con il composto di uovo. Finite con una foglia di alloro sulla superficie e passate in forno a 180° per 30 minuti circa.
da miralda | 08 Mar 2011 | 18-24 mesi, Dal Mondo, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda, La colazione

Ha riaperto la cucina e pure il blog. Dopo due settimane e più è stato come dare una bella scrollata a polvere e ragnatele, una sensazione strana, considerato che non facevo una lontananza da rete e connessioni così lunga da un bel pezzo . Ammetto di sentirmi ancora sospesa, una parte della testa qui e gli occhi che vedono ancora tutt’altro. E ieri guidare verso Milano, giornata grigia, coda variabile e pensare che soli due giorni prima avevo un giovane leone di fianco (e il nostro, beh, era l’unico veicolo o quasi nel raggio di chilometri) è stato un pochetto "destabilizzante".
Della serie uhm, non so chi sono e dove devo andare:-).
Unico punto fermo di questi giorni? Il carnevale!
A qualcuno sembrerò matta, ma con una pupa all’asilo è tutto un "ci vuole un costume, facciamo una maschera, soffiamo a pieni polmoni sui quattro tubi di stelle filanti e cospargiamoci di coriandoli". Beh, non ero pronta perché pensavo che Carnevale fosse già bello che passato.
Ed è stato così che alla lista dei "to do" di questa settimana (a proposito, non sono ancora venuta a capo delle 2000 foto fatte, ma prometto di raccontare e mostrare quanto prima) si è aggiunta la "missione Carnevale" che detta così fa ridere ma mica è poi uno scherzo. Per di più ho pensato che a questo punto sarebbe simpatico calarmi nella festa pure io e mi sta frullando l’idea di giusto una mascherina e un parruccone per la sottoscritta:-). Ma forse anche no.
Intanto dovendo riaprire la cucina e appunto essendo in tema Carnevale, ho ripensato al "Pancake Day" scoperto l’anno scorso durante i due mesi a Londra. Una sorta di "grande abbuffata della frittella" ma in versione anglosassone: quindi pancakes e tanto sciroppo d’acero.
L’idea è nata negli Stati Uniti (ma va?) dove si corre con la padella in mano (no, non è uno scherzo).
E nella padella che ci sta? Il pancake che va girato almeno tre volte se vuoi avere una chance di vincere. E come mai? Tutta colpa di una donna che si era attardata in cucina all’ora della messa e aveva pensato bene di andarci finendo di preparare i pancakes per strada: un giro qua, una preghiera là e via.
Pure io vado di fretta in questi giorni, però no, ancora non mi sono cimentata alla corsa con padella e frittella (però potrei farlo giusto a Carnevale, dove pure i pazzi sono sdoganati:-)).
Il pancake è una sorta di frittatina dolce, io ci ho aggiunto una mela grattuggiata a julienne e cannella.
Potete anche optare per la cottura in forno per un risultato più leggero adatto ai pupi più piccoli (dai 15 mesi in poi).

Ingredienti (per una decina di pancake)
1 uovo
90 gr di farina 00 (o 50 di farina 00 e 40 di altra farina, esempio integrale o kamut)
1 cucchiaio scarso di zucchero di canna
1 pizzico di lievito per dolci
1/2 bicchiere di latte e due cucchiai di yogurt naturale
1 pizzico di cannella
2/3 spicchi di mela renetta, sbucciata e grattuggiata a julienne
scorzetta di limone bio
un pezzetto di burro
sciroppo d’acero o di agave
(eventuale manciata di uvetta, che fa frittella all’italiana:-))
Procedimento
Stempera la farina con il lievito, lo zucchero e la cannella. Aggiungi l’uovo, il latte e lo yogurt. Mescola e unisci la mela grattuggiata e la scorza di limone. Lascia riposare per venti minuti. Prendi una padella , fai sciogliere un pezzetto di burro e versa un cucchiaio di composto. Appena comincia a rapprendersi e fare bollicine gira dall’altra parte e porta a cottura. Servi caldi con sciroppo d’acero. Puoi anche cuocere in forno: basta versare il composto in una terrina ricoperta da carta da forno e cuocere a 170° per circa venti minuti.
da miralda | 17 Feb 2011 | 18-24 mesi, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, L'ora della merenda, La colazione, Winterzauber

Oggi, una giornata di quelle che iniziano tranquille, dove sei a casa e sei sola. Un caffè, il quotidiano tutto tuo, Stan Getz di sottofondo. E quel tortino nero, profumato di arancia. Ok, poi la mattinata è stata un vero inferno, ma questo meglio non raccontarlo:-).
Invece, ecco, il tortino. E’ di quelli nati per strada, un’annotazione appuntata sul taccuino, mesi e mesi lì, dimenticata. Mi sono ricordata della farina di riso Venere qualche settimana fa, quando ho preparato dei biscotti finiti nel libro. Dovendo portare della farina a macinare ho pensato bene di aggiungerci un pacchetto di riso nero. Mi sono ricordata di un articolo letto mesi fa (perdonatemi ma non saprei più dire della fonte…) e ci ho aggiunto l’arancia, quella spremuta e quella avanzata. Della serie qui non si butta niente:-).
Ora sono qui che scrivo, avrei dovuto farlo ore fa, ma come dicevo la mattinata è stataaa parechiooo movimentata. E adesso penso a come le cose cambiano, si evolvono e beh si trasformano (lo so pare la scoperta dell’acqua calda da Eraclito in poi), però cade proprio a caso nostro.
1. La spremuta
Non è una gran ricetta, è giusto un pensiero (di Mr B.) per rendere il succo di arancia più gradito alla pupa. Cosa ha fatto papà? Ci ha aggiunto mezza banana frullata insieme alla spremuta passata diligentemente al colino. Premiato per il suo impegno (e soprattutto perché mi ha messo a disposizione gli avanzi). Voto? Fate voi.

2. Il tortino di Venere con quello che rimane o quasi.
Una mattina ho affidato le mie farine, bianca e nera, a qualcuno che già andava al mulino per macinare. Bene la farina nera è tornata sporca di bianco, mannaggia: non hanno pensato fosse importante mantenere quel tono scuro, scuro.
E io cosa ho fatto? Sfoderato il colore viola (alimentare, appena comprato) l’ho aggiunto nella preparazione (ma voi non fatelo:-)). Poi ho pensato ad un articolo letto sul reciclaggio degli avanzi (o se proprio vogliamo dirla meglio, di tutto ciò che solitamente finisce nella pattumiera) e ho preparato della gelatina con la polpa di arancia che di solito resta nella parte alta dello spremiagrumi.
Il tortino è risultato perfetto con un gusto molto particolare dato dalla farina di riso Venere e la sorpresa dell’arancia nel mezzo. Colorante viola a parte:-)
Naturalmente in mancanza di riso Venere o mulino o di entrambe le cose, potete sostituire con farina di riso tradizionale. E non ostinatevi come la sottoscritta a perseguire l’effetto cromatico, pare comunque si ottenga con la sola farina di riso Venere un colore violetto più che nero:-).
La ricetta è formato 18-24 mesi.

Ingredienti
250 gr di farina di riso Venere
3 uova
90 ml di latte (o metà latte e metà yogurt)
80 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito per dolci
50 ml di olio d’oliva delicato o semi
1 pizzico di cannella
(50 gr di mandorle frullate)
Per la gelatina di arancia
la polpa avanzata di quattro arance
1 cucchiaino di agar-agar
1 cucchiaino di zucchero
Procedimento
La gelatina. Mescolare la polpa di arancia con l’agar-agar e lo zucchero, riscaldare lentamente per qualche minuto. Spegnere e lasciar raffreddare. Riempire con il liquido dei cubotti da ghiaccio e passare in freezer per un’oretta circa.
Montare gli albumi a neve, mescolare i tuorli con lo zucchero, fino a ottenere un composto spumoso, aggiungere l’olio e il latte, quindi gli albumi. Stemperare la farina con il lievito e la cannella e unirla gentilmente all’impasto.
Riempire con il composto degli stampini da muffin poco sotto l’orlo. Tuffare nel mezzo un cubotto di arancia e cuocere in forno per 20-30 minuti. Potete decorare con zucchero a granella o una spolverata di cannella. Da servire con spremuta di arancia!

da miralda | 13 Feb 2011 | 24-36 mesi, Happy Birthday!, Il Cucchiaino di Mamma e Papà, Winterzauber

Un fine settimana meraviglioso. O almeno a me è parso così. Assolutamente niente da fare o quasi. Dopo un mese di lavoro continuo anche al dì di festa, può sembrare fantastico anche solo trascorrere un weekend a casa (sì, proprio a casa, considerato che la pupa è di nuovo ammaaaalaaataaa) a bere tè con le amiche di passaggio, costruire un nuovo quartiere di mattoncini colorati proprio di fronte al nostro camino (concessione edilizia particolare), sperimentare un impasto con farina integrale e fiocchi di formaggio per le focaccine, e decidere di preparare due versioni di tartellette con Alice. Una dolce, una salata, giusto pensando al santo di oggi.
Beh, non ha prezzo:-).
Alla fine di questa settimana sarò realmente in vacanza, una vacanza lunga ben due settimane nell’emisfero sud, sud: c’è tempo di dire, raccontare e salutare.
Già questo fine settimana però mi ha messo una salutare aria di "non ho assolutamente voglia di fare nulla" che fatica a convivere con il lunedì:-).
Ammetto che aver chiuso la terza revisione del libro e poter godermi in tranquillità il solito tran tran è una goduria. Lavoro gestibile, pupa quasi gestibile, io la persona più tranquilla e dolce della casa.
E le tartellette son figlie di un paio di giorni spensierati, sì di quelli dove potresti, leggera, leggera, sospirare per il tramonto (prima che qualcuno ti gridi di svegliarti:-)) e pensare "ah, l’amour!".
Ecco, giusto per dire che ne ho approfittato e ho legato al Valentine’s day, che in verità non mi ha mai visto tra i suoi estimatori.
L’idea è nata di sfuggita venerdì quando ho adocchiato delle pere mignon durante l’unica uscita in tre giorni di reclusione. E subito ho pensato a delle tartellette, piccole con bordi da crostata. Ah, la fantasia!

Purtroppo stampini da crostatina qui da noi nemmeno l’ombra e ho ripiegato su tegliette dai bordi poco romantici che non ci hanno guadagnato (le tartellette) con la manodopera di Alice:-).
Nella mia prossima lista to-do ci sta di sicuro "acquisto di stampini da crostatina monodose" (a-d-o-r-a-b-i-l-i!!)
Però, sì un punto felice c’è. La frolla. Ne ho preparate due: una dolce, colorata al cacao e aromatizzata alla vaniglia, e una salata composta con la farina integrale, del burro salato e un cucchiaino di parmigiano. Black&white per la frolla, bianco&nero per il ripieno: super!
Loro, le tartellette non hanno fatto troppe cerimonie ed è nata un’amicizia appena sfornate, mentre con la pupa giocavo a ricomporre i pezzi di frolla.
"Ah, l’amour!".

Il formato è 24 mesi ben compiuti, e le pere potete usare una tipologia mignon da lasciare intera (io ho solo inciso delle fettine nella parte alta) oppure utilizzate pere più grandi ricavando singole fette.
Da servire calde!
Tartellette au chocolat
200 gr di farina 00
80 gr di burro
1 uovo
40 gr di cacao amaro
50 gr di zucchero
1 pizzico di lievito
vaniglia in polvere
2-3 pere
150 ml di latte intero
circa 90 gr di cioccolato fondente (o al latte)
1 cucchiaio di farina (o maizena)
20 gr di burro
1 scorzetta di limone
Procedimento
Mescolate la farina e il cacao con il burro e lo zucchero, fino a ottenere un impasto a grosse briciole. Aggiungete l’uovo, la vaniglia e il pizzico di lievito, continuate ad impastare. Finite di lavorare a mano (se state usando una planetaria), avvolgete in pellicola e lasciate riposare in frigo per un’oretta.
Nel frattempo la crema di cioccolato. In un padellino sciogliete il burro, aggiungete la maizena, quindi il latte a poco a poco e la scorzetta di limone (che poi eliminerete), mettete sul fuoco e appena comincia a scaldarsi unite il cioccolato a pezzetti. Continuate a girare per non far formare grumi. Una volta che si addensa spegnete.
Riprendete la frolla, stendete e rivestite uno stampino infarinato o imburrato da tartellette. Riempite la tartellette con la crema di cioccolate, quindi ponete nel mezzo la pera sbucciata e intagliata a fette sottili. Passate in forno a 175° per venti minuti.

Tartellette au fromage
150 gr di farina 00
50 gr di farina integrale
1 tuorlo
90 gr di burro (eventualmente salato, non aggiungete altro sale)
1 cucchiaino di parmigiano
2-3 pere
crescenza
(eventuale rosmarino)
Mescolate le due farine e il parmigiano con il burro, aggiungete quindi il tuorlo e lavorate fino ottenere una palla. Avvolgete nella pellicola, e posizionate in frigo per un’ora circa. Riprendete l’impasto, stendetelo e rivestite delle tortiere piccole. Riempite di crescenza schiacciata a forchetta, aggiungete eventuali aghi di rosmarino, posizionate al centro la pera. Cuocete in forno a 175° per venti minuti circa.