Zagare per il 21 a primavera

Non esiste un’altra stagione che mi metta una simile ebbrezza. C’è l’inverno con la sua magia bianco candido,l’autunno in multicolor e l’estate con i cieli senza nuvole e la luce sfacciata, assoluta. Ma la primavera è unica per quel suo senso di attesa, rinascita, di vita nuova. Ogni volta aspetto il 21, impaziente, annusando l’aria, spiando gli alberi, ascoltando dalla finestra socchiusa i segnali. Quest’anno sono stata meno fedele all’attesa, ho avuto la fortuna di cogliere il 21 nell’8 marzo e oggi, ho la chiara sensazione di trovarmi la primavera in casa. Di accarezzarla e contemplarla con un’ebbrezza tutta nuova. Intensa come i fiori di arancio.

Sono nate così le frolle per Lea, leggere e profumate di primavera, di vita nuova. Hanno preso le forme della piccola leoncina, scomposte e ricomposte, i profili di aria, liquidi e fluidi. L’idea di creare qualcosa che mi ricordasse la primavera, in realtà, risale a settimane fa. La memoria del colore e della luce ha richiamato il profumo, quello potente delle zagare, essenza liquida dei fiori di arancio.

E navigando in rete ho trovato l’acqua di fiori di arancio 100%, di origine libanese.
Per i biscotti ho testato due impasti: il primo simile a una ricetta presente nel libro ("I biscotti del sor-riso), a base di un mix di farina 00 e farina di riso, burro, panna e zucchero, il secondo in sostanza identico, ma con l’olio di mais al posto del burro. E ovviamente in entrambi i casi l’acqua di fiori di arancio. Devo dire che la frolla con l’olio mi ha soddisfatto parecchio, leggera, leggera e molto friabile.
Con Miss Cia ci siamo poi divertite a disegnare impronte e musi di leoncina, come omaggio alla nuova pupa.
Felice 21 marzo di primavera!
La ricetta. 
Ingredienti
200 g di farina 00
100 g di farina di riso
80 g di burro (o la stessa quantità di olio di semi di mais o oliva delicato)
circa 80 ml di panna fresca 
2 cucchiaini di acqua di fiori di arancio
80 g di zucchero


Per la glassa: zucchero a velo, acqua, succo di limone (o acqua di fiori di arancio)
 
Procedimento
Mescolate lo zucchero con burro o olio. Aggiungete la panna e l’acqua di fiori di arancio, quindi le due farine stemperate insieme. Regolatevi con le quantità: se il composto risultasse troppo morbido, unite ancora della farina. Dovete ottenere una palla morbida ma compatta. Lasciate riposare in frigo per una buona mezz’ora, quindi riprendete, stendete e ritagliate i biscotti (con uno stampino a piacere, non fate come noi che siamo andate a mano in mancanza di stampi a leoncina:-)).
Decorate con la glassa.
 

 

La tatin del dì di festa

E’ diventata la tatin della domenica, del tutto simile nella parte superiore al dolce rovesciato, morbido e soffice invece per l’impasto. Una sorta di ibrido, facile, facile da fare, studiato su misura per Alice. Il primo esperimento è stato solitario, in uno di quei risvegli di prima mattina, causa "panza" (a proposito pare che qui qualcuno proprio non ne voglia sapere di essere puntuale).
Volevo preparare un dolce, subito pronto per la colazione di Lui e la pupa, da mangiare tiepido e dalla consistenza "tortosa" che all’Aliciotta piace sempre. 

Ho avuto ragione, per di più nelle divagazioni successive mi ha sempre accompagnato la pupa nella preparazione. E così è nata la nostra "tatin eretica".

 

Che cosa apprezzo? La rapidità di esecuzione e la bellezza luminosa appena

sfornata, subito e senza compromessi di tempo. 

In questo periodo in cui non ho molta voglia di trascorrere lungo tempo ai fornelli, un must rimane però quello del dolce. Una sorta di coccola per me e per gli altri. E il bello è che potete modificarla in due o tre ingredienti pur mantenendo la base, senza grosse difficoltà.

Io ho utilizzato frutta di stagione: pere e mele, cambiando poi le note abbinate, una volta gocce di cioccolato fondente e cannella, un’altra volta uvetta, chiodi di garafono, anice e pinoli. E infine quella della foto, dove ho aromatizzato la copertura di pere, affettate finemente,  con una granella composta da scorza di limone, mandorle e zucchero. 

Il risultato è stato coccoloso ma al contempo fresco, per via del limone, molto più primaverile e meno invernale rispetto alle altre versioni.

Per l’impasto niente burro o latte, ma olio di semi di mais spremuto a freddo e yogurt bianco intero. Ho montato gli albumi a neve, per ottenere un impasto soffice, e utilizzato un mix di farina 00, amido di mais e farina integrale.

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Unico appunto rispetto alle altre versioni, la lucidatura zuccherosa ha perso un pochetto della sua bellezza a causa della granella di mandorle che al prossimo giro inserirei solo nell’impasto.

 

Ingredienti

2oo g di farina 00

100 g di amido di mais

50 g di farina integrale

3 uova

70 ml di olio di semi delicato

1 barattolo scarso di yogurt naturale

130 g di zucchero (circa 50 g sono per il fondo della copertura)

2 pere 

la scorza grattugiata fine di un limone

2 cucchiai di granella di mandorle

vaniglia liquida o in polvere

1 bustina di lievito

una noce di burro

 

Procedimento

Imburrate una tortiera da 18-20. Mescolate 50 g di zucchero di canna circa con la scorza di limone e la granella di mandorle. Mettete questo composto sul fondo della tortiera, creando uno strato. Ora affettate le pere molto finemente, l’ideale è con una mandolina giapponese. Posizionatele su tutto il fondo, salendo anche di un centimetro lungo i bordi. Spruzzate con succo di limone.

Ora l’impasto. Montate gli albumi a neve ben ferma e teneteli da parte. Sbattete i tuorli con lo zucchero restante, quindi unite olio, yogurt e un cucchiaino di succo di limone e la vaniglia. Ora gli albumi molto delicatamente.

Stemperate insieme farine, maizena e lievito e unite al composto girando e amalgamando.

Trasferite il composto nella tortiera e cuocete in forno a 175° per 30 minuti circa.

Fate raffreddare una decina di minuti quindi rovesciate la torta su un piatto da portata e servite.

Cuore, fiore, cuore… tris!

E’ un periodo strano. Sto cercando di sgombrare il più possibile il territorio da lavori (ritrovandomi a cucinare e scrivere per luglio nel mese più invernale che ci sia) e rasento voglia ridotta al minimo di occuparmi di quello che ancora rimane. Mi era capitato anche l’altra volta, alcuni la chiamano "preparazione del nido" e sarà che l’idea esiste e ha pure l’onore del nome, io ci sguazzo distratta e concentrata più su mini tutine e golfini e riorganizzazione dell’armadio total white di Alice da spartire per due. La cosa pazzesca? Mi dà soddisfazione sistemare, dividere e ovviamente tuffarmi nel mini shopping.  

E beh la cucina diventa un passatempo lieve, da utlizzare come tavola per un gioco.

Alzi la mano chi non ha mai giocato a tris. Io ricordo da bambina quei foglietti scarabocchiati, nove caselle e quattro linee che ti facevano passare sfide a due con poco o nulla. Il problema è che per vincere o partivi per primo e conoscevi la giusta strategia (la conoscete?:-)) oppure finivi per perdere o pareggiare. 

Però in mancanza di altro aveva la sua dignità, un po’ come sasso, forbice o carta o strega comanda color. 

La cosa soprendente è che da piccoli, piccoli si è assolutamente presi anche da questi giochi fatti di nulla.  Per la cronaca, personalmente, siamo stati salvati da "io vedo una cosa che voi non vedete ed è di color" o "proviamo a contare fino a 60" e persino il gioco del silenzio (uhm, Alice perde sempre prorpio come me da bambina…) in diversi momenti di crisi on the road.

 

Ecco, quindi "long live" al gioco del tris anche nell’era di Timbuktu🙂 

 

Per la ricetta ho preparato una base di crostata classica abbinata ad una colorata di giallo pallido per via della zucca aggiunta nell’impasto. Ho giocato poi con due marmellate: una all’arancia rossa acquistata, e una al limone fatta all’ultimo momento in casa non avendone sottomano un’altra agli agrumi.

Ho pelato i limoni al vivo (500 g bio), ricavato la polpa, aggiunto della scorzetta (un paio di cucchiaini) e zucchero (stesso peso di polpa leggermente rfullata o tagliata sottili sottile e scorzetta finali) e cucinato, unendo dell’agar agar (1 cucchiaino), per una mezz’ora. Il risultato una marmellata a metà strada con una gelatina. Buona e soprattutto perfetto l’accostamento "cromosaporifero" per una "agrumi addicted" come la sottoscritta:-)

 

Ovviamente poi abbiamo scelto i due segnalini per giocare: cuore per la pupa, fiore per me. Naturale farne in quantità considerato che qualcuno finiva sulla crostata, altri al morso senza tante cerimonie.

 

Per la crostata ho usato in parte una base senza uovo, avanzata dalla copertura di un pie alle mele che stavo preparando. La forma è stata penalizzata dalla mancanza di una tortiera quadra o rettangolare delle giuste dimensioni, me la sono cavata, ammetto, ammetto, adattando una teglia rettangolare con della carta da forno (ok, da cuochi della domenica o quasi:-)). 

 

Et voilà, il nostro tris! 

Ingredienti

La prima base (per crostata e biscotti)
200 g di farina
80 g di burro

70 g di zucchero
un paio di cucchiai circa di acqua fredda
pizzico di sale e vaniglia



La seconda base (per rifiniture giallino e biscotti)

100 gr di farina
50 g di polpa di zucca lessata, schiacciata e passata al setaccio

50 g di farina di riso
50 g di burro
50 g di zucchero

1 tuorlo

 

Marmellata di due colori (ad esempio arancia o mandarino e limoni)

 

Procedimento

Mescolate lo zucchero col burro a temperatura ambiente, aggiungere la farina e l’acqua, il pizzico di sale e la vaniglia in polvere o liquida. Impastare fino a ottenere una palla uniforme e morbida.

Avvolgere nella pellicola e lasciare riposare in frigo per 30 minuti.

 

Mescolare lo zucchero con il burro, unire il tuorlo e quindi la polpa di zucca.  Amalgamare per bene e unire le due farine, Una volta ottenuta una palla bella morbida mettere anche questa a riposare, nella pellicola, per 30 minuti in frigo.

Riprendere il primo impasto e stendete a un cm circa con bordi di 1,5 cm circa. Dovete ottenere un quadrato o rettangolo giusto per disegnarci poi la base di un tris, ponetelo su carta da forno nella teglia. Bucherellate con una forchetta qua e là sul fondo.

Con la pasta avanzata, in parte, ricavate dei biscotti della forma preferita. Il primo segnalino. 

Prendete il secondo impasto: in parte stendete e ritagliate altri biscotti, di forma diversa, in parte formate dei piccoli salsicciotti da arrotolare con gli avanzi del primo impasto. Questi sono i divisori per il vostro tris.

 

Cuocete in forno per 20-25 minuti la crostata a 175°, quindi decorate con le marmellate (potete anche ripassare qualche minuto in  forno mentre cuociono i biscotti per caramellare di più la marmellata). Cuocete i biscotti per 10 minuti sempre a 175°.

E ora via col gioco!

Voglia di fette biscottate homemade

C’era una volta la ex-ragazza di Lui, che lasciava messaggi al mattino come "Amore, bla, bla, bla, la moka è già pronta, basta che accendi e… baci tra lala". Questa ex-ragazza apprezzava molto l’aperitivo, molto meno la colazione, che considerava tempo rubato al letto. Meglio cinque minuti ronfando piuttosto che pane&marmellata. Non che non amasse la cucina, anzi, ma non al mattino, soprattutto se c’era un treno da prendere e la sveglia maledetta. Poi è arrivata la colazione del campione. E tutto è cambiato.

Alla mia prima panza, la colazione era il momento più bello della giornata. Mi alzavo in netto anticipo, quotidiano da una parte e tutto il resto dell’altra: latte, yogurt, succo di mirtillo o spremuta, pane e marmellata. 

Poi ci sarebbe stato il pranzo, ma veloce che era una pausa pranzo (per intenderci quelle da cartellino lavorativo), e la cena, beh per mesi è stata da dimenticare.

Con la pupa il rito della colazione è continuato, ma più per lei che per me. 

Fino a qualche mese fa, quando si è riaffacciata lei, la colazione del campione. Più spietata, esclusiva e della serie "se non c’è potrei piangere disperata".

Scherzo? No, affatto. 

Gli occhi hanno cominciato a spalancarsi insieme allo stomaco a orari per me impossibili, ovvero molto presto. A mia discolpa il digiuno o quasi serale. 

Ci sono stati momenti in cui ho scosso Lui, ancora addormentato per un latte schiumato e due fette biscottate homemade con velo di marmellata di mirtillo (la mia preferita). Una pazza:-). 

Pe fortuna poi le nausee sono rientrate e la marea è passata, prima che travolgesse qualcuno. 

Ora sono diventata una di quelle che sanno che la colazione è il momento più importante della giornata, saggia a distribuire le calorie:-), ma non così matta da azzannare chi disturbasse il mio rito.

Di tutto ciò è rimasta un’unica e non ancora risolta fissazione: la fetta biscottata homemade proprio come la fa il mio panettiere superpreferito. 

Archiviati anni di fette buone ma industriali, direi che la biscottata artigianale è di sicuro uno dei must per la mia "panza". Di quelle con il bollino "Ho voglia di…"

Unico problema? Quando mi fissata che dovevo provare a ricrearle a casa. Ho sbirciato gli ingredienti segnalati sulla confezione a biro blu e ho cercato la ricetta perfetta.

E ho tentato. Il risultato a parere di Lui (che la pupa è più da panino al latte) è molto buono, a mio parere simile ma non identico. E va beh, ci sarà un motivo per cui lui fa il panettiere e io pasticcio con le parole. 

Come si fa? Partite un paio di giorni prima o quasi, quindi se come me avete voglie da gestire, badate bene all’aspetto temporale che vi separa dall’oggetto del desiderio.

Perché prima dovrete pensare alla lievitazione, poi alla seconda lievitazione, poi alla cottura, 

 

poi al risposo al fresco, poi alla doratura delle fette e poi ci sarà finalmente il vostro coltello che spalmerà il velo di marmellata o miele preferiti.

Per le mie ho usato una marmellata di gelsi, regalo di un’amica reduce da un viaggio in terra siciliana.

Fette biscotti simili a quelle del mio panettiere, o quasi:-)

piesse: ho letto in rete che un ingrediente che fa la differenza è il malto d’orzo, non vedendolo segnalato nella famosa lista del panettiere non l’ho messo, però sono pronta a ricredermi

Ingredienti

400 g di farina manitoba

100 g di farina ai cereali

90 g di zucchero di canna

200 ml di latte

2 uova+ 1 tuorlo per spennellare

100 g di burro

1 bustina di lievito secco

vaniglia in polvere

 

Procedimento

Sciogliete lo zucchero nel latte tiepido, unite le uova e sbattete. Stemperate il lievito con le due farine e la vaniglia in polvere, quindi amalgamate all’impasto insieme al burro a temperatura ambiente. Formate una palla e lasciate a lievitare in luogo caldo (ad esempio forno a 30°-35°). Riprendete dopo un paio d’ore e ricavate due salsicciotti che rimetterete a lievitare per un’oretta. Quindi fate attenzione: a me è capitato che mi addormentassi sul divano e Lui mi facesse ritrovare i due panetti già infilati in due teglie diversi. Grazie, un tesoro, ma no!!! Vanno posizionati nella stessa teglia da cake, uno sopra l’altro, spennellati con tuorlo d’uovo e passati in forno caldo a 170° per circa 20 minuti, quindi coprite con un panno per non far dorare troppo e terminate la cottura per altri 20 minuti circa.

Lasciate raffreddare per tutta una notte, quindi riprendete il panetto e affettate. Passate le fette a dorare e seccare in forno a 160° per 20-30 minuti.

 

 

 

4 anni, che meraviglia!

E’ una giornata che sa d’autunno, frizzante e multicolor. Ma con un cielo e una luce che non hanno dimenticato l’estate. Una vera meraviglia. Un po’ come ciò che sento guardando mia figlia. Meraviglia, intensa e inaspettata. Perché quando gli anni cominci a contarli e ci vuole quasi una mano, è impossibile sfuggire alla meraviglia. Almeno per me. I ricordi, proprio i ricordi, sono fili teneri, morbidi, e c’è la sensazione di vedere Alice e vedere me, e scoprirci tanto simili. E le diversità, le sue, sono un concentrato di quello che è la sua natura ma anche di quello che stiamo costruendo insieme.
Ci pensavo, mentre ieri mescolavo a mano (sì a mano per una mezz’ora e più) l’impasto della torta che allude al Paradiso, e osservavo più tardi sulla mano i mirtilli, quattro, finiti sulla Tenerina. 

Non credo ci sia un momento della vita in cui da figli ci si trasforma irrevocabilmente in genitori. Ci ho riflettuto in questi giorni, mentre leggevo un romanzo di Iréne Némirosky (per la cronaca "Due").
Sono convinta invece che ricordare quello che abbiamo sentito, provato e vissuto come figli, come bambini, sia il segreto per capire i nostri di figli. E, inutile dire, conservare l’incanto. 

Ci sono stati momenti, e ci sono momenti in cui, complice la mia irrequietezza, cerco di sfuggire ad Alice. Credo che anche questo sia normale, per non dimenticare che siamo altro rispetto ai nostri figli. E so che, dopotutto, è una maniera per tornare ed essere con lei al meglio di quanto posso dare. 

Ieri sera ho fatto tardi. Mi sono ostinata a preparare all’ultimo momento la torta per la merenda all’asilo, e beh, doveva essere semplice ma speciale. Presa dall’entusiasmo (ho già detto che adoro il compleanno di chi amo?) ho deciso che non ci si può alzare il giorno dei propri quattro anni e non spegnere una prima candelina a colazione. Detto e (quasi) fatto. Seconda mini torta con divagazione formato Aliciotta. 

Stamattina ho fotografato veloce la giornata che si alzava e la tortina prima dell’arrivo della pupa. E ho pensato che era una vera meraviglia, proprio come lei.

 

La torta? Paradiso, la ricetta l’ho presa qui,  pari, pari per la torta seria, seria da portare all’asilo, e introducendo giusto una piccola variazione per la minitorta da colazione "esprimi il desiderio" ( e altrimenti senza desideri che compleanno è?). Ho frullato mirtilli rossi essiccati e li ho aggiunti all’impasto alla fine. Il risultato? Una meraviglia:-).

A proposito, fa capolino anche il primo regalo di oggi: una tazza gattosa e tisaniera, considerato che la pupa preferisce il rooibos al latte.

Mentre la torta Paradiso si è giusto arricchita di caramelline colorate di zucchero (ma dall’interno inaspettatamente morbido), scovate domenica.

E il desiderio? Non so se i bambini in generale non hanno desideri, al contrario di tutti i vorrei di noi adulti. Forse sono semplicemente felici di ciò che vivono, ora e adesso, senza i domani. Fatto sta che la mia, oltre a non rispettare la regola del silenzio ha trasformato il desiderio in una dichiarazione d’amore per la mamma…

E infine la torta per la cena di stasera, solo noi tre (in attesa delle festicciola di domenica con gli amici, beh vi racconterò, promesso). 

Ho trovato una prima versione in un libro (seconda cronaca, "Dolci e fiori" di Néderlants e Angela Odone) che mi ha regalato una cara amica e sono rimasta conquistata dall’unione morbida e cioccolatosa coi mirtilli. Ho pensato che era perfetta per l’Alice di oggi. 

Ho quindi studiato in rete e ho scoperto che altro non era che la torta Tenerina. Sapete, no, che i nomi hanno su di me una presa tutta loro, e Tenerina si scioglie già in bocca come una caramella morbida. Un po’ come il pensiero di Alice quando siamo lontane, un po’ come Alice quando dorme e la guardi, un po’ come questa giornata o il ricordo di Miralda bambina.

La preparazione della Tenerina è semplice, semplice, badate solo a diminuire o aumentare i tempi di cottura a seconda della vostra teglia e forno per assicurarvi un esterno croccantino e un interno ancora morbido.
La sottoscritta (ovvio, no?) ha voluto apportare un paio di modifiche, diminuendo zucchero e burro, e introducendo farina di riso e farina di mandorle, per dare ancora più morbidezza e una nota delicata in più.

Il risultato finale è stato simile nella forma a un fiore, dai petali poco definiti con i punti di viola ricoperti di zucchero, perfetta per dire, sentire e raccontare "Buon compleanno, Alice!". 

 

La ricetta.

Ingredienti (per 4)
120 g di cioccolato fondente
80 g di burro
2 uova
70 g di zucchero 
1 cucchiaio di farina di riso e 1 cucchiaio di farina di mandorle
1 confezione di mirtilli

Procedimento
Fondete a bagnomaria il cioccolato a pezzi e il burro, mescolando. Montare i tuorli con lo zucchero, quindi unire cioccolato e burro fusi (lasciati raffreddare per un paio di minuti). Incorporate i due cucchiai di farine, amalgamate quindi delicatamente i due albumi montati a neve.
Ungete una teglia (o ricoprite con carta da forno) e passate in forno.

Io ho poi infornato a 175° per 20-25 minuti circa. 
Quando la torta è raffreddata, decorate con mirtilli passati per qualche minuto in freezer e rotolati quindi in zucchero bianco.


 

 

Frutta da spalmare, omogenizzare e intingolare

Sono settimane in cui la cucina è ridotta all’essenziale, se non fosse per rare escursioni, giusto per lavoro e non dimenticare l’a,b,c.  Certo è che, con Alice a casa, ci concediamo colazioni lunghissime. E uno degli ultimi esperimenti, tanto geniale quanto di una semplicità stupidissima è quello per lo smaltimento della frutta. Che compro, in questa stagione, in quantità alle quali ci è poi difficile stare dietro. E allora via con l’omogenizzazione spalmabile o quasi.

Nel senso che ho unito quanto facevo nei primi mesi di svezzamento della pupa a una sorta di marmellata di rapida cottura. 

Avete mai provato a preparare l’omogenizzato alla frutta homemade? Io lo facevo cuocendo la frutta, con giusto un cucchiaio di succo di mela 100% per addolcire, frullando (sì usavo il solito Mr Aid, ma se siete in possesso di un’omogenizzatore ancora meglio perché dovrebbe evitare la formazione di aria e quindi le possibile coliche, anche se al settimo mese ormai dovrebbero essere un ricordo) e, se fatti in grosse quantità, riempiendo vasetti che congelavo o facevo bollire sottovuoto (mi raccomando chiusura superermetica!). 

L’idea della frutta cotta, frullata e spalmata di questi giorni è la stessa. Cambia un pochino il contenuto: in cottura ci aggiungo zucchero o miele agli agrumi, in qualche caso aromatizzo con vaniglia o cannella, e lascio cuocere un po’ di più rispetto all’omogenizzato, in maniera da far addensare. 

Nel caso delle prugne, visto che ne avevamo in quantità (ossia troppe:-)), con Alice abbiamo riempito pure un vasetto per l’intera settimana. In questo caso ho sterilizzato in acqua bollente e pentola alta il vasetto, più per precauzione considerato che la nostra mousse marmellatosa è durata qualche giorno ed è stata conservata in frigo. 

Infine lo spiedino. Bene, abbiamo pensato alla merenda e per farla diversa dal solito, la frutta l’abbiamo infilata su stecco e intingolata nel succo di mela che abbiamo comprato qualche settimana fa in Alto Adige. 

La ricetta? Uhm, ormai già detta, considerato che è fatta di nulla o poco più. Pulite la frutta che più vi aggrada, tagliate a pezzi e cuocete lentamente (con zucchero o miele dopo l’anno) a pentola coperta. La frutta si sfalderà e diventerà polpa, lasciate addensare. Quindi frullate ed eventualmente passate al setaccio se dovete eliminare semi o altro (ad esempio se avete utilizzato lamponi o uva…).  Quindi iniziate a spalmare. Semplice, no?