Tigelle nere a Capodanno

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Chissà come mai festeggiamo la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo con tanta manifesta spensieratezza. Forse è utto un rito che ci siamo costruiti per non pensare: al tempo che passa, al bilancio dei mesi che abbiamo attraversato,  alle nuove volate a montagne russe che verranno. Si sta sospesi, in una bolla, e tutto appare possibile.

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Vellutata di mele al profumo di timo

crema di mela coppia

E’ un periodo di sperimentazioni: torte improvvisate all’ultimo minuto (ma proprio all’ultimo, magari serale con Lui che mi guarda fra il sorriso e la disapprovazione “ci mancava pure il dolce”:-)), vellutate e zuppe colorate e risotti, beh, risotti che proprio non te l’aspetti (ecco, tipo quello al kaki per Halloween).

La vellutata alle mele è nata così. A dire il vero l’ispirazione è arrivata da un libro acquistato quest’estate in Alto Adige, nel Renon, intitolato guarda caso, “Le mele”, ediz Athesia. Ovviamente qui ci sono solo ricette a base di mele, ehehhe in tutte le versioni possibili. Leggi sì torte&co ma soprattutto le mele che non ti aspetti.

Ecco che io adoro mescolare e trovare nuovi accordi per ingredienti di solito deputati ad altro è ormai cosa risaputa. E i miei compagni di “avventura” accettano di solito piuttosto soddisfatti. Anche perché a volte ne vengono fuori colori, si proprio colori, che conquistano le pupe con gli occhi prima che col cucchiaino.

Il tempo poi invita a essere confortati con consistenze calde e cremose, che sciolgono i nodi e i grigi.

In realtà, ho seguito la ricetta del libro, come mia natura impone, adattandola ai miei gusti (e necessità): l’ho alleggerita per la versione baby food per Edo (che pure lui è coinvolto nelle sperimentazioni, qualche dubbio al riguardo?:-)), l’ho resa più simile all’originale invece nella versione per noi.

Per la tipologia di mele, non ho voluto allontanarmi dalla terra d’orgine della ricetta, e ho utilizzato mele altoatesine,  croccanti e dolci che paiono uscite dal cestino di Cappuccetto Rosso ( o della strega Malefica:-)).

Per avere una consistenza morbida e cremosa ho aggiunto una patata, così da non avere necessariamente bisogno della panna suggerita nella ricetta originale, off limits per la versione pupo.

Ho sostituito il vino bianco con del sidro di mela (più leggero) e del succo di mele per la pappa di Edo.

Per profumare la vellutata, con Lea, la più appassionato all’angolo erbe aromatiche di casa, abbiamo attinto alle ultime scorte di timo.

Infine. La preparazione è veloce, veloce, della serie se arrivate all’ultimo minuto questa vellutata si fa quasi da sola.

La ricetta.

Ingredienti

5 mele (circa 1/2 kg)

1 scalogno

1 patata di buone dimensioni

brodo vegetale leggero (o semplice acqua)

olio extravergine d’oliva

timo

1 bicchiere di sidro di mele (o succo di mele per la versione baby)

(100 ml di panna fresca)

(sale)

cannella in polvere

Come si fa?

Sbucciate le mele, eliminate il torsolo e tagliatele a cubotti. Affetate finemente lo scalogno, pelate la patata e tagliatela a tocchetti.

Fate appassire lo scalogno con un cucchiaio di olio, aggiungete le mele e le patate, sfumate con il sidro (o il succo di mela nella versione baby) e aggiungete il brodo (circa 400 ml). Fate cuocere per una ventina di minuti.

Frullate quindi il tutto, togliete la porzione per il più piccolo (a) di casa, aggiustate di sale e unite qualche fogliolina di timo e la panna fresca.

Servite decorando con qualche fogliolina di timo.

 

Le pupe di pane. Buona Pasqua!

Impastare è un gesto antico: elementi semplici che con il passare delle ore prendono vita e assumono forme infinite. Come quella delle bambole con le uova per Pasqua. Si tratta di una tradizione che mi ha sempre affascinato e che attraversa regioni e cucine diverse. Un tempo si modellevano queste bambole nell’attesa della domenica di rinascita. I bambini avevano poco o nulla e queste pupe di pane, molto spesso dolci, erano un regalo speciale. 

Ho preparato l’impasto la sera con la pasta madre: desideravo una lievitazione lunga, che sapesse di attesa e coccole. E ieri abbiamo impastato creando le nostre bambole. Tre: ognuna con il suo uovo, uno più grande, gli altri due più piccoli. 

Siamo noi: e già la sensazione di dirlo mi ha emozionato. Ci sono io, con il mio carico di anni e attese, e ci sono loro, le mie piccole donnine con mani cuoriose e piedi alati. 

Mi è parso il modo migliore per augurarci e augurarvi Buona Pasqua.

Dopotutto la Pasqua è un po’ come la primavera, o almeno questa è ciò che credo. Un’occasione di rinnovamento, "un passare oltre" l’inverno e l’oscurità verso nuova vita. E ogni volta possiamo ributtare la "palla" in alto e ricominciare da capo. O quasi.

 

Ho scelto, invece della versione dolce, un pane salato da utilizzare per la tavola di Pasqua (se sopravvive!)

Ingredienti

250 g di farina manitoba

200 g di farina 00

100 g di farina integrale

100 g di ricotta di pecora

2 cucchiai di olio d’oliva

1 cucchiaio di parmigiano

sale

zucchero

lievito di birra secco o fresco (o pasta madre)

uova (bianche o di quaglia o tradizionali)

semi di papavero e sesamo

(curcuma)

Procedimento

Se utilizzate il lievito di birra (fresco o secco), sciogliete quest’ultimo in mezzo bicchiere di acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero o miele. Setacciate le tre farine e mescolatele insieme all’olio e al lievito. Sciogliete in un biccheire di acqua tiepida un cucchiaio scarso di sale e aggiungete all’impasto. Unite la ricotta e il parmigiano e impastate. Se l’impasto risultasse troppo secco unite altra acqua. 

Lavorate per dieci minuti circa fino a ottenere una palla compatta ed elastica. 

Posizionatela in una ciotola leggermente unta di olio, coprite con della pellicola unta di olio e mettete a lievitare in luogo caldo (circa 30°) per un paio di ore.

L’impasto dovrà triplicare di volume. 

Riprendetelo e ricavate delle porzioni per modellare le bambole. Appiattite una palla a triangolo, una pallina per la testa, delle noci di impasto per i piedi, delle piccole strisce per i capelli. 

Ricavate dei sottili salsiciotti per le braccia. Spennellate le bambole con olio e latte, appoggiate sulla pancia l’uovo e fermatelo con le braccia. Decorate la veste con semi vari (ed eventuale curcuma). 

Lasciate lievitare per un’altra ora, quindi preriscaldate il forno a 190°. Cuocete il pane per 30 minuti circa. 

 

 

La festa della leoncina!


E’ volata, un po’ come succede ultimamente a tutte le mie giornate. L’abbraccio del mattino con quella canzoncina che l’ha fatta sorridere. Vuoi per la mia cantilena buffa, vuoi perché è ancora una cucciola. Una leoncina morbida che assomiglia, zucchero a parte, a quella creata dalle mani di Polvere di Zucchero.

Sì, perché dopo molte pensate, la torta la faccio io (e Lui a dire anche no:-)), la torta la prendo lì o là, ho posato lo sguardo sulla figurina nella cornice, disegnata un anno fa da Miss Cia. E ho scritto alla maghetta dello zucchero. Ne è uscita la meraviglia che vedete in foto!

Ho desiderato qualcosa che assomigliasse a quell’immagine, qualcosa che fosse bello, più bello del solito, e ricordasse la leoncina di casa. Ho scritto e riscritto a Paola, che pazientemente ha ascolato (uhm, virtualmente) desideri e richieste, e devo dire che ci siamo intese per bene. Grazie!


Lo confesso, mi piace il cake design da vedere ma ho sempre pensato non facesse per me (da fare e mangiare!). Bene, per il fare come imparare si vedrà, per quello che riguarda ingredienti e sapori mi sono ricreduta. L’interno era un morbido pan di spagna con crema chantilly e frutti di bosco (preparato dal pasticcere di questo posto qui, secondo richiesta sempre della rompiscatole del Cucchiaino), l’esterno invece di pasta di zucchero modellato dalla maghetta. 

E la sottoscritta? Bene, la torta per questa volta l’ho delegata ad altri, preparando qualcosa del resto.
Considerato che avevamo diversi bambini, nel menù sono rientrati focaccine, muffin salati, fette di pan brioché con patè al cotto e pistacchi, chiocciole di salmone e ricotta e del rapidissimo bulgur con verdure e pollo croccante:-). 

A dire il vero non ho resistito e dovendo preparare per lavoro delle pavlove pera e uva sono finite per essere prodotte in grosse mini quantità per il buffet. 

Per Lea, invece, oltre al piccolo assaggio di pan di spagna, una mini tortina che assomigliava molto alla without. E tanti tulipani bianchi. 

Oltre a uno da stringere forte per muovere i primi passi.

Di rapa, prime e concorsi

Oggi è uno di quei post dove ci sarebbe molto da dire, in realtà scriverò poco, poco considerato che mi sono beccata il primo malanno di stagione e sono al calduccio sotto la coperta.  Uhm, la testa non è che sia proprio lucida, lucida, e quindi meglio limitare le parole.

Naturale che la cucina è quasi chiusa, eccetto per brodini&passati di quelli "comfort food autunno&raffreddori". E ovviamente una ricetta ve la lascio, perfetta per la sottoscritta ma anche per i bebè inizio svezzamento o quasi.


Il soggetto è il sedano rapa, sì lui bitorzoluto e dalla forma buffa, dal gusto delicato. Ho acquistato il primo la scorsa settimana ed è finito per diventare vellutata, semplice, semplice, con giusto una melina annurca e una manciata di quinoa, ricca di sali minerali e proteine vegetali.

Però oggi la cucina è più una scusa per segnalare ben due dimenticanze, mie. Si sa però, alle donne con la pancia si perdona tutto o quasi.

Allora la prima. E rispondo così a chi mi ha chiesto e scritto (grazie!): la presentazione ufficiale poco formale de Il Cucchiaino di sabato a Librogiocando, Monza è andata molto bene. Al di là che è un posto fantastico per i più piccoli, ma non solo, è stato veramente un piacere raccontare e sentirsi accolti in maniera così calorosa. E’ un po’ come se anche il libro, spiegando e chiacchierando, diventasse sempre più concreto  e reale.

E per una che non si è portata neanche una penna ed è rimasta un po’ stupita alla prima che ha domandato firma e dedica, ha fatto indubbiamente bene.

Ecco qualche foto.

L’aspetto più divertente? L’informalità, con tanto di cuscini a terra, gambe incrociate o quasi e bambini in giro.

Seconda dimenticanza, e sottolineo segnalazione da non perdere.

Il sito www.cakemania.it ospita un giveaway da non perdere, ehe, ehe, ehe, che in palio c’è una copia de Il Cucchiaino.

Non avete una vostra copia? ne volete una sceonda o terza o quarta da regalare? Andate qui e  lasciate un vostro commento, chissà mai. Io per ora mi sono letta con piacere i commenti, giusto per scoprire quali sono i dolci legati ai ricordi d’infanzia che vanno per la maggiore.

E il vostro qual è? Personalmente, con una mamma poco incline alla pasticceria, credo la torta di mele o ananas caramellate, uhm, non è che si spingesse molto in là:-)

 

Infine la ricetta di oggi, dai 9-12 mesi. Frullate la quinoa se il bimbo fatica a masticare.

Ingredienti (per tre)

1 sedano rapa, circa 400 g

1 mela annurca (o metà mela golden)

cipollotto  

1 patata

100 g di quinoa

olio extravergine d’oliva

(sale, pepe, erba cipollina per mamma&papà)

 

Procedimento

Pelate la patata, il sedano rapa e tagliate a tocchetti, sbucciate la mela. Fate stufare il cipollotto a fettine sottili per pochi minuti con un cucchiaino di olio, quindi aggiungete le verdure e la mela a pezzi, rabboccate con acqua tiepida (un paio di litri scarsi) e portate a cottura. Frullate tutto.

Sciacquate la quinoa e fatela cuocere in una quantità d’acqua doppia rispetto al suo volume. Unitela al passato intera o frullate insieme.

Servite al bebè con un cucchiaino di olio a crudo,  aggiustate il resto del passato di sale, pepe macinato al momento ed eventuale erba cipollina fresca.

 

La polentina col nastro rosa

Questa settimana mi è sfuggiata fra le dita con la chiara sensazione, lunedì, che i quattro giorni che mi separavano dal venerdì fossero troppo pochi per riuscire a incastrare tutto. Però oggi è venerdì, c’è questa giornata che calza come un vestito su misura, almeno al mio stato mentale, e uno smalto blu Cina che fa tic tic sulla tastiera, reduce dal matrimonio di amici di ieri.

E il pensiero che c’era qualcosa di importante da ricordare e l’idea che dopotutto farlo in ritardo è sempre meglio che non farlo. Ecco allora spuntare la polentina tinta di viola col nastro rosa.

 

Il nastro rosa è quello della campagna di prevenzione al tumore alla mammella della Lega Italiana Lotta Contro i Tumori, che anima col suo nastro rosa tutto il mese di ottobre. Di solito il giorno dedicato dai blog alla campagna è il 18 ottobre… Il Cucchiaino quindi si accoda con un po’ di ritardo.

E’ una ricetta di memoria e scoperta. La memoria si riferisce alla farina di mais bianca per la polenta, tipica del Veneto, preparazione abituale e amata nella famiglia del papà della pupa. E da me scoperta qualche anno fa. Caratteristiche? Beh, bianca come il latte e molto delicata.

Per l’occasione si è tinta di viola lillà grazie alla magia di un brodo preparato con carote viola, appena scovate al banco "verdurifero". In realtà le conoscevo, ma mai trovate in Italia. Felice del loro arrivo:-).

 

Ovvio che la ricetta facile, facile e semplice negli ingredienti è perfetta per il bebè, quello di inizio svezzamento (già dai sette mesi per intenderci), sostituite solo il formaggio latteria con un cucchiaino di parmigiano reggiano ed eliminate il sale. Per le quantità dividete quelle indicate sotto per 4-5 per avere una porzione per bebè. 

Ingredienti (per tre cocottine)

200 g di farina di mais bianca

3 carote viola
1 patata

100 g di formaggio tipo latteria (o semplice parmigiano)

eventuale tocchetto di burro e sale (dopo i 12 mesi)

 

Procedimento

Preparate il brodo: mettete a bollire tre carote raschiate e pulite e una patata pelata e a tocchetti in circa 2 litri di acqua. Fate cuocere per una mezz’ora abbondante. Preparate la polenta: eliminate dal brodo le verdure (che potete frullare e servire a parte) e usate l’acqua per cuocere la farina di mais (mescolate bene con una frusta per evitare grumi). Una volta pronta trasferite la polenta (aggiustate eventualmente di sale) in tre cocotte da forno, infilate all’interno del formaggio a pezzetti o semplice parmigiano e passate in forno per cinque minuti. Servite.