Quasi un montebianco ai cachi

apertura montebianco cachi 930 blog

Natale, è quasi domani e non me ne sono accorta. Beh, non è proprio così. I riti alla fine sono stati tutti rispettati: quest’anno addirittura un calendario doppio, con bustine disegnate e decorate dalle bimbe per riuscire ad accontentare il bisogno del biscotto quotidiano. Per un totale di circa ottanta biscotti sfornati.

Edo si diverte a decapitarne le teste degli angioletti (si issa sullo sgabello e afferra la testa dei biscotti dalle taschine del nostro calendario della Renna), ma questa è un’altra storia.

Non ho cucinato molto (al di là della sopravvivenza familiare, si intende), in compenso abbiamo creato angeli di paccheri e farfalle (sì, di pasta…), presepi nei vasetti delle conserve e lanterne equipaggiate di neve, ghirlande e cervi. Sì, non mi sono fatta mancare nulla.

Intanto ho lavorato, scritto, festeggiato gli anta di Lui (ehee?) e affidato ad Alice la preparazione di qualche ricetta tutta da sola (o quasi).

Prendiamo questo Montebianco ai cachi, semplice e bello, perfetto anche per le prossime feste. Noi, poi, veri appassionati di cachi (ci piacciono e siamo sempre alla ricerca delle posatine, lo abbiamo fatto e rifatto, dovendo smaltire le cassette di frutta.

La prima volta è stato un colpo di genio per avere un dessert che si potesse preparare in dieci minuti dieci. Ho messo insieme quello che avevo et voilà il montebianco express ai cachi. Alice mi ha aiutato e la volta dopo ha fatto da sola. E’ incredibile cosa i bambini possano fare da soli e, in una famiglia come la nostra (5!), ognuno deve fare la sua parte: ci stiamo lavorando e a poco a poco le cose migliorano, con tanta pazienza e qualche (uhm, tanti) “conto fino a dieci e poi bum”:-).

Bene. La ricetta. Potete utilizzare dei banali vasetti oppure tazzine da caffè o anche bicchieri da Manhattan, fate voi:-).

Per la base noi abbiamo adoperato degli amaretti sbriciolati, ma potretse anche preparare un crumble di farina, zucchero, frutta secca da passare in forno e sbriciolare sul fondo. 

Ingredienti (per 5 vasetti)

3 cachi maturi

una decina di amaretti

vaniglia in polvere (o stecca)

una decina di marron glacè

250 ml di panna

1 cucchiaio di zucchero a velo

2 cucchiai di yogurt naturale

Procedimento

Ricavate la polpa dai cachi, frullatela con un cucchiaino scarso di vaniglia. Sbriciolate gli amaretti e formate il fondo dei vasteti (o tazzine) circa due cm scarsi di altezza.

Versate la polpa frullata di frutta riempiendo i due terzi dei vasetti. Riducete i marron glacé a pezzetti e aggiungeteli sopra la mousse di cachi.

Montate la panna ben fradda con un cucchiaio di zucchero a velo. Amalgamate delicatamente due cucchiai di yogurt naturale senza smontare la panna.

Riempite una sac à poche con la panna e decorate la superficie.

A piacere potete spolverare la panna con cacao amaro o meringhette ben sbriciolate.

 

 

Pan dei morti

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E’ incredibile come le cose più scontate se ne stiano buone buone lì ad aspettare di essere scoperte. Alle volte si tratta di guardarle come fosse la prima volta (e in questo i bambini aiutano parecchio), altre di fermarsi e lasciarsi coinvolgere. Alle volte si tratta di scoperte preziose, altre di una semplice ricetta.

I pan dei morti (o ossa dei morti) a casa nostra sono strettamente legati a questi giorni grigi di fine ottobre. Più di tutte le preparazioni per Halloween che di anno in anno sperimentiamo: divertenti, sì, ma sempre diverse perché niente ci obbliga a ripeterle identiche e non passare oltre. Invece le ossa dei morti sono così tipicamente lombarde che non manca anno che non finiscano fra le nostre mani. La cosa più incredibile di tutto ciò è che mai, e poi mai, li ho preparati direttamente io. Li ho sempre acquistati dal nostro panettiere. Fino all’altro giorno, quando trovandomi di fronte al solito vassoio di pan dei morti Alice non mi ha chiesto se potevamo farli a casa. E così è stato. Il risultato? Talmente buoni da rifarli per ben due volte. Così speciali da farmi sorridere al pensiero del loro potere di riportarci per una notte i defunti (perché la tradizione così recita da noi).

Mi è piaciuta la semplicità degli ingredienti perché parla la lingua della mia terra, di quella dove sono nata e vivo. Un po’ come la torta paesana (ribattezzata torta dell’elfo ne La Forchettina), dove gli ingredienti paiono mettorsi in fila prendendoli dalla dispensa senza particolari procedimenti o tecniche di pasticceria. Il sapore finale deriva dalla combinazione con un paio di spezie, capace di farti ritrovare un morso dopo l’altro le stesse sensazioni dell’infanzia.

Abbiamo adottato i riti di Halloween nella sua veste più divertente e chiassosa, eppure lo spirito che c’è dietro non sta poi tanto lontano dalla nostra di tradizione. Non parlo di credo (qui ognuno al suo) quanto di quel senso di mistero, di sottile contagio fra vita e morte, luce ed ombra che ci attraversa continuamente. A volte basta una lanterna per scacciare le paure, oppure un biscotto, morbido, spolverato di bianco.

Ieri ho rifatto i pan dei morti (quelli di sabato erano stati spazzati via dai miei conquilini) e ne ho approfittato per infornare anche delle focaccine che strizzano gli occhietti per Halloween (la ricetta è la solita per la focaccia, con l’aggiunta nella salamoia di tre spicchi di aglio per tenere lontani gli spiriti cattivi:-)).

Di seguito la ricetta dei pan dei morti. Si discosta da quella tradizionale solo per la sostituzione dell’uvetta con frutti rossi disidratati e l’eliminazione di canditi e fichi secchi.

E che la notte degli spiriti sia!

Ingredienti

200 g di amaretti
200 g di savoiardi

100 g di biscotti secchi
100 g di farina 00

120 g di zucchero

4 albumi

100 g scarsi di cacao amaro

70 g di pinoli

100 g di nocciole in granella

120 g di frutti rossi disidratati (o uvetta)

100 ml di vin santo (o altro vino liquoroso)

1 cucchiaino di cannella

1/2 cucchiaino di noce moscata grattugiata
1 bustina di lievito
Come si fa
Mettete i frutti rossi (o l’uvetta) in ammollo nel vin santo. Frantumate i biscotti con un pestello: dovete ottenere un composto ben sbriciolato ma non in polvere come succederebbe con il mixer, io ho preso una grossa busta per surgelati o ho lasciato che le bambine si divertissero a pestare con i loro mattarelli.

Riempite una grossa ciotola con i biscotti sbriciolati, aggiungete la farina, lo zucchero, le spezie, il cacao e il lievito, mescolate tutto, e unite gli albumi leggermente sbattuti, i frutti rossi, il vin santo.

Girate nuovamente, unite anche le nocciole e i pinoli. Lavorate quindi a mano il composto amalgamandolo per bene.

Dovete ottenere una palla ovalizzata, appoggiatela su carta da forno leggermente infarinata e ricavate delle grosse fette di circa un cm e mezzo con un coltello.

Date una forma allungata e affusolata alle fette, aiutatevi con le mani infarinandole se necessario.

Trasferite i biscotti in forno caldo a 180° per 15-20 minuti. I pan dei morti devono risultare morbidi, per nulla croccanti, o almeno a noi piacciono così:-)

Spolverate con tanto zucchero a velo. Si conservano per giorni.

 

 

 

Girandole di uva fragola

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Assomiglia a una girandola. Vola, e a volte soffia sulle giornate, ammucchiandole e lasciandoti in mano la sensazione che qualcosa ti è sfuggita. Il tempo. E ora settembre, quasi andato e l’autunno con l’aria che sa di marmellata e uva fragola, foglie che scricchiolano e caldarroste.

Settembre ha già quasi svoltato mentre io rincorro le giornate sempre in un equilibrio abbastanza precario. Chissà perché i contorni, al ricordo, sono sempre poco definiti, quasi sfocati. Come se non avessi mai modo di pensarci, sostare e soffermarmi.

Ho cercato l’uva fragola appena rientrati dall’isola. Per me è irrimediabilmente legata all’autunno. Non l’ho trovata. Impossibile. Poi è arrivata una cesta, regalata.

Con una parte dei grappoli la scorsa settimana ho preparato la schiaccia all’uva fragola, deliziosa. Mentre le bambine hanno fatto a modo loro. Alice ha creato dei cestini ripieni di tanti chicchi, Lea dei mini panini con sorpresa dentro (che prima di infornare abbiamo passato in olio e zucchero, fantastici!). E Edo? La sua creazione ha assunto la somiglianza di una faccia impastricciata un po’ a caso.

 

Poi ho trovato una ricetta che mi ha ispirato sull’ultimo numero de La Cucina Italiana. Un pan brioche riempito con sugo d’uva fragola. Ho raccolto la suggestione del sugo e ho cambiato il resto.

Per l’impasto ho fatto a modo mio. Ultimamente sto utilizzando per lo più latte di soia e riso, e quindi quello è finito nel mio impasto. Ho sostituito il burro con olio di semi di mais spremuto a freddo, lo zucchero con il miele al limone. E come farina ho usato una manitoba multicereali, scoperta di recente, che adoro.

Infine invece di un solo pan brioche ho dato forma a tante piccole girandole, ripiene al centro di chicchi di uva, spennellate sui petali di sugo d’uva.

Il risultato? Così delizioso che la sottoscritta si è gustata giusto un paio di petali sopravvissuti al passaggio di Lei e i pupi (e la nonna e miss Cia).

 

Piesse. Fino al 4 di ottobre potete sostenere anche voi la campagna di MSF “Un parto sicuro salva due vite” in supporto del Villaggio delle Donne di Masisi, in Congo. Pensate che grazie al sosteno di MSF nell’ospedale del villaggio si è registrato nel 2014 lo stesso numero di nascite dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma.

 

La ricetta.

Ingredienti

500 g di farina Manitoba multicereali

1 bicchiere abbonadante di latte di soia tiepido

3 cucchiai di olio di semi di mais

70 g di miele al limone

1 pizzico di sale

un cucchiaino di semi di anice

1 bustina di lievito di pasta madre secco

500 g di uva fragola

2 cucchiai di zucchero

olio di oliva

Cominciamo dal sugo d’uva. Mettete gli acini di uva (lasciandone una trentina da parte) in una casseruola insieme a un paio di cucchiai di zucchero, coprite e lasciate cuocere per una ventina di minuti. Passate quindi al setaccio ricavando il sugo e conservate.

L’impasto. Mescolate la farina con il lievito, il latte tiepido (usatene poco alla volta fino a quando l’impasto lo richiede), il miele, il pizzico di sale, i semi di anice.

Cominciate a impastare, aggiungete quindi l’olio e lavorate fino a formare una palla, richiudetela sotto per bene e mettetela a lievitare in un luogo tiepido per un paio d’ore.

Riprendete quindi l’impasto e ricavate delle porzioni grandi come un grosso mandarino. Stendete la prima porzione ricavando un cerchio di circa 6 cm di diametro. Posizionate al centro 4-5 acini d’uva, spennellate il resto con il sugo d’uva.

Formate un secondo disco e usatelo per coprire il primo. Con una tazzina delimitate un piccolo cerchio al centro,  e da lì tagliate l’impasto formando dei triangoli larghi circa 2 centimetri. Tagliate quindi ogni triangolo in due parti e arrotolatele fra loro. Così per tutta l’ampiezza.

Infilate infine un bastoncino al centro, spennellate con olio d’oliva e zucchero

procedete con il resto dell’impasto e rimettete a lievitare per una mezz’oretta.

Cuocete in forno a 210° per i primi dieci minuti, quindi abbassate a 190° per altri 10 minuti.

Le girandole sono pronte, buon divertimento!

 

La tarte col cuore rosso lampone

La vita a volte va troppo in fretta. Anzi è meglio dire che è troppo affollata e non mi lascia il tempo di annotare. Scrivere. Tenere traccia. Prendete il post di oggi. Era da scrivere un paio di settimane fa. Per ricordare la Miss di casa, la leoncina  molto simile a una farfalla. Lea, coi suoi tre anni, l’8 marzo. Però è stato impossibile raccontare. Perché nel mentre ci sono state consegne di lavoro, il correre quotidiano, valigie da preparare, una vacanza sulla neve e un ritorno con tanto di corso di cucina il giorno dopo (ce l’ho f-a-t-t-a e non ci credevo:-)).

Oggi è lunedì. Sole pieno, i primi fiori sul terrazzo (che soddisfazione!), quasi tutto sotto controllo e una mezz’oretta per scrivere. 

Con il passare degli anni e i pupi che sono diventati tre (?!) mi diventa sempre più complicato riuscire a inventare ogni volta una festa speciale. Proprio come se ognuno di loro fosse quasi un figlio unico e quel compleanno irripetibile: così deve essere. Parto con anticipo e mi dedico esclusivamente a poche cose. La torta, sempre. Mi piace che sia mia. E che contenga ciò che il festeggiato ama. 

E’ nata così la festicciola di Lea. 

Lea. Assomiglia sempre di più a una farfalla: frizzante, gioiosa, colorata e leggera.  Lea che ama ballare. E cantare e ascoltare musica e note. Lea che è la Miss che adora i vestiti che ballano. Certo perché la gonna è bella se balla:-)

Sarà che è nata l’8 marzo, sarà che per me è come se fosse arrivata con lei una seconda primavera. Sarà che nel giorno, nella stagione pare essere scritto anche il suo carattere. 

Quest’anno ha atteso il suo compleanno: cominciando a segnare i due che diventavano tre sulle dita, allendandosi a canticchiare Happy Birthday prima al complenano di Edo poi al mio. E il suo giorno era felice, piena di vita.

Anche questa volta (come già per Edo) abbiamo organizzato una merenda: palloncini (tanti, anzi tantissimi, tema Elsa&Anna, ebbene sì qui abbiamo due pupe pazze per Frozen!), dolcetti, un tre fatto di panini soffici, tanta frutta, macaron, biscotti arrivati da Villa Villa Colle (con tanto di effigie di Pippi Calzelunghe, altra passione delle pupe di casa) e la torta.

Sono arrivati gli amici, le madrine, i nonni e i regali (fra cui dei mini pupetti di Miss Cia per la nostra casa delle bambole, belli!).

E infine via col soffio sul tre!

La torta. E’ nata mettendo insieme una crostata a base di farina 00, farina di riso, panna e uova, e burro, e un curd profumato di lamponi. Infine una glassa di cioccolato fondente per disegnare a mano libera il primo fiore di primavera.

Ingredienti (per una torta da 26 cm di diametro)

Per la frolla

300 g di farina 00
100  g di farina di riso
1 tuorlo

40 ml di panna fresca

200 g di burro morbido

220 g di zucchero fine

semi di vaniglia

 

Per il curd
400 g di lamponi
180 g di zucchero
3 uova
100 g di burro
1 cucchiaino di succo di limone

 

 

Per la glassa di fondente
200 g di cioccolato fondente (60-70%)
25 g di burro

150 ml di panna fresca
35 ml di glucosio liquido

 

 

Procedimento

Preparate la frolla. Montate il burro morbido con lo zucchero, fino a ottenere un composto omogeneo. Aggiungete le farine setacciate, il tuorlo e la panna, infine i semi di vaniglia (un cucchiaino scarso). Lavorate il tutto velocemente in modo da avere una palla morbida e compatta. Avvolgete nella pellicola e lasciate riposare per un paio d’ore al fresco.

Ora preparate il curd. Cuocete i lamponi a fuoco basso per una decina di minuti, quindi passateli al setaccio. Sciogliete a bagnomaria lo zucchero e il burro, aggiungete la purea di lamponi e amalgamate, unite le uova leggermente sbattute e mettete sul fuoco a bagnomaria. Fate addensare dolcemente la crema: ci vorranno 10 minuti circa. Togliete dal fuoco e mettete da parte (io l’ho preparata due giorni prima e l’ho conservata poi in frigorifero).

Riprendete l’impasto, stendetelo e rivestite uno stampo da crostata ben imburrato. Coprite la superficie con carta da forno e legumi o riso che vi facciano da peso per la cottura in bianco. Cuocete in forno preriscaldato a 175° per 25 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare per qualche ora.

Preparate la glassa. Sciogliete il cioccolato a bagnomaria, riscaldate la panna con il glucosio in sciroppo. Una volta che la panna è calda, versatela nel cioccolato continuando a mescolare, unite il burro. La glassa è pronta. Lasciate raffreddare per una decina di minuti.

Riempite la crostata con il curd i lamponi, livellate per bene. Decorate la superficie con la glassa: io ho disegnato un fiore e poi aggiunto tanti lamponi passati nello zucchero semolato.

Fate riposare per un’oretta in frigorifero.

 

 

 

 

 

Waffel, gaufre o waffle: è Carnevale!

waffel apertura

Ne sono sempre stata affascinata. Credo sia dovuto alla frequentazione dei paesi nordici: solitamente in inverno, solitamente a ridosso di Natale se si escludono i periodi delle vacanze studio. E quel profumo che si perde nell’aria catturandoti come un cane segugio (almeno nel mio caso) ha una presa che niente al confronto o quasi. Per me sono meglio delle frittelle, quelle che si consumano per strada. E per anni ho inseguito la possibilità di farmele home made, tutte quelle volte che avevo voglia di Nord, di qualcosa di morbido e soprattutto veloce. Poi è arrivata lei. La cialdiera. Infilata tra parentesi fra un acquisto e l’altro. Bene, è stato amore anche per i pupi (prima Alice e Lea, ormai anche Edo). Gaufre, waffle, nido d’ape, ma per me soprattutto waffel, alla tedesca.

 

La ricetta ha diversi millenni, pare che le prime cialde siano nientemeno da far risalire all’Antica Grecia, per poi perdersi nel Medioevo fino ad arrivare dall’Olanda e dal Belgio tramite i Padri Pellegrini nelle Americhe.

Li ho fatti e rifatti spesso, io ma anche Lui. L’altro giorno ho pensato, fra le nebbie dell’influenza che mi ha costretto per due domeniche a letto, dopo l’interludio lavorativo settimanale, che forse valeva la pena farne un post. Perché, ecco, magari voi la cialdiera non l’avete. Credo però che al di là che si possano fare in padella (ma non è la stessa cosa) sia un investimento minimo per grandi imprese (le più economiche si aggirano sotto i 20 euriii, questa non è pubblicità, ovvio, ehh).

Ho sperimentato diverse ricette. Lo sapete, non sono una purista su certe cose e mi dò facilmente alle versioni eretiche. Ho iniziato con la ricetta classica, con uova separate, zucchero, farina, burro tanto etc… Fino ad arrivare a versioni più leggere, senza glutine, senza burro e… salate, da accompagnare come simil crostoni di pane a vellutate e zuppe.

Lo so, sarete tutti presi con chiacchiere e bugie, però potete darvi anche ai waffel. Perché sì nei paesi del Nord si usa cucinarli e consumarli proprio per il Martedì Grasso di Carnevale.

Quindi Waffel per tutti:-)

piesse: piccolo cambiamento di header. Miss Cia ha disegnato e reinventato una vsete nuova, nuova.

 

Di seguito la ricetta dei waffel dolci (che potete volendo variare diminuendo la farina e aggiungendo cacao amaro, farina di mandorle o cocco) e poi quella salata con vellutata al seguito.

 

 

Ingredienti (per 4-5 persone)
100 g di farina 00

50 g di farina di riso
50 g di farina integrale o avena
60 g di zucchero
40 ml di olio di semi di mais
2 uova

150 ml di latticello (altrimenti metà yogurt e metà latte ben mescolati)

scorza di limone

vaniglia in polvere

 

Procedimento

Setacciate le farine e mettete da parte. Montate le uova a crema con lo zucchero, aggiungete vaniglia e scorza di limone. Quindi a filo l’olio e il latticello. Infine incorporate la farina e lasciate riposare per una mezz’oretta.

Riscaldate la cialdiera, unta con poco burro o olio, dopo qualche minuto versate un mestolo di impasto. Chiudete e lasciate cuocere fino a doratura.

Servite i waffel caldi, con una spolverata di zucchero a velo o cacao, oppure composta di frutta. Nel nostro caso abbiamo utlizzato composta di lamponi e mele renette a spaghetti condite con succo di limone.

Waffel alla farina di castagne con vellutata di patate e nocciole
Ingredienti

Per i waffel

200 g di farina

100 g di farina di castagne

2 uova

2 cucchiai di olio evo

2 cucchiaini di sale

100 g di emmental grattugiato o latteria (per un gusto più delicato)

speck a striscioline

un pizzico di lievito
Per la vellutata

1 kg circa di patate

qualche fettina di cipolla dorata

olio

100 ml di panna fresca

brodo vegetale

erba cipollina

sale con erbe (il mio con fiori eduli)
Procedimento

Preparate per prime le patate. Sbucciatele e lavatele. Affettate finemente la cipolla, fatela stufare con un cucchiaio abbondante di olio, quindi unite le patate a tocchetti. Mescolate e sfumate con il brodo vegetale portando a cottura. Se volete utilizzare per bebè sotto l’anno, togliete la porzione occorrente, quindi aggiustate di sale e versate la panna.

Prepariamo i waffel. Setacciate le farine con il lievito e il sale, mettete da parte. Sbattete le uova, aggiungete l’olio, l’emmental grattugiato e le striscioline di speck sottile. Unite le farine incorporando delicatamente.

Versate nella cialdiera, unta (con olio o burro) e calda, un mestolo di impasto e chiudete.

Decorate la vellutata di patate con un filo di erba cipollina e un pizzico di sale ed erbe, servite con il waffel ben caldo.