Lo stufatino…

 

Già a chiamarlo così, con quel diminutivo, "ino", mi pare che ci guadagni il mio umore. Perché lo stufato conforta, quasi come una zuppa o purè, gli animi "afflitti":-). O in fase di settimana da lunedì perenne: quando non ne riesce una giusta e sai che va beh è lunedì (e io "odio il lunedì") e questa cosa continua, martedì e mercoledì.
Io, memore del profumino da stufato serio alla Julia Child, mi sono cimentata con una versione che a dire il vero con il "boeuf bourguignon" ha poco a che vedere. Tipico della sottoscritta. A mia discolpa due fattori: la pupa e la nonna (la "bis" dell’aliciotta per intenderci). La prima ancora a dieta bianca, la seconda a dieta light, causa diabete fuori controllo.

Voi cosa amate degli stufati? Personalmente adoro il profumo, la lunghezza di cottura (son matta??) e quel "calduccio consistenza brodosa" che finisce nel piatto. Poi che siano di carne, o pesce (magari in versione tajine o ) o di sole verdure per me è poco importante.
Per farla breve mi conforta quella casseruola (il mio sogno sarebbe una vera, vera Le Creuset total white) che borbotta sul fuoco, rigorosamente basso, a cui puoi dedicare un’attenzione abbastanza saltuaria in quel paio d’ore circa di cottura. E per me che appartengo alla categoria di chi ogni tanto si dimentica la pentola sul fuoco, preparare lo stufato è "tranquillizzante". 

Se poi optate per la versione infornata, sulla scia di Julia Child, diventa ancora più semplice:-).
 
Trovo incredibile la capacità dello stufato di diventare diverso a seconda dei paesi e delle tradizioni, tanto che una ricetta a tutta prima molto casalinga e dai sapori "nostrani", con l’aggiunta di spezie o la variazione della modalità di cottura si trasforma in un soggetto culinario altamente esotico. 
Beh per me è affascinante e oltremodo divertente, considerato che in cucina sono "irriverente" ai percorsi tradizionali:-).
Ergo, quando si parla di stufato non andate immediatamente a pensare al solito spezzattino con qualche verdura e molta "puciacca" perché in realtà c’è un mondo davanti di gulash, "boeuf bourguignonne", carbonade, tajine, Irish stew, per non parlare di tutti gli stufati speziati thai&co. 
 
Chiusa la digressione, veniamo al nostro "stufatino". 
Io ho scelto tutte verdure rigorosamente bianche, perché? Una mania di questo periodo, a cui si è aggiunto il fatto che sono partita dal topinambur, che doveva assolutamente essere presente. Dalle sue proprietà pare infatti che grazie all’inulina contenuta possa avere effetti positivi sul diabete (quasi miracolosi, stando agli ultimi studi scientifici), abbassando i livelli di glicemia.
E siccome ho cercato di convincere più volte mia nonna all’assaggio (e uso) del tubero, ho provato a proporglielo a cena da noi:-).
Naturale poi che il topinambur sia perfetto pure per i pupi, anche di piccolo formato.
Ladies&Gentlemen, et voilà "il nostro stufatino invernale". Bon Appetit!
piesse. le porzioni sono per quattro (noi tre+nonna), se volete la porzione per singolo pupo dividete per cinque-sei le quantità e ricavate.
  
Ingredienti (per quattro)
400 gr di carne di vitello (tipo noce o spalla)
300 gr di topinambur
1 patata
1 spicchio di sedano rapa (circa 150 gr)
1/2 mela
1 cipollotto
1 spicchio di aglio
erbe aromatiche (alloro, rosmarino, salvia in mazzetto poi da togliere)
olio EVO
brodo vegetale
bacche di ginepro, chiodi di garofano
(eventuale sale)
 
Procedimento
Tagliate la carne a pezzi (tipo spezzattino) e pulite le verdure, tagliandole tutte a pezzetti, e affettando il cipollotto. Lasciate stufare lo spicchio d’aglio intero (che poi toglierete) e il cipollotto con il mazzetto di erbe aromatiche, aggiungete la carne e le spezie, rosolate leggermente. Unite il resto delle verdure e bagnate con il brodo fino a raggiungere metà dell’altezza del vostro stufato. Coprite con coperchio, abbassate il fuoco. La cottura deve essere lenta, lenta, ogni tanto girate e controllate che non si sia consumato troppo brodo. I vostro stufato sarà pronto quando la carne sarà bella morbida e il tutto ben saporito:-). 
 
 
 

Quasi un muffin con uva&farina di riso


Questo è un post che in realtà non doveva esserci, che alla fine quattro ricette in una settimana mi paiono già eccessive, per me e naturalmente per voi. 

Poi sono arrivate le ricette con l’uva e il compleanno della nonna bis, che con questo frutto zuccherino dovrebbe averci poco a che fare, come ha ricordato Mr B. Il compleanno dopotutto è il compleanno e alla fine come diceva qualcuno la vita è una sola:-). 
Se c’è una cosa che mia nonna (la bis dell’aliciotta) adora sono i dolci che vorrebbe ma non può (oltre naturalmente a broccoli, cacio e pepe, maritozzi e polpette, in onore delle sue origini romane). 
Capita di vederla trafugare, rapida e veloce, un pasticcino (ma proprio uno, commenta lei beccata), due cucchiaiate di gelato ("giusto un assaggio che qui quello per diabetici se lo sono dimenticati, mannaggia").
La capisco che se mai toccasse a me la faccenda sarebbe ardua e triste:-). 
Tutto questo per dire che la torta, bè viste le circostante si è trasformata in un quasi muffin, lontano dai 4/4 che c’era il rischio di burro e zucchero, e poi, visto che la sottoscritta si è appassionata ai composti alternativi, ho utilizzato di nuovo farina di riso. Ne è uscito a lilcake che senza zucchero, senza burro, soffice, soffice si presta sia ai diabetici (alla nonna "ammazzeta" se è piaciuto) ma anche ai bimbi dai 12 mesi in su. In cucina c’era l’aliciotta alla prese con la sua nuova mise "oggi cucino io" e c’è stato poco da fare ma a sfornare ha voluto fare "da sssola".  Uno spettacolo!

piesse. Secondo Mr B. l’uva coi diabetici proprio no, poi riflettendo sul fatto che è passato giusto un po’ di tempo da che si è cimentato con la materia (come la pediatria, ricordate?) e che mi nonna ha sviluppato un odio per le mele (manco fosse la bis di Biancaneve), ho fatto qualche ricerca.
Pare che il  segreto non stia nel vietare certi tipi di frutta ma nel regolare al meglio le quantità (www.diabetologia.it): da considerare che meno di 200 gr di uva forniscono la stessa quantità di zucchero di 300 gr di mele. Indi per l’uva contate gli acini, 10 acini 60 calorie. Naturalmente questo discorso non ha nulla a che vedere coi pupi: a loro l’uva fornisce tanti zuccheri semplici, veloci da assimilare.

Ingredienti

200 gr di farina di riso
3 uova
10 cl di olio

1 barattolo di yogurt naturale (senza zucchero)
acini d’uva bianca e nera
1 cucchiaio di sciroppo d’acero

2 cucchiai di succo di mela (100%)
1/2 bustina di lievito

 

Procedimento

Sbattete le uova con lo sciroppo d’acero, aggiungete olio, succo di mela e yogurt. Aggiungete gli acini d’uva a metà senza semi. A questo punto gli ingredienti secchi: stemperate la farina con il lievito e mescolate all’impasto. Infornate a 175° per 20 minuti. 

P.S. Le palline in argento (e zucchero) sono una gentile concessione fotografica, finite in un batter d’occhio nelle grinfie della pupetta.