Pollo al latte di cocco e riso pilau

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La cucina è un modo per prolungare il piacere di un viaggio, per rivivere profumi e sapori, per fare a volte il giro del mondo stando fermi alla propria tavola. Di sicuro questo è uno degli aspetti che mi affascinano di più.

Sono tornata da Mauritius con tante, tante spezie, oltre a zucchero, rum e vaniglia. E ho cominciato a sperimentare. Un esempio? La ricetta di oggi a base di pollo al latte di cocco e riso pilau arricchito di lenticchie. Una ricetta per i grandi perfetta anche per i più piccoli.

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Tigelle nere a Capodanno

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Chissà come mai festeggiamo la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo con tanta manifesta spensieratezza. Forse è utto un rito che ci siamo costruiti per non pensare: al tempo che passa, al bilancio dei mesi che abbiamo attraversato,  alle nuove volate a montagne russe che verranno. Si sta sospesi, in una bolla, e tutto appare possibile.

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Cous cous alla greca per Ferragosto

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L’ho fatta e rifatta spesso. Ovviamente in molteplici variazioni. Tutte veloci, fresche e con un fantastico mix (almeno per i miei, anzi, nostri gusti) di verdure, frutta, croccante e aromatico.

L’ispirazione iniziale è naturalmente greca, perché al ritorno da un viaggio per me è naturale farsi prendere delle suggestioni vissute. Quindi aperitivi a base di ouzo e mastika, ma anche insalate e spiedini simil souvlaki.

Il caldo poi di questo mese a casa ha contribuito a tenermi lontano, lontano da tutto ciò che implica forno e fornelli. In compenso ho sperimentato innumerevoli insalate e gazpachi (ottimo pomodori, fragole e anguria, ma anche melone e semplice semplice menta e zucchine).

Da una settimana le pupe sono al mare. E questo significa che la cucina si è ridotta ancor di più all’essenziale (sì, beh, ci sono le pappe non più pappe di Edo:-)) e si sono intensificate le uscite, approfittando della trasferte del pupo dalla nonna rimasta. Una libertà di decisioni (di svago:-)) che ha un’ebbrezza tutta estiva. Quasi fosse più vacanza questa delle vacanze vere.

Le insalate, soprattutto nella pausa pranzo quasi solitaria, sono diventate un ospite fisso a tavola.

In Grecia, a Paros, mi sono innamorata di una versione locale con grosse fette di pane secco integrale (che io tornata ho ricreato prima con il pane acquistato lì poi con le freselle calabresi): il pane assorbe olio e succo di pomodoro (quasi fosse un lontano cugino della panzanella o del pane “cunzuto” siciliano) e per me diventa veramente irresistibile nella sua banale semplicità.

La versione di oggi è una di quelle che ho sperimentato con le bambine, perchè si rivela, con l’aggiunta di cous cous, un piatto completo pronto in massimo 15 minuti 15, da accompagnare con succo di sambuco e palline di anguria.

Perfetto anche da portare in riva al mare o per il pic nic sul prato a Ferragosto. O semplicemente da servire in terrazza, a casa (come farò io domani, pioggia permettendo:-)).

Buon Ferragosto, o buone vacanze quelle che state facendo o quelle che farete (noi aspettiamo fine mese per il giro di fine estate sull’isola!).

La ricetta.

Ingredienti (per 4)

4 fette di pane secco (o friselle)

180 g di cous cous

2o0 g di pomodorini

1 grossa fetta di anguria

100 g di olive nere e verdi

1 peperone giallo

1/2 cipolla rossa di Tropea

olio extravergine d’oliva

sale

erbe miste (io sto usando un mix per insalata greca, con origano, aneto, timo, basilico)

100 g di feta

brodo vegetale

Come si fa

Riscaldate il brodo vegetale, nel frattempo sgranate a forchetta il cous cous in una ciotola capiente con un paio di cucchiai di olio extravergine e un cucchiaino di sale. Versate il brodo fino a coprire il cous cous e lasciate riposare per qualche minuto. L’acqua dovrà essere del tutto assorbita, se necessario aggiungetene ancora qualche cucchiaio.

Lavate i pomodorini e tagliateli a spicchi piccoli, conditeli con olio e sale. Ricavate con uno scavino delle palline dalla fetta di anguria.

Tagliate il peperone ben lavato in falde non troppo grosse, affettate sottilmente la cipolla rossa.

Sbriciolate la feta.

Assemblate gli ingredienti, cous cous, verdure e anguria, aggiungete la feta sbricciolata e servite il cous cous su una fetta di pane secco con un filo di olio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Elogio al riccio: il cavolo (kale) col biancomangiare

vellutata e chips di cavolo riccio

La mia può essere la scoperta del cavolo. Tutti lo usano, tutti lo vogliono e  io finora l’avevo quasi ignorato. Poi una decina di giorni fa mi sono imbattutata in una serie di nuovi cavoli: il rapone delle Murgie (prometto ricetta) e il cavolo riccio. E si sa per me ciò che è riccio è quasi di famiglia. Impossibile farne a meno.

Il cavolo riccio o “kale” come lo chiamano a New York (dove pare faccia concorrenza a bagel e hot dog) è un vero e proprio elisir di proprietà nutritive tanto da entusiasmare chef e non ed essere pure lui diventato un caso di “Cinquanta sfumature…” (di cavolo e ricette ovviamente).  Da noi è poco consumato se si eccentua il cugino (nero) per la ribollita toscana.

In attesa che Oltreoceano istituiscano anche il Kale Day (fantastici ‘sti americani) io tifo per il riccio: il suo aspetto è veramente grazioso, certo un po’ grinzoso ma la forma ripaga il tatto.

Ho cominciato a cucinarlo in diversi modi: semplicemente lavato e mondato della parte più dura del gambo e saltato con aglio, olio e scorza di limone in padella, aggiunto con le foglie più tenere tagliuzzate in insalata, croccante come fossero tante chips in forno o utilizzato come ripieno insieme a pomodorini per cestini di pasta fillo chiusi con le uova sode (che mi sono avanzate da Pasqua:-)).

La ricetta delle chips è liberamente ispirata a quel genio di Jamie Oliver: io ho unito una spolverata di gomasio, granella di mandorle e una spruzzatina di olio extravergine. Niente di più: il resto lo ha fatto il forno.

L’effetto è veramente cric croc: basta riempire tanti piccoli coni di carta colorata e voilà l’aperitivo è servito.

Ho deciso di utilizzare le chips di cavolo per accompagnare una sorta di biancomangiare salato: la base tante patate (della varietà a buccia rossa), scalogno, panna, yogurt, sale rosa con fiori eduli. E il timo limonato, quello appena arrivato sul mio terrazzo..

Semplice, veloce, green e chic, con tutto quel riccio:-)

Ingredienti (per 4)

500 g di patate

1 scalogno

olio extravergine d’oliva

brodo vegetale (circa 1,5 l)

4 cucchiai di panna fresca

2 cucchiai di yogurt naturale

timo limonato

sale

fiori eduli

300 g di cavolo riccio

gomasio

scorza di limone

granella di mandorle

 

Procedimento

Pelate le patate, sciacquate e tagliate a tocchetti. Fate appassire lo scalogno affettato finemente con un cucchiaio di olio, aggiungete le patate e un paio di rametti di timo (che poi eliminerete). Mescolate e sfumate con il brodo vegetale, aggiungete il resto, coprite e portate a cottura le patate. Quando sono pronte frullate tutto per bene, unendo la panna e lo yogurt, aggiustate di sale.

Intanto lavate per bene il cavolo riccio: eliminate la parte più dura dei gambi finali e asciugate con un panno le foglie (o nella centrifuga per insalata).

Prendete una pirofila abbastanza ampia, rivestita di carta da forno e sistemate le foglie di cavolo riccio: condite con una generosa manciata di gomasio (o sale più sesamo), una spruzzata di olio e spoverate con la granella di mandorle.

Cuocete in forno a 180° per 10-15 minuti: le foglie di cavolo dovranno diventare croccanti.

Servite la vellutata con le chips di cavolo e una leggera spolverata di sale ai fiori eduli.

 

 

Waffel, gaufre o waffle: è Carnevale!

waffel apertura

Ne sono sempre stata affascinata. Credo sia dovuto alla frequentazione dei paesi nordici: solitamente in inverno, solitamente a ridosso di Natale se si escludono i periodi delle vacanze studio. E quel profumo che si perde nell’aria catturandoti come un cane segugio (almeno nel mio caso) ha una presa che niente al confronto o quasi. Per me sono meglio delle frittelle, quelle che si consumano per strada. E per anni ho inseguito la possibilità di farmele home made, tutte quelle volte che avevo voglia di Nord, di qualcosa di morbido e soprattutto veloce. Poi è arrivata lei. La cialdiera. Infilata tra parentesi fra un acquisto e l’altro. Bene, è stato amore anche per i pupi (prima Alice e Lea, ormai anche Edo). Gaufre, waffle, nido d’ape, ma per me soprattutto waffel, alla tedesca.

 

La ricetta ha diversi millenni, pare che le prime cialde siano nientemeno da far risalire all’Antica Grecia, per poi perdersi nel Medioevo fino ad arrivare dall’Olanda e dal Belgio tramite i Padri Pellegrini nelle Americhe.

Li ho fatti e rifatti spesso, io ma anche Lui. L’altro giorno ho pensato, fra le nebbie dell’influenza che mi ha costretto per due domeniche a letto, dopo l’interludio lavorativo settimanale, che forse valeva la pena farne un post. Perché, ecco, magari voi la cialdiera non l’avete. Credo però che al di là che si possano fare in padella (ma non è la stessa cosa) sia un investimento minimo per grandi imprese (le più economiche si aggirano sotto i 20 euriii, questa non è pubblicità, ovvio, ehh).

Ho sperimentato diverse ricette. Lo sapete, non sono una purista su certe cose e mi dò facilmente alle versioni eretiche. Ho iniziato con la ricetta classica, con uova separate, zucchero, farina, burro tanto etc… Fino ad arrivare a versioni più leggere, senza glutine, senza burro e… salate, da accompagnare come simil crostoni di pane a vellutate e zuppe.

Lo so, sarete tutti presi con chiacchiere e bugie, però potete darvi anche ai waffel. Perché sì nei paesi del Nord si usa cucinarli e consumarli proprio per il Martedì Grasso di Carnevale.

Quindi Waffel per tutti:-)

piesse: piccolo cambiamento di header. Miss Cia ha disegnato e reinventato una vsete nuova, nuova.

 

Di seguito la ricetta dei waffel dolci (che potete volendo variare diminuendo la farina e aggiungendo cacao amaro, farina di mandorle o cocco) e poi quella salata con vellutata al seguito.

 

 

Ingredienti (per 4-5 persone)
100 g di farina 00

50 g di farina di riso
50 g di farina integrale o avena
60 g di zucchero
40 ml di olio di semi di mais
2 uova

150 ml di latticello (altrimenti metà yogurt e metà latte ben mescolati)

scorza di limone

vaniglia in polvere

 

Procedimento

Setacciate le farine e mettete da parte. Montate le uova a crema con lo zucchero, aggiungete vaniglia e scorza di limone. Quindi a filo l’olio e il latticello. Infine incorporate la farina e lasciate riposare per una mezz’oretta.

Riscaldate la cialdiera, unta con poco burro o olio, dopo qualche minuto versate un mestolo di impasto. Chiudete e lasciate cuocere fino a doratura.

Servite i waffel caldi, con una spolverata di zucchero a velo o cacao, oppure composta di frutta. Nel nostro caso abbiamo utlizzato composta di lamponi e mele renette a spaghetti condite con succo di limone.

Waffel alla farina di castagne con vellutata di patate e nocciole
Ingredienti

Per i waffel

200 g di farina

100 g di farina di castagne

2 uova

2 cucchiai di olio evo

2 cucchiaini di sale

100 g di emmental grattugiato o latteria (per un gusto più delicato)

speck a striscioline

un pizzico di lievito
Per la vellutata

1 kg circa di patate

qualche fettina di cipolla dorata

olio

100 ml di panna fresca

brodo vegetale

erba cipollina

sale con erbe (il mio con fiori eduli)
Procedimento

Preparate per prime le patate. Sbucciatele e lavatele. Affettate finemente la cipolla, fatela stufare con un cucchiaio abbondante di olio, quindi unite le patate a tocchetti. Mescolate e sfumate con il brodo vegetale portando a cottura. Se volete utilizzare per bebè sotto l’anno, togliete la porzione occorrente, quindi aggiustate di sale e versate la panna.

Prepariamo i waffel. Setacciate le farine con il lievito e il sale, mettete da parte. Sbattete le uova, aggiungete l’olio, l’emmental grattugiato e le striscioline di speck sottile. Unite le farine incorporando delicatamente.

Versate nella cialdiera, unta (con olio o burro) e calda, un mestolo di impasto e chiudete.

Decorate la vellutata di patate con un filo di erba cipollina e un pizzico di sale ed erbe, servite con il waffel ben caldo.

 

Tagliatelle fast&fusion: avocado e pomodorini

pasta avocado pomodorini

Il lunedì necessita di destrezza e abilità. Per superare la sensazione “non ce la posso fà, ma proprio no”, per dribblare la lista di impegni che chissà perché di lunedì pesano doppio. A voi no? Per la sottoscritta sì, sarà che il fine settimana non è più quello di una volta (leggi riposo e relax sono andati altrove), sarà che di solito rimando un paio di consegne, se non assoluttisssssssimamente necessarie, dal venerdì al lunedì, sarà perché a volte capita l’imprevisto (tipo? oggi e domani due riunione scolastiche a ridosso della cena, e danza e piscina e devo fare quello e questo).

Spesso le amiche (ma anche le semplici ti “ho appena conosciuta”, ma se scrivi libri di cucina hai la riposta:)) mi chiedono come poter sopravvivere ai pasti. Avete presente no quel momento della sera fra le 19 e l2 20 (che se avete bambini che vanno a scuola ormai dopo le 20 impossibile cenare) quando dovete fare in modo che almeno i pupi abbiano le ginocchia sotto il tavolo? Bene, anche per me è una corsa.
Ho imparato che se però sono allenata e preparata tutto funziona meglio.
Di solito quindi pianifico, la spesa e le cene, gioco all’anticipo nel fine settimana (che due ma anche tre piatti già pronti sono un’ancora di salvezza, almeno nelle basi, come i brodi) per non ritrovarmi in fuorigioco alle 19. E faccio in modo di avere nel frigorifero ingredienti che i bambini amino e si possano interpretare velocemente. Per noi, sono soprattutto frutta e verdura di stagione, ma anche legumi veloci (ad esempio lenticchie decorticate o piselli spezzati), riso sia carnaroli sia thai/basmati, risoni (per pastine veloci risottate), uova, formaggi freschi (ricotta, robiola etc…).

C’è un ingrediente che abbiamo sempre adorato, diventato con l’andar del tempo un’abitudine presente nella lista della spesa. L’avocado. Non è a chilometro zero, lo so (anche se aspetto di poter assaggiare il frutto coltivato in Sicilia, ma non ancora trovato in giro). Però è fantastico. La cosa straordinaria? Persino Edo lo ama. Semplicemente schiacciato a forchetta, con una goccia di olio EVO e una di limone.

L’avocado ineffetti è una fonte fanstastica di Omega 3, acidi grassi insaturi e fonte di energia. La sua consistenza burrosa lo rende perfetto per i primi assaggi dei pupi.

Qui, da noi, a casa è l’alleato di tutte le salsine di accompagnamento insieme allo yogurt greco.

Naturale il pensiero dell’altra sera: se ci facessi delle tagliatelle giapponesi (udon, per intenderci) con dei pomodorini saltati poco poco, e della salsa di avocado profumata al coriandolo e arricchiata di mandorle tritate?

Facile, veloce e gustosa. Perfetta per questi ultimi giorni che sanno più di estate che di autunno.

Ingredienti (per 4 più un assaggio di avocado del piccolo Lui)

2 avocado maturi

una ventina di pomodorini pachino

un cipollotto fresco

olio extravergine d’oliva

qualche fogliolina di coriandolo

una decina di mandorle

sale

lime

200 g circa di udon (o tagliatelle)

 

Come si fa? In sprint. Lava i pomodorini, tagliali a metà e falli saltare per una decina di minuti in padella con del cipollotto affettato finemente e un paio di cucchiai di olio extravergine d’oliva. Aggiusta di sale e spegni. In alternativa puoi anche cuocere i pomodori a metà, disposti su carta da forno, leggermente salati e conditi con un filo di olio, in forno a 185° per 20 minuti.

Nel frattempo pulisci gli avocado, elimina la buccia e il nocciolo: frulla la polpa con un cucchiaio di olio, mezzo lime scarso, le mandorle, un pizzico di sale.

Aggiungi le foglie di coriandolo tagliuzzate. Cuoci le tagliatelle, condiscile con la salsa di avocado e i pomodorini e servi subito.