All’altro capo del mondo

C’è questa cosa fantastica di poter salutare e dire ora, quando in realtà sei già nell’altro emisfero, sbadigliando, cercando di riprenderti e soprattutto tentando di interpretare una cartina per prendere la strada giusta. O almeno immagino mentre scrivo. Stamattina (ossia ieri) pensavo a come domani (ossia oggi) mi sarei letteralmente trovata più vicino al polo sud che al polo nord, uhm un po’ come scrivere un giorno per quello avanti. 

Comunque, per farla più breve, come suggerisce il cartello la cucina è chiusa, il blog sospeso (e la sottoscritta in vacanza, all’altra capo del mondo). O quasi, perché se ci sarà la possibilità vorrei raccontare di una città del Capo, sullo sfondo una montagna, spesso avvolta da una tovaglia, di una via, in questo periodo proprio giardino, dove trovi pinguini che si accompagnano a elefanti. E di un mercato, dove c’è un miscuglio arcobaleno. Pare un indovinello:-).

A presto!

Il tortino di riso (Venere, quasi nero)

Oggi, una giornata di quelle che iniziano tranquille, dove sei a casa e sei sola. Un caffè, il quotidiano tutto tuo, Stan Getz di sottofondo. E quel tortino nero, profumato di arancia. Ok, poi la mattinata è stata un vero inferno, ma questo meglio non raccontarlo:-).

Invece, ecco, il tortino. E’ di quelli nati per strada, un’annotazione appuntata sul taccuino, mesi e mesi lì, dimenticata. Mi sono ricordata della farina di riso Venere qualche settimana fa, quando ho preparato dei biscotti finiti nel libro. Dovendo portare della farina a macinare ho pensato bene di aggiungerci un pacchetto di riso nero.  Mi sono ricordata di un articolo letto mesi fa (perdonatemi ma non saprei più dire della fonte…) e ci ho aggiunto l’arancia, quella spremuta e quella avanzata. Della serie qui non si butta niente:-).

Ora sono qui che scrivo, avrei dovuto farlo ore fa, ma come dicevo la mattinata è stataaa parechiooo movimentata. E adesso penso a come le cose cambiano, si evolvono e beh si trasformano (lo so pare la scoperta dell’acqua calda da Eraclito in poi), però cade proprio a caso nostro. 

 

1. La spremuta

Non è una gran ricetta, è giusto un pensiero (di Mr B.) per rendere il succo di arancia più gradito alla pupa. Cosa ha fatto papà? Ci ha aggiunto mezza banana frullata insieme alla spremuta passata diligentemente al colino. Premiato per il suo impegno (e soprattutto perché mi ha messo a disposizione gli avanzi). Voto? Fate voi.

 

2. Il tortino di Venere con quello che rimane o quasi.

Una mattina ho affidato le mie farine, bianca e nera, a qualcuno che già andava al mulino per macinare. Bene la farina nera è tornata sporca di bianco, mannaggia: non hanno pensato fosse importante mantenere quel tono scuro, scuro.

E io cosa ho fatto? Sfoderato il colore viola (alimentare, appena comprato) l’ho aggiunto nella preparazione (ma voi non fatelo:-)). Poi ho pensato ad un articolo letto sul reciclaggio degli avanzi (o se proprio vogliamo dirla meglio, di tutto ciò che solitamente finisce nella pattumiera) e ho preparato della gelatina con la polpa di arancia che di solito resta nella parte alta dello spremiagrumi.

Il tortino è risultato perfetto con un gusto molto particolare dato dalla farina di riso Venere e la sorpresa dell’arancia nel mezzo. Colorante viola a parte:-)

Naturalmente in mancanza di riso Venere o mulino o di entrambe le cose, potete sostituire con farina di riso tradizionale. E non ostinatevi come la sottoscritta a perseguire l’effetto cromatico, pare comunque si ottenga con la sola farina di riso Venere un colore violetto più che nero:-).

La ricetta è formato 18-24 mesi.

 

Ingredienti

250 gr di farina di riso Venere

3 uova
90 ml di latte (o metà latte e metà yogurt)
80 gr di zucchero 

1/2 bustina di lievito per dolci

50 ml di olio d’oliva delicato o semi

1 pizzico di cannella

(50 gr di mandorle frullate)

Per la gelatina di arancia

la polpa avanzata di quattro arance

1 cucchiaino di agar-agar

1 cucchiaino di zucchero

 

Procedimento

La gelatina. Mescolare la polpa di arancia con l’agar-agar e lo zucchero, riscaldare lentamente per qualche minuto. Spegnere e lasciar raffreddare. Riempire con il liquido dei cubotti da ghiaccio e passare in freezer per un’oretta circa.

Montare gli albumi a neve, mescolare i tuorli con lo zucchero, fino a ottenere un composto spumoso, aggiungere l’olio e il latte, quindi gli albumi. Stemperare la farina con il lievito e la cannella e unirla gentilmente all’impasto. 

Riempire con il composto degli stampini da muffin poco sotto l’orlo. Tuffare nel mezzo un cubotto di arancia e cuocere in forno per 20-30 minuti. Potete decorare con zucchero a granella o una spolverata di cannella. Da servire con spremuta di arancia!

Frolla dolce, frolla salata, frolla bianca, frolla nera…

Un fine settimana meraviglioso. O almeno a me è parso così.  Assolutamente niente da fare o quasi. Dopo un mese di lavoro continuo anche al dì di festa, può sembrare fantastico anche solo trascorrere un weekend a casa (sì, proprio a casa, considerato che la pupa è di nuovo ammaaaalaaataaa) a bere tè con le amiche di passaggio, costruire un nuovo quartiere di mattoncini colorati proprio di fronte al nostro camino (concessione edilizia particolare), sperimentare un impasto con farina integrale e fiocchi di formaggio per le focaccine, e decidere di preparare due versioni di tartellette con Alice. Una dolce, una salata, giusto pensando al santo di oggi. 

Beh, non ha prezzo:-). 

Alla fine di questa settimana sarò realmente in vacanza, una vacanza lunga ben due settimane nell’emisfero sud, sud: c’è tempo di dire, raccontare e salutare.

Già questo fine settimana però mi ha messo una salutare aria di "non ho assolutamente voglia di fare nulla" che fatica a convivere con il lunedì:-).

Ammetto che aver chiuso la terza revisione del libro e poter godermi in tranquillità il solito tran tran è una goduria. Lavoro gestibile, pupa quasi gestibile, io la persona più tranquilla e dolce della casa.

E le tartellette son figlie di un paio di giorni spensierati, sì di quelli dove potresti, leggera, leggera,  sospirare per il tramonto (prima che qualcuno ti gridi di svegliarti:-)) e pensare "ah, l’amour!".

Ecco, giusto per dire che ne ho approfittato e ho legato al Valentine’s day, che in verità non mi ha mai visto tra i suoi estimatori.

 

L’idea è nata di sfuggita venerdì quando ho adocchiato delle pere mignon durante l’unica uscita in tre giorni di reclusione. E subito ho pensato a delle tartellette, piccole con bordi da crostata.  Ah, la fantasia! 

Purtroppo stampini da crostatina qui da noi nemmeno l’ombra e ho ripiegato su tegliette dai bordi poco romantici che non ci hanno guadagnato (le tartellette) con la manodopera di Alice:-).

Nella mia prossima lista to-do ci sta di sicuro "acquisto di stampini da crostatina monodose" (a-d-o-r-a-b-i-l-i!!)

 

Però, sì un punto felice c’è. La frolla. Ne ho preparate due: una dolce, colorata al cacao e aromatizzata alla vaniglia, e una salata composta con la farina integrale, del burro salato e un cucchiaino di parmigiano. Black&white per la frolla, bianco&nero per il ripieno: super!

Loro, le tartellette non hanno fatto troppe cerimonie ed è nata un’amicizia appena sfornate, mentre con la pupa giocavo a ricomporre i pezzi di frolla.

"Ah, l’amour!".

Il formato è 24 mesi ben compiuti, e le pere potete usare una tipologia mignon da lasciare intera (io ho solo inciso delle fettine nella parte alta) oppure utilizzate pere più grandi ricavando singole fette.

Da servire calde!

 

Tartellette au chocolat

200 gr di farina 00

80 gr di burro

1 uovo

40 gr di cacao amaro

50 gr di zucchero

1 pizzico di lievito

vaniglia in polvere

2-3 pere 

150 ml di latte intero

circa 90 gr di cioccolato fondente (o al latte)

1 cucchiaio di farina (o maizena)

20 gr di burro
1 scorzetta di limone

 

Procedimento

Mescolate la farina e il cacao con il burro e lo zucchero, fino a ottenere un impasto a grosse briciole. Aggiungete l’uovo, la vaniglia e il pizzico di lievito, continuate ad impastare. Finite di lavorare a mano (se state usando una planetaria), avvolgete in pellicola e lasciate riposare in frigo per un’oretta.

Nel frattempo la crema di cioccolato. In un padellino sciogliete il burro, aggiungete la maizena, quindi il latte a poco a poco e la scorzetta di limone (che poi eliminerete), mettete sul fuoco e appena comincia a scaldarsi unite il cioccolato a pezzetti. Continuate a girare per non far formare grumi. Una volta che si addensa spegnete. 

Riprendete la frolla, stendete e rivestite uno stampino infarinato o imburrato da tartellette. Riempite la tartellette con la crema di cioccolate, quindi ponete nel mezzo la pera sbucciata e intagliata a fette sottili. Passate in forno a 175° per venti minuti.

 

Tartellette au fromage

150 gr di farina 00

50 gr di farina integrale

1 tuorlo

90 gr di burro (eventualmente salato, non aggiungete altro sale)

1 cucchiaino di parmigiano

 

2-3 pere

crescenza

(eventuale rosmarino)

 

Mescolate le due farine e il parmigiano con il burro, aggiungete quindi il tuorlo e lavorate fino ottenere una palla. Avvolgete nella pellicola, e posizionate in frigo per un’ora circa. Riprendete l’impasto, stendetelo e rivestite delle tortiere piccole. Riempite di crescenza schiacciata a forchetta, aggiungete eventuali aghi di rosmarino, posizionate al centro la pera. Cuocete in forno a 175° per venti minuti circa.

 

How to catch the moon:-)

In un paese lontano, lontano,  dove regnava sempre la notte, viveva una pupa. Non sognava di volare, quello no, ma di poter catturare uno spicchio di luna, quando quasi fatichi a vederla, per dondolarsi sopra. Ogni notte, contemplava il cielo e cercava di lanciare un filo sottile, sottile e candido come la neve, così pensava nessuno avrebbe potuto scorgere la sua mano che tirava. Ma il filo era troppo corto, troppo leggero o forse la mano della bambina non era abbastanza forte e lo spicchio di luna rimaneva sempre lì. Ogni tanto si nascondeva o si trasformava in una grande palla. Oppure eccolo scomparire dietro una nuvola color del prato.

 

Poi una sera, la luna si specchiò in una scodella di acqua, la bambina la vide e finalmente la catturò. E nel sogno si riposò dondolandosi sullo spicchio di luna, il filo nella mano da un capo, e dall’altro perso nel cielo.

Uhm, non avete sbagliato blog, trattasi del Cucchiaino che questa volta si è fatto prendere la mano nella creazione (quasi, quasi non mi riconosco neppure io:-)). Tutto è nato da una ricotta scovata per caso, chiamasi Bacio di Luna: sapore e consistenza eccezionali!

Poi si è aggiunta la farifrittatina (a base di farina di ceci) verde spinacio: mettendo a soqquadro il cassetto mi è capitata una formina che pareva proprio una nuvola. 

E per giocare fino in fondo la semola che ho usato (trattasi di bulgur) ha preso le sembianze di un pupo. 

Miss Cia mi ha guardato un po’ strano quando le ho chiesto del filo, poi ha capito e ha disegnato:-).

A margine di questa ricetta due consigli formato pupo.

Il primo è un racconto che ha ispirato la mia "pazzia figurativa": "How to catch a star" di Oliver Jaffres ("Come catturare una stella", credo esista anche in italiano), ad Alice piace, per me è un cult (credo sia dovuto al fatto che ho sempre sognato di arrampicarmi fino in cielo a rubar stelle). 

Il secondo è un blog, : ho conosciuto l’autrice tramite il Cucchiaino (sì, solo virtualmente:-)), le sue mangiastorie sono incantate…

piesse: con questa ricetta apro la categoria "cucina disegnata", prometto di non esagerare:-)

 

Ingredienti (per uno)

40 gr di spinaci cotti al vapore o stufati

2 cucchiai di farina di ceci

un cucchiaio abbondante di acqua

olio extravergine d’oliva

ricotta (se Bacio di Luna è meglio:-))

30 gr di bulgur (o cous cous o tempestina)
(eventuale parmigiano)

 

Procedimento

Lasciate in ammollo il bulgur per quindici minuti in acqua, quindi cuocetelo per dieci minuti (l’acqua dovrà essere il doppio in volume rispetto al bulgur), spegnete e lasciate consumare del tutto l’acqua.

Mescolate la farina di ceci con l’acqua e un goccio di olio. Frullate gli spinaci o schiacciateli e tagliateli al coltello e aggiungeteli alla farina di ceci. Mescolate di nuovo e lasciate riposare per dieci minuti. In una padella, unta con un cucchiaino di olio, versate il composto di spinaci e farina i ceci. Quando la farifrittata è pronta, prendete un formina e ritagliate della forma che preferite (ad esempio la nostra nuvola).

Nel piatto mettete il bulgur condito con un cucchiaino di olio (ed eventuale parmigiano), se volete potete dargli la forma di un bimbo. Aggiungete la farifritattina e la ricotta, sagomandola a spicchio di luna e cominciate a raccontare.
 

Bevi il brodo di pollo che ti passa:-)

Latito, lo so, ma passato il ciclone influenza (sì finalmente la pupa è tornata all’asilo) mi sono immersa nel labirinto, quello delle bozza dei testi del libro da riguardare. Un’apocalisse, quella della revisione, tanto che credo ci metterò più a rivedere, correggere, tagliare e aggiungere che a scrivere!

In tutto ciò, considerando anche il resto del lavoro, stiamo andando avanti ad avanzi. Beh non proprio avanzi, diciamo porzioni cucinate in abbondanza e debitamente congelate e sfoderate per la cena di ieri, oggi e domani. 

In questo corro, corro, corro, mi sono però tolta un paio di curiosità, una è stata quella del brodo, di pollo, di cui ho letto effetti prodigiosi su raffreddori e malanni di stagione. Giusto per non farla troppo semplice, ci ho aggiunto i passatelli, altra cosa che mi ero segnata sull’agenda come "da fare".

 

Il brodo.
A casa nostra non siamo di quelli che associano la parola brodo a letti e ammalati, e per me la sera, in inverno, è abbastanza l’abitudine alternare le zuppe e vellutate a brodi, vegetali o di carne. Però di solito lo preparo con carne mista o cappone, rarissimamente di pollo.

E credo di non essere l’unica considerato che il macellaio quando gli ho chiesto l’altro giorno un pezzo di pollo per il brodo mi ha guardato un pochetto male, come avessi detto un’eresia e ha cercato di propormi gallina, come fossi una pazza della cucina.

Beh, scrollata di spalle mia, e accenno al macellaio di tanto di studio scientifico (addirittura pubblicato sulla rivista Chest da un noto pneumologo, dr. Rennardche non ha esitato a citare pure la ricetta segreta della nonna) che mette un bel timbro sul brodo come "penicillina della nonna". Cosa comunque già saputa e risaputa, appunto da nonne e bisnonne fin dai tempi del Medioevo.
Come dire bevi il brodo che ti passa e se ci fidiamo sempre dello

studio pare che aggiungendo sedano in abbondanza il tutto funzioni ancora meglio perché così è in grado di arrivare col suo profumo anche ai nasi più chiusi.

E la spiegazione del brodo di pollo? Il calore del brodo provoca un effetto fluidificante su muco e catarro, inoltre in quello di pollo vi sono proteine che accelerano il rinforzo della membrana dei globuli bianchi e di altre cellule del sistema immunitario. Per farla semplice dovrebbe aiutare a sconfiggere tutti i più cattivi e ostinati bacilli influenzali.

Vi state annoiando? E’ finita, promesso.

I passatelli. Perché? Li ho comprati belli e fatti un mesetto fa, mi sono piaciuti e ho pensato che fosse il caso di tentare una versione casalinga.
Bene, detto e fatto (dopo qualche settimana:-)). Ne sono rimasta entusiasta, pupi pure, considerato che ha cominciato ad assaggiare a passatello crudo.

Per questa prima versione mi sono tenuta ai manuali, niente divagazioni (anche se confesso ne ho già pensate un paio di alternative!).

 

In tutto ciò il brodo di pollo, leggero, leggero è la pozione perfetta per il bebè, a partire dai 9-10 mesi, mentre per i passatelli (considerata la presenza dell’uovo) è meglio attendere i 12 mesi.

 

piesse: per i passatelli, non avendo a disposizione uno schiacciapatate a fori molto larghi né un torchietto, io ho usato il tritacarne a fori superlarghi di Mr KAid, ma ce la si fa pure a mano, stendendo, tagliando e arrotolando.

 

Il brodo di pollo (liberamente adattato dalla ricetta del dr. Rennard)

circa 500 gr di pollo a pezzi

1 patata

1 carota

3-4 gambi di sedano bianco (ma anche verde va benissimo)

1 cipolla

1 spicchio di aglio

1 chiodo di garofano

 

Riempite una pentola di acqua fredda, unite il pollo togliendo la pelle esterna se volete un brodo poco grasso (infilate in un pezzo il chiodo di garofano) e le verdure che avrete lavato, nel caso pelato o raschiato.

Portate a ebollizione, quindi abbassate il fuoco e lasciate cuocere per un’ora abbondante. Spegnete, lasciate riposare e raffreddare, quindi con una spatola togliete il grasso superiore o passate il brodo al colino per filtrarlo. 

 

I passatelli (per 3-4 porzioni)

150 gr di pangrattato

2 uova 

60 gr di parmigiano (ma anche di più se vi piace)

un pizzico di noce moscata

 

Impastate il pangrattato con le uova e il parmigiano, se necessario aggiungete un cucchiaio di acqua tiepida. Profumate con la noce moscata. Dovete ottenere un composto abbastanza morbido che possa passare attraverso uno

schiacciapatate (o la mia griglia del Mr KAid). Appoggiate i passatelli su un piatto o vassoio infarinati e lasciate seccare per un’oretta. Quindi utilizzate per brodo o altro (a me ne sono avanzati e ho provato a prepararli anche con del sugo avanzato).